Fay Hield - Old Adam (Soundpost, 2016)

La miopia di alcuni critici musicali italiani tende troppo spesso a considerare la scena anglosassone come un continuo ed incessante ripetersi di quanto avevano fatto tra gli anni Sessanta e Settanta i Fairport Convention e i Pentangle, a ben vedere però il fermento artistico inglese è più vivo che mai, ma anzi negli ultimi anni ha conosciuto una vera e propria nuova primavera. In questo contesto si inserisce perfettamente Fay Hield, talentuosa cantante dalla formazione universitaria di alto profilo che l’ha vista dapprima laurearsi con una tesi dal titolo "English Folk Singing and the Construction of Community", e successivamente creare un archivio informatico dedicato alla musica folk inglese corredato da un motore di ricerca. Nell’ultimo decennio, all’attività universitaria, la Hield si è dedicata in parallelo all’attività musica prima con le Witches of Elswick e poi come solista. A tre anni di distanza da “The Full English”, la cantante inglese ha dato di recente alla stampe “Old Adam”, il suo quarto album come solista, nel quale ha raccolto quattordici brani tradizionali, prodotti da Andy Bell ed incisi con The Hurricane Party, ovvero Sam Sweeney (fiddle), Rob Harbron (concertina), Roger Wilson (chitarra, fiddle), Ben Nicholls (basso), e Toby Kearney (percussioni), a cui si aggiungono due ospiti d’eccezione, Jon Boden (chitarra, fiddle) e Martin Simpson (chitarra). A caratterizzare il disco è un sound elegante e curatissimo nel quale a spiccare è la voce intensa ed evocativa della Hield, che spazia con disinvoltura dalle trascinanti atmosfere di “Raggle Taggle Gipsy” alle melodie seicentesche della splendida “The Hag In the Beck” fino a giungere prima alle liriche di Rudyard Kipling di “Anchor Song” e poi ad una superba rilettura a cappella di “The Briar And The Rose” di Tom Waits. Nel mezzo ci sono una serie di perle impredibili come le belle riletture di “Katie Catch”, “Willow Gleen”, “The Hornet And The Beelte, e “Long Time Ago”, tutte provenienti da una attenta ricerca compiuta su partiture e materiali d’archivio. “Old Adam” è, dunque, la dimostrazione non solo della brillante vitalità della scena inglese, ma anche dello spessore di Fay Hield nell’approcciare la tradizione musicale anglosassone, attraverso un lavoro di ricerca rigoroso e consapevole. 


Salvatore Esposito

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