
A tre anni da "Rutulì. Barberia e canti del Salento" torni con il secondo volume dedicato a questo progetto. Com'è proseguita la tua ricerca in questi anni?
Dopo “Rutulì”, ho continuato a frequentare la casa del maestro Antonio Calsolaro ed ho avuto modo di scoprire altri materiali preziosi. Musiche interessanti che suonava il padre, spartiti collezionati perfettamente e un'infinita raccolta di ballabili, che probabilmente vedranno la luce in un prossimo lavoro.

Al tuo fianco troviamo ancora il maestro Antonio Calsolaro al mandolino, quanto è stato determinante il suo contributo in termini musicali e di ricerca?
Il maestro Calsolaro ha curato gli arrangiamenti anche di quest'ultimo lavoro. La freschezza delle sue composizioni ha dato vita ad un suono nuovo, in bilico tra la musica d'epoque degli anni Venti e la musica contemporanea. Uno stile unico, più maturo e differente rispetto al primo volume, ed in questo senso mi piace citare un brano di notevole importanza “Oh Rondinella”, composta per chitarra classica e voce.
Quale percorso nella tradizione salentina hai voluto tracciare con questo nuovo disco?
Non ho segnato un percorso e mi sento di aggiungere che non ho scoperto nulla, ma ho semplicemente puntato i riflettori su uno stile musicale, scomparso definitivamente in Salento. Più che un percorso ho voluto far conoscere un aspetto della nostra musica che io amo definire come musica popolare “cittadina”, messa da parte inconsapevolmente dall'avvento della pizzica pizzica e prima ancora dall'arrivo dei grammofoni, della radio e della televisione.
Scoprire e suonare brani nuovi mi spinge a sfogliare vecchi e nuovi volumi di materiale etnomusicologico che, nonostante la forte crisi del settore, si è rivelato importante per la presenza di contenuti interessanti dal punto di vista musicale e letterale.
Al disco hanno partecipato anche le voci delle Sorelle Gaballo, già oggetto di una tua ricerca di qualche anno fa, e quelle dei cantori di Zollino. Quanto è importante riscoprire queste voci?
Loro, come tanti altri, sono la mia vita e la mia quotidianità. Non riuscirei a fare niente senza le fonti. E' importante frequentare le loro abitazioni per cantare e arricchirsi di storie che appartengono ormai ad un mondo perduto ma che fanno parte della nostra terra e della nostra musica.
Come hai scelto gli altri strumentisti che hanno preso parte al disco?
E’ il metodo di sempre, scelgo i musicisti che più mi trasmettono sensazioni, che mi fanno "rizzicare li carni" quando si esprimono con il proprio strumento. Per me non è importante la tecnica, ma l'anima. Alle corde chiaramente c’è Antonio Calsolaro, poi Massimiliano De Marco, Giuseppe Caggiula, Valerio Daniele e Mauro Semeraro. Gli arrangiamenti dei fiati sono curati da Emanuele Coluccia. Poi ancora, Rocco Nigro, Vito de Lorenzi ed altri ancora.

“Barcarola "Belle nuit o Nuit d'amour”, di Jacques Offenbach e “Barcarola "Veneziana" op.30 n°6” di Felix Mendelssoh Bartholdy sono due brani classici conosciuti, entrambi trascritti per mandolino da Antonio Calsolaro. Alcuni barbieri avevano due repertori differenti; uno serviva a far danzare le persone nei contesti di festa, tipo festini privati, di fidanzamento, matrimoni; e per questo si eseguivano i famosi ballabili nella forma tipica di polche, mazurche, valzer, quadriglie. Il secondo repertorio era detto d'intrattenimento che serviva appunto ad intrattenere gli invitati nelle dimore borghesi dei "Don" quando il padrone di casa voleva che si suonasse solo musica raffinata. Queste due barcarole venivano eseguite con grande maestria dal padre di Antonio, Vincenzo Calsolaro e da una piccola orchestrina di strumenti a plettro.
Quali sono le identità e le differenze tra questo disco è il primo volume?
In “Rutulì” cantavano con me gli amici cantanti e rappresentanti della musica popolare salentina nel mondo; voglio ricordare Claudio Cavallo, il fratello Mino, Giancarlo Paglialunga, Antonio Castrignanò, Massimiliano De Marco. In quest'ultimo disco invece cantano le fonti, gli anziani: Le sorelle Gaballo e i Cantori di Zollino. Il repertorio di questo secondo volume è più ricco di strumentali perché, oltre alle barcarole sopra citate, trova posto una mazurka del padre di Antonio e un valzer anonimo con un finale dello stesso Calsolaro. Una chicca del nuovo disco è anche "Lecce terra mia", un testo di Cesare de Santis padre di Rocco e del compianto Gianni de Santis di Sternatia.

Ad accompagnare il disco c’è anche un dvd…
Questa è la vera sorpresa. Si tratta di un documentario su Antonio Calsolaro, ultimo depositario dell’antica tradizione musicale delle barberie. La sua affascinante storia è narrata magistralmente dal regista Mattia Soranzo che ha saputo ritrarre il musicista nel suo ambiente privato e la mia figura di "raccoglitore" in questa ricerca sul campo, effettuata ad Alessano negli ultimi quattro anni. Sulla sua famiglia ci sarebbe da fare un lavoro a parte. Il padre barbiere era un grande virtuoso di violino e mandolino che ha insegnato ad Antonio e alla sorella Linda la conoscenza della musica e della composizione. La sorella era perfetta nell'impostazione e nella tecnica tanto è vero che è stata allieva dei più grandi chitarristi classici del '900, tra cui Segovia che inizialmente non volle credere che il suo maestro era stato il padre barbiere.
Quanto c'è ancora da scoprire del repertorio legato alle barberìe?
C'è ancora tanto da scoprire e da ascoltare. E’un peccato che non ci siano circoli mandolinistici nel Salento per approfondirne lo stile. Con Giuseppe Conoci di Anima Mundi, editore del disco, stiamo pensando ad un disco di soli ballabili. Vedremo cosa ne pensa Antonio. Io sono già pronto.
Prima del concerto ci sarà certamente la proiezione del documentario. Poi suoneremo i brani del disco, e ad accompagnarmi saranno Antonio Calsolaro al mandolino, Massimiliano de Marco chitarra e voce, Rocco Nigro fisarmonica, Vito de Lorenzi tamburi e percussioni e ospiti preziosi che ogni volta daranno il loro contributo alla rivalutazione di questo stile musicale. C'è tutto, il canto polivocale, la banda, la barberìa, la pizzica. Quasi tutte le espressioni popolari che hanno identificato il Salento nel Mediterraneo.
Quali sono i tuoi progetti e le tue ricerche future?
Gli anziani e l'elettronica insieme; ci sto lavorando da un po di anni. Vedremo cosa succederà.
Dario Muci - Barberia e canti del Salento vol. II (Anima Mundi Musica, 2016)

Salvatore Esposito
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Salento