Sergio Torsello, Interviste sul Tarantismo, Kurumuny 2015, pp.164, Euro 12,00

Noto per essere stato il direttore artistico nonché uno degli animatori principali del Festival La Notte della Taranta, Sergio Torsello, prima della sua prematura scomparsa, è stato soprattutto una delle figure determinanti nel ridestare l’interesse della ricerca sul fenomeno del tarantismo, tanto dal punto di vista antropologico, quanto da quello sociologico e culturale. Dal suo osservatorio privilegiato, la sua attività di ricercatore, giornalista e saggista (“La tela infinita. Bibliografia sul tarantismo mediterraneo 1945-2002” con Gabriele Mina, “Corpi danzanti. Culture, tradizioni, identità” con O. Di Tondo e I. Giannuzzi, “Il Ritmo Meridiano. La pizzica e le identità danzanti del Salento” con Vincenzo Santoro) è stata una delle forze motrici di quel sorprendente florilegio di studi che a partire dai primi anni Novanta presero a fiorire sulla scia degli studi demartiniani. Negli anni successivi, sull’onda del successo del Festival de La Notte della Taranta, il Salento si trasformò in un campo di studi sempre più articolato e complesso, nel quale prese vita un acceso dibattito tra operatori culturali, musicisti e ricercatori, intorno al riuso dei materiali musicali legati al tarantismo, la cui riconversione simbolica aveva svuotato del tutto della sua importanza antropologica. In qualche modo, Torsello con la sua illuminata pacatezza rappresentò l’elemento di sintesi, e forse uno dei pochi in grado di cogliere il punto di contatto esistente tra il passato e il futuro, fra la conservazione dell’identità culturale e l’inevitabile evoluzione del corpus tradizionale. Illuminante in questo senso è il recente volume “Interviste sul Tarantismo”, che Sergio Torsello consegnò al suo editore poco prima di morire e nel quale aveva raccolto dieci interviste realizzate per volumi, riviste e quotidiani nell’arco di un quindicennio e che nel loro insieme descrivono in modo articolato la complessità di questo fenomeno. Animato da grande amore per la cultura della sua terra e forte di un approccio metodologico rigoroso, Torsello ripercorre i vari passi compiuti dalla ricerca, da un lato stimolando i suoi interlocutori a verificare, approfondire ed analizzare gli aspetti meno indagati del tarantismo definito un “rompicapo ermeneutico”, e dall’altro cercando un punto di contatto tra gli studi accademici e quelli locali. Si spazia così dai due focus sull’opera di Ernesto De Martino con le interviste alle ricercatrici Clara Gallini e Amalia Signorelli, agli interesanti confronti con gli accademici Donato Valli, Marino Niola, Giovanni Pizza ed Eugenio Imbriani, fino a toccare ricercatori locali come Luigi Chiriatti e figure di rilievo del mondo popolare come l’organettista delle tarantate Mario Marsella. Ogni intervista, oltre che prezioso strumento di indagine conoscitiva, diventa per Sergio Torsello l’occasione per stabilire quella che de Martino chiamava una relazione “di confronto”. A colpire infatti è la tensione costante nel ricercare una prospettiva dialogica in grado di far condividere interpretazioni ed identità culturali fra generazioni e scuole di pensiero, dando vita ad un confronto a tutto campo. Il risultato è una “tela infinita che continuamente si disfa e si ricompone, nella quale convivono osservatori e osservati, sguardi e punti di vista differenti”, dando vita ad un prezioso affresco della cultura popolare salentina. A completare il volume sono l’intervista che Raffaele Scarpa ha realizzato con lo stesso Sergio Torsello, e una preziosa nota bibliografica sul tarantismo. Insomma questo volume, nella celebrazione postuma di una delle voci più importanti nella riscoperta e valorizzazione della tradizione salentina, si pone come uno dei testi divulgativi più interessanti ed illuminanti sul fenomeno del tarantismo.

Salvatore Esposito
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