Nello scenario nazionale delle musiche di riproposta e, in generale, della ricerca sulle musiche e le espressioni musico-coreutiche tradizionali, l’ensemble Sonidumbra si è riservato uno spazio caratterizzato da alcuni tratti originali. Tratti che probabilmente sono legati alla stessa regione in cui il gruppo opera e da cui provengono la maggior parte dei suoi componenti. Ma che, più verosimilmente, definiscono sopratutto il profilo di un progetto coerente. Che nasce dentro lo studio delle tradizioni espressive regionali e si sviluppa nel riflesso di tutte le declinazioni che queste espressioni hanno assunto: almeno dagli anni Cinquanta (la cesura che ha marcato definitivamente la divaricazione tra il mondo popolare e quello “contemporaneo”), passando per i decenni del revival (politico o no), fino agli anni della ripresa più critica, inquadrata dentro una riflessione anche scientifica sui documenti, sui processi di produzione, sulle occasioni di canto. Su un piano extra-regionale - nel quale hanno avuto comunque modo di farsi conoscere, come ad esempio in occasione della meritoria (e purtroppo senza seguito) collana musicale “Tribù Italiche”, prodotta e pubblicata da World Music Magazine per la EDT, dedicata agli scenari musicali tradizionali e di ispirazione popolare di tutte le regioni italiane - sono probabilmente meno presenti (specie se confrontati con formazioni affini legate alla riproposta di repertori di altre regioni), anche in ragione del fatto che i primi album che pubblicano sono quelli di cui si parla in queste righe (la cui produzione risale al 2013). Io che sono umbro e che in Umbria lavoro e tratto le questioni che leggiamo in queste pagine, i Sonidumbra li conosco più o meno dall’inizio della loro carriera, che è iniziata nella seconda metà degli anni Novanta, incrociando alcuni dei musicisti più importanti della regione, primo fra tutti il compianto Adolfo Broegg. In Umbria l’ensemble - composto da musicisti straordinari e provenienti da ambiti di formazione anche molto differenti - ha sempre lavorato sodo, affermando la sua presenza in festival, rassegne, feste paesane. E poi attraverso numerosi eventi organizzati direttamente: festival itineranti, rassegne tematiche sui repertori tradizionali umbri, proposte di studio e riscoperta di alcune figure legate alle espressioni popolari regionali, progetti didattici, rilancio di eventi popolari, ecc.
Chi non è umbro forse ha avuto meno occasioni di incontrarli (per i motivi schematizzati fino adesso), ma può finalmente affidarsi a queste due antologie: “Festa Umbra. Canti e balli della tradizione” e “Filomè. Ballate, storie e stornelli umbri”, attentamente assemblate non solo secondo un principio “tematico” (ad esempio le musiche da ballo, le musiche da festa, il riferimento al repertorio narrativo, ecc.), ma in relazione ad alcuni degli elementi più rappresentativi (si passi il termine probabilmente improprio) delle espressioni musicali di tradizione orale dell’Umbria. In questo modo - sebbene probabilmente non spinti da questo motivo - i Sonidumbra sono riusciti a determinare nettamente una buona parte del profilo musicale regionale, facendo riferimento ai tratti più determinanti che lo caratterizzano. Da un lato, come ci viene spiegato nel dettaglio nelle note di presentazione dei due album, alla ricerca scientifica, inaugurata negli anni Cinquanta da Alana Lomax, Diego Carpitella e Tullio Seppelli, e ai repertori documentati ancora in funzione. Dall’altro lato a un filone più sfaccettato e probabilmente “contaminato” nel quale convergono il revival, l’intrattenimento e, in generale, delle forme di interpretazione di varia natura. Vale a dire i repertori da ballo, reinterpretati attraverso arrangiamenti ricchi e articolati (organetto, chitarra, mandolino, violino, contrabbasso, percussioni, zampogna, piffero), e ripresi da fonti documentarie differenti (alle quali si aggiungono le ricerche condotte direttamente dall’ensemble), tra le quali il disco del 1992 “Balli tradizionali in Umbria” a cura di G. Michele Gala, “Canto e ricanto e lu mi’ amor non zente”, l’album del gruppo L’Altra Spoleto, pubblicato dalla Fonit Cetra nel 1975 a cura di Otello Prefazio, e “Dall’Umbria con folklore”, l’unico album folk del cantautore folignate Vincenzo Fojetta, pubblicato nel 1973 dalla Durium. Vale la pena, per concludere, segnalare la voce straordinaria di Barbara Bucci, specie nella rielaborazione con zampogna del discanto “E lo mio amore non vène e non manda” (nell’album “Festa Umbra”) e in “A voce sola” (album “Filomè”), di cui è documentata una versione registrata da Valentino Paparelli negli anni Settanta e confluita in “L’Umbria cantata. Musica e rito in una cultura popolare”.
Daniele Cestellini
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