L’orchestra Balinsìa è un quartetto composto da violino, fisarmonica, basso e sassofono. Il suo ambito di interesse è il Montefeltro e, nello specifico, le musiche tradizionali per danze di questa area. I brani che ha raccolto e selezionato per l’album “Danze del Montefeltro” sono eseguiti dentro un quadro di riferimenti molto chiari, che da un lato rimandano alla tradizione musicale locale e, dall’altro, alla volontà di rimarcarne gli elementi più rappresentativi (sul piano tecnico, esecutivo e “sociale”). Tra questi vi sono - come è evidente - le strette connessioni con il ballo: un fenomeno che continua ad avere ancora oggi un ruolo centrale nella zona, anche se in forme spesso del tutto diverse, e che ha determinato (e rappresentato) la storia musicale locale (anche a un livello internazionale). Tutti questi “dati” - che i musicisti e ricercatori dell’ensemble hanno riordinato e articolato in modo da poter rappresentare, con coerenza e semplicità allo stesso tempo, le articolazioni del patrimonio etnocoreutico dell’area - sono stati organizzati nella sequenza dei tredici brani che compongono la scaletta dell’album. E, allo stesso modo, sono stati contestualizzati dentro un quadro di note esplicative che, specie per chi non conosce la storia coreutica e musicale dell’area, si configurano come necessari: non solo per entrare in contatto con una dinamica oggettivamente sconosciuta ai più (lo studio della coreutica e, in generale dei balli tradizionali e dei repertori a essi connessi, è senza dubbio meno diffuso dello studio delle musiche popolari), quanto piuttosto per seguire un metodo di lavoro strutturato con coerenza. Un metodo da cui traspare affezione, oltre che interesse analitico, nei confronti di un patrimonio percepito come intimamente cruciale, sia in termini culturali, che storico-sociali. Un metodo orientato, per questo, da una passione, dalla quale emerge la capacità dell’ensemble, animato dal fisarmonicista Gildo Montanari, di selezionare, ordinare e condividere (grazie a questo album) tutti gli elementi che convergono sui brani in scaletta. Il repertorio scelto fa riferimento sopratutto alla “balinsìa”, vale a dire un “ballo in sei” che può essere ricondotto alla tipologia del “saltarello” e, nello specifico, al ballo per tre coppie, di cui il quartetto ci indica una dozzina di varianti, individuate tra Rimini e Monghidoro, alcune delle quali ancora vive e praticate. Come la “balinsìa”, anche il “russiano” indica il “saltarello”. Ma le aree di appartenenza sono diverse: la “balinsìa” ha il suo territorio di elezione nell’Appennino bolognese (Bellaria, Faenza, Cstelbolognese, Palazzuolo, San Pellegrino, Castel del Rio, Valsillaro, Monghidoro), mentre il “russiano” è diffuso in un’area che dalle valli forlivesi si estende fino alla val Santerno (Strada San Zeno, Premilcuore e Castel del Rio). L’altro polo che ha orientato la selezione dell’ensemble è rappresentato da alcuni balli diffusi e praticati in Romagna, anche se non rappresentativi della cultura coreutica e musicale come quelli sopra riportati: il “trescone” e la “manfrina”. Infine, per dar conto del dettaglio di approfondimento che caratterizza il progetto dell’ensemble che ha portato a questo primo volume (al quale seguirà un nuovo lavoro, incentrato su ulteriori esiti della ricerca), vale la pena segnalare alcune riflessioni sulla conformazione dei balli, riconducendole alle strutture e alle variazioni musicali. Sia la musica che i balli si articolano in tre parti distinte, in seno alle quali si evidenzia una differenza tra la conformazione “pari” (con una sequenza AA BB CC) e quella “dispari” (A BB CC). Il “saluto” coincide con la frase musicale “A” e con la sua reiterazione (“può essere minimale, solo accennato o in forma di passeggiata delle terziglie”). I “giri di braccia” si sviluppano nella parte musicale “B” (“è lo show della coppia centrale che interagisce con tutti gli altri”). Il “balletto” si colloca nella parte “C” e può assumere “la forma di un frullo sul posto, a volte simile a una polka”. Infine il “cambio di posto”, che rappresenta in modo più diretto la coralità dei movimenti: nel ballo in dodici si verifica nella frase musicale “A” e consiste nello “slittamento di una persona dalla terziglia in cui si trova a quella che gli sta di fronte”.
Daniele Cestellini
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