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Potrà sembrare inesatto o perfino ironico parlare di disco d’esordio per tre illustri talenti della musica tradizionale irlandese, con fenomenali carriere alle spalle, come Máire Ní Chathasaigh (arpa irlandese, piano, tastiere), Nollaig Casey (voce, violino, viola, tin whistle) e Mairéad Ní Chathasaigh (voce, violino, tin whistle, flauto), eppure questa è la prima volta che le tre sorelle, originarie della parte occidentale della contea di Cork, si ritrovano l’una accanto all’altra in un disco di famiglia, cui partecipano Chris Newman, al basso in un set di hornpipe, e quell’altro pezzo da novanta del folk isolano che è il chitarrista Arty McGlynn, che le accompagna in più di una traccia. Qui non ripercorreremo la biografia di queste squisite artiste dalla carriera strabiliante, perché occuperebbe pagine e pagine, considerati i progetti che le hanno viste protagoniste, i successi e i riconoscimenti ricevuti, soprattutto da Máire e Nollaig, strumentiste eccelse. Cosicché, vi rinviamo al sito www.oldbridgemusic.com, nel quale si trovano altre informazioni sulla scaletta del disco. Le sorelle Casey sono sempre a loro agio, vuoi che attingano a documentazioni storiche (Bunting, Goodman, O’Neill, Ryan e Sharp), vuoi che riprendano autori intramontabili come O’Carolan, che propongano loro composizioni o canzoni passate dalla cerchia familiare (“The Bonnie Boy in Blue”, cantata da Nollaig) o, ancora, rileggano melodie apprese da suonatori locali di organetto e concertina (“Lament for General Monroe” e “The Mealagh Valley Polkas”). Non è solo, tuttavia, il trionfo di arpa e violini a dare forza al disco, l’uso della viola che talvolta raddoppia le parti di violino, la presenza di whistle e flauto dal registro basso, tastiere, piano e chitarre contribuiscono alla bella vivacità timbrica di un album a prevalenza strumentale. Notevole l’incrocio di violini (Nollaig e Mairéad), con il sostegno ritmico del piano di Máire nel medley d’apertura che mette insieme la hornpipe “The Humours of Castlebernard” e il reel “From Shore to Shore”.
Il canto cristallino di Mairéad si prende il suo spazio nell’allegorica “A Dhroimeann Donn Dílis”, una di quelle canzoni politiche in cui l’Irlanda assume le sembianze di una mucca pregiata, e in “Dark Lochnagar”, una melodia irlandese che ha sposato una lirica di Byron – dedicata alla località dell’Aberdeenshire dove il poeta romantico inglese trascorse l’infanzia –, raccolta da Cecil Sharp nei primi del Novecento a Londra dal repertorio di un immigrato irlandese. Máire Ní Chathasaigh dà il meglio di sé quando si cimenta con il repertorio del “bardo” O’Carolan (“Katherine O’More”) e mette in campo la sua vena compositiva (“Harps in Bloom”, scritta per un festival internazionale di arpa irlandese). Da cogliere appieno la maestria violinistica, in solo, di Nollaig nello struggente “Lament for General Monroe”. Di tempo e umore diversi i reel “Miss Fahey’s Fancy / I have no Money / Jerry Hayes” dalla classica raccolta di Francis O’Neill, dove violini e arpa trovano la solidità ritmica di McGlynn. La chicca dell’album, poi, giunge dalla Biblioteca della Queen’s University: si tratta di “Connamara”, proveniente da uno spartito inedito di Edward Bunting conservato nell’ateneo di Belfast. Un forte fascino emana la lunga (12 minuti) suite finale in sei movimenti composti dalle tre sorelle (“The Bandonbridge Suite”), che assomma elementi classici e tradizione popolare per rappresentare musicalmente la storia della cittadina di Bandon, che ha dato i natali alle Casey. “Sibling Revelry” è un’elegante e magistrale delizia musicale da parte di tre virtuose protagoniste della scena tradizionale irlandese.
Ciro De Rosa
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