
Criamu è il gruppo della mia famiglia e nasce tra il 1999 e il 2000 da un’idea mia e di mia moglie Valentina Mazzotta (chitarra classica e basso acustico). Nella prima formazione, oltre a mia sorella Valeria (fisarmonica) che è ancora nel gruppo, suonavano anche Alessandro Metruccio (voce e tamburo a cornice), Luca Rizzello (violino e chitarra) e Fernando Todisco (bouzuki). In seguito ci sono stati alcuni cambiamenti ed è entrata anche l’altra mia sorella Katia (voce e putipù), ed attualmente suonano con noi Federico (bouzuki, mandola e mandolino) e Luigi De Pascali (tamburreddru).
Il nome Criamu è legato ad un luogo particolare…
Deriva dal nome del posto in cui si trova la mia casa in campagna a Muro Leccese, che si chiama Chriè. Criamu vuol dire stare insieme, creare insieme, ma anche il mio suono dal termine greco Chrià. In questo nome è racchiuso il concetto base della nostra ricerca musicale, infatti, oltre a riproporre i canti della musica tradizionale salentina, tutti i nostri dischi sono stati caratterizzati da brani originali.
Del 2001 è il vostro primo disco “Ballati Mule”….

Come si è evoluto il suono del gruppo in questi quindici anni?
Il suono si è evoluto molto perché all’inizio eravamo proprio alle prime armi, e in questi anni siamo cresciuti tanto. Io non ero propriamente un musicista, mia moglie aveva quasi finito di studiare la chitarra, e mia sorella Valeria stava cominciando a suonare la fisarmonica, solo Luca Rizzello era già un musicista professionista.
Dal nulla è nato, così, il nostro suono che attualmente, secondo me, ha raggiunto la sua maturità, e una sua compattezza tanto sul palco, quanto anche su disco. Rispetto al primo disco c’è un abisso perché c’è più conoscenza e più apertura verso altre sonorità.
Come si è sviluppata la vostra ricerca musicale?

Qual è lo spirito che anima i Criamu nel 2015?
Ad animarci è il desiderio di proporre la tradizione salentina in modo diverso perché qui da noi si sta prendendo una brutta piega. Ci sono gruppi che propongono corsi di danza e tamburo a cornice di cui non c’è assolutamente bisogno perché la tradizione non va insegnata, va presa. A me la musica tradizionale non l’ha insegnata nessuno, ho solo ascoltato, guardato chi suonava e l’ho riproposta. Non si ci può inventare dal nulla con la musica tradizionale. Oggi chiunque può prendere un tamburo a cornice e può suonare la pizzica pizzica con tutti questi controtempi e queste avventure ritmiche che non ci appartengono. I Criamu fanno qualcosa di completamente diverso. Continuando così non ci sarà nessuna salvezza per la nostra musica, ci sarà solo lo squallore umano che si vede sui social network. Su Facebook ci sono tutte queste ragazze che ballano sul palco con gonne larghe e sciarpe, ma nessuno si è mai chiesto come si ballava la pizzica pizzica. Questa musica non ha un abito tradizionale perché la gente ballava con il vestito che aveva, e soprattutto non c’erano passi particolari da fare, perché a differenza della tarantella calabrese o siciliana la pizzica pizzica è un ballo libero. Continuando così non si va da nessuna parte…
Il grande impegno che richiedevano i Mascarimirì, il gruppo che ho creato con mio fratello Claudio, mi aveva un po’ allontanato dai Criamu, che come gruppo erano un po’ alla deriva anche con i concerti, e il nostro rapporto si stava rompendo. Negli ultimi quattro anni i ragazzi avevano perso motivazione perché mancavo io che sono un po’ l’anima del gruppo, ma c’era il desiderio forte di ritornare alla mia casa vera e propria perché questo gruppo è anche la mia famiglia, c’è mia moglie, le mie sorelle e Federico e Luigi che curano moltissimo la tradizione del “Santu Lazzaru”. Così con “Chrià” siamo ripartiti da zero.
Come nasce “Chrià”?
La nostra politica sui dischi è quella di fare un disco ogni cinque anni, ma “Chrià” arriva dopo sei, sette anni dal precedente, perché ho voluto che ci fossero tutti brani originali e questo ha richiesto più tempo. I Criamu sono il primo gruppo nel Salento a proporre un disco con undici brani inediti. In questo senso è stata molto importante l’esperienza con i Mascarimirì che mi ha permesso di conoscere molti artisti e confrontarmi con realtà diverse, è lì che nasce il mio “chrià”, la mia creazione.
Io ho curato le basi ritmiche con il tamburo a cornice, le percussioni e le nacchere, mentre Federico De Pascali che suona mandola e mandolino ha curato la parte musicale, insieme a mia moglie che suona la chitarra e mia sorella Valeria che suona la fisarmonica. Lui ha una visione molto aperta sulla musica, ed in particolare verso le sonorità mediorientali.
Quali sono i temi del disco?
Il tema centrale del disco è, senza dubbio, l’amore, ma c’è anche una canzone che è “Sognando l’occidente” scritta da mia figlia che ha quattordici anni e nella quale è racchiusa una sua riflessione sull’immigrazione, sulla gente che sbarca sulle nostre spiagge e che viene usata per i traffici politici che si fanno in tutto il mondo.
Uno dei brani centrali del disco è senza dubbio il singolo “Verde Lumìa”…
E’ un canto epico lirico che narra la storia di Verde Lumìa, appunto, una fanciulla sfortunata promessa in sposa dal padre al Conte Marco, tenutario di castelli. Lei però vuole un suo pari il conte Cibu, e quando il Conte Marco la va a prendere con tutti gli onori, lei gli chiede di lasciarla inviolata, e durante la notte fugge per raggiungere il conte Cibu, pregandolo di accoglierla ed assicurargli ancora la verginità.
Suoniamo molto durante l’estate e non ci possiamo lamentare. In questi mesi dopo l’uscita del disco abbiamo fatto venti concerti e suoneremo anche la notte di Capodanno in Piazza a Presicce (Le). Chi verrà ai nostri concerti potrà acquistare il disco, che volutamente abbiamo scelto di distribuire solo noi, in alternativa può venire a comprarlo a casa nostra, dove si mangia, si beve e si canta. (Ride). Comunque a breve il disco sarà disponibile su tutte le piattaforme e negli store digitali.
Criamu – Chrià (Autoprodotto, 2015)

Salvatore Esposito
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Salento