Ideato e diretto dal trombettista e compositore Pino Minafra, il Talos Festival si è segnalato, negl’anni, come una delle rassegne più originali ed interessanti della nostra penisola, non solo per il profilo internazionale della sua programmazione, ma anche per l’esemplare valorizzazione delle eccellenze del territorio tanto dal punto di vista musicale, quanto da quello prettamente culturale. Tutto ciò, però, non ha impedito che sull’edizione 2015 si addensassero le plumbee nubi del pericolo di cancellazione, dovuta a
difficoltà economiche sopraggiunte in fase progettuale, e solo grazie al sostengo della cittadinanza Ruvo di Puglia, al crowdfunding e ad una serie di interventi istituzionali arrivati in extremis, si è riusciti a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, e a dare il via al festival, sebbene con un differimento di circa un mese, rispetto al passato. Il desiderio di tenere in vita questa rassegna ha spinto giovani e meno giovani, ristoratori, albergatori ed associazioni locali a contribuire coralmente e secondo le proprie possibilità, dando vita ad un fermento operativo, che certamente rappresenterà una solida base per l’avvenire per del festival. A Ruvo di Puglia si è compiuto, così, un altro piccolo grande miracolo, con Pino Minafra che in breve tempo ha messo insieme un cartellone ricchissimo, e ancora una volta di grande spessore qualitativo, per dieci giorni di programmazione dedicati al jazz, alla musica mediterranea, alla sperimentazione e alle nuove espressioni della banda.
Come di consueto, a fare da preludio alla quattro giorni del Festival Internazionale, sono state le sei anteprime con i concerti di “25° In… Canto” a cura dell’Associazione Corale Polifonica Rubis (1 ottobre), Grande Orchestra di Fiati Gioacchino Ligonzo di Conversano (2 ottobre), Orchestra Multietnica Ritmo Live e Il Cenacolo Brass Band (3 ottobre), La Via del Possibile del trombonista barese Michele Jamil Marzella, Orchestra Giovanile “Apulia’s Musicainsieme” e Francesco Sossio Banda (4 ottobre), Fanfara del VII Reggimento Bersaglieri (5 ottobre), Bembè e Percussion Ensemble e Small Stretch Band (6 ottobre), Junior Band e Conturband (7 ottobre). L’edizione 2015 del Talos Festival è entrata nel vivo giovedì 8 ottobre con l’apertura del segmento internazionale, affidata alla presentazione di “Cypriana”, progetto discografico di Nicola Pisani (compositore, sassofonista e coordinatore del Dipartimento Jazz del Conservatorio di Cosenza) ed al concerto del duo composto da Michalis Kouloumis (violino) e Checco Pallone (oud) i quali hanno proposto un viaggio attraverso la tradizione musicale cipriota, che è proseguito verso la Calabria con Piero Gallina alla lira calabrese. In serata, il Palazzetto dello Sport ha ospitato il concerto del virtuoso clarinettista francese Louis Scalvis e Michele Rabbia alle percussioni, presentati dal giornalista Fabrizio Versienti.
Il duo ha proposto un sorprendente incontro tra la tradizione popolare e quella contemporanea, nel quale si è potuto apprezzare il loro approccio eclettico ai rispettivi strumenti tra la body percussion di Michele Rabbia e l’utilizzo percussivo o cantato del sax di Sclavis. A seguire è stato poi il recital di “Cypriana” di Nicola Pisani, un concerto per voce solista, voce recitante, jazz traditional ensemble e coro, prodotto dal Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza. Si è trattato di una preziosa occasione per scoprire questo splendido progetto, ideato per celebrare il cinquantesimo anniversario della fondazione della Repubblica di Cipro, e caratterizzato da temi musicali selezionati dal repertorio tradizionale cipriota inseriti in un tessuto musicale contemporaneo tra composizione estemporanea e i testi poetici. Il programma di Venerdì 9 ottobre è stato aperto, nel pomeriggio, dal sontuoso concerto del duo composto da Barry Guy, uno dei massimi contrabbassisti della musica improvvisata europea, e dalla moglie Maya Homburger, virtuosa del violino barocco, i quali hanno dato vita ad un affascinante ed evocativo percorso sonoro tra gli stilemi della musica antica e il desiderio di esplorare nuovi mondi sonori. Il programma serale si è aperto con l’esibizione del duo composto dal polistrumentista russo Arkady Shilkloper (corno, flicorno e alphorn) e dal pianista ucraino Vadim Neselovskyi, i quali hanno proposto
un live in bilico tra composizioni originali e momenti di grande improvvisazione.
A seguire, sul palco sono saliti i Funk Off di Dario Cecchini, band che ha rivoluzionato il concetto di marchin’ band in Italia proponendo un approccio originale e grintoso al funky jazz. L’energia dei fiati, il groove della blakc music, e gli arrangiamenti jazz hanno letteralmente travolto il pubblico presente, raccogliendo grandi consensi tra omaggi a James Brown e a Jimi Hendrix, incursioni nel blues e brillanti coreografie. La giornata di sabato 10 ottobre ha preso il via, nel pomeriggio, presso il Teatro Comunale con il concerto in contrabbasso solo di Barry Guy il quale, dopo il concerto con la sua compagna Maya Homburger, ha proposto un esibizione funambolica suonando il suo strumento ora con l’arco ora con bacchette di legno ora ancora pizzicandone semplicemente le corde, ma soprattutto mettendo in luce tutta la sua tecnica compositiva e la sua abilità improvvisativa. A seguire, Pasquale Innarella (sax tenore, sax alto, sax soprano), accompagnato dal suo quartetto composto da Francesco Lo Cascio (vibrafono, percussioni), Pino Sallusti (contrabbasso) e Roberto Altamura (batteria), ha proposto lo spettacolo “Uomini di terra. Omaggio a Giuseppe di Vittorio” con le fotografie di Mario Perrotta, un ritratto in jazz del sindacalista pugliese nel quale impegno sociale e politico vanno di pari passo con la ricerca musicale.
Durante il live a brillare, in modo particolare, sono stati brani come l’iniziale “Festa contadina”, l’omaggio a Rocco Scotellaro con “Flowers for Rocco Scotellaro”, la melodia africana di “Malayka”, e la rilettura di “Non è l’amore che va via” di Vinicio Capossela. Dopo i live act pomeridiani del Teatro Comunale, in serata è il Palazzetto dello Sport ad accogliere il concerto per piano solo di Franco D’Andrea, autore del recente triplo album dal vivo “Three concerts Live at the Auditorium Parco della Musica” nel quale ha raccolto tre concerti tenuti tenuti tra il 2013 e il 2014. Spaziando dal jazz afro-americano di Thelonious Monk alla musica contemporanea di Béla Bartók, il virtuoso pianista bolzanino ha regalato una performance sospesa tra eleganza compositiva ed improvvisazione. Nella seconda parte della serata, la ricerca, la melodia e la follia, il refrain che da sempre accompagna il festival ha raggiunto l’apoteosi con Minafrìc Orchestra e le Faraualla, che hanno proposto il repertorio tratto dal recentissimo progetto discografico “Minafrìc”, pubblicato da Sud Music Records e distribuito da Egea. Il sound “minafroamericano” come lo ha definito nella sua presentazione il giornalista Ugo Sbisà, in questo nuovo disco ha trovato il suo vertice nell’intreccio tra jazz e suoni del Meridione d’Italia nel quale affondano le orgogliose radici di Pino Minfra.
Ad aprire il concerto è una sorta di prova degli strumenti a scena aperta, un ordinato frastuono che sfocia nella conduction jazz di Livio Minafra, in cui si inserisce l’assolo di Marco Sannini alla tromba che ben presto si trasforma in un duetto con il sax di Carlo Actis Dato. Si prosegue con le storie degli emigranti italiani di “Maccaroni” che si snoda tra echi di tango e spaccati orchestrali dalla evocativa forza cinematografica, fino a sfociare in una trama ritmica popolare in cui spiccano l’assolo di sax di Nicola Pisani, l’interplay tra il contrabbaso di Gadaleta e il pianoforte di Livio Minafra, e l’irresistibile scat di Pino Minafra. Il vorticoso crescendo della ninna nanna “La Girandola”, ci introduce poi al breve set delle Fuaraulla, il quartetto vocale pugliese composto da Serena Fortebraccio, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone e Terry Vallarella, le quali propongono in sequenza “Masciare”, in cui spicca l’elegante assolo di sax di Roberto Ottaviano, il toccante “Stabat Mater” cantato a cappella, e un frammento del loro recente disco “Ogni male fore” dedicato alla magia popolare. Si prosegue con le evocazioni world de “La Danza del Grillo”, nella quale Pino Minafra ritrova il suo famoso megafono, la splendida “Fabula Fabis” sotto la conduction di Nicola Pisani”, e “Aurel”, dedicata ad un ragazzo albanese giunto in Italia dopo un viaggio fortunoso. Chiude il concerto un travolgente bis finale con le Faraualla e un Pino Minafra protagonista di una gioiosa conduction.
Il serrato programma della giornata conclusiva è partito al mattino con la presentazione del progetto “MinAfrìc”, ascoltato dal vivo qualche ora prima, e di altre due produzioni discografiche in casa Minafra, “Born Free” che raccoglie una selezione di tre concerti del batterista sudafricano Louis Moholo e del pianista Livio Minafra, e “Rebel Flames” che cristallizza un progetto di
Canto General, Moholo, Roberto Ottaviano (sax) e Roberto Bellatalla (basso). A seguire sono stati proiettati il documentario che accompagna “Born Free” nel dvd allegato al disco, e un docu-film che ripercorre le vicende del Talos Festival. Nel pomeriggio, presso la Chiesa del Purgatorio si è tenuta una interessante lezione/masterclass della violinista Maya Homburger dal titolo “Bach Meditation”, mentre alle 17,00 le Cantine Crifo hanno ospitato il concerto conclusivo della masterclass a cura di Dario Cecchini con i musicisti della Birband Band di Ruvo di Puglia e della Conturband di Turi. A seguire, presso il Teatro Comunale, il sassofonista Nicola Pisani, il batterista Vincenzo Mazzone e il fotografo Pino Ninfa hanno proposto la performance “In Sudafrica: Round About Township. Storie urbane e di libertà”, una performance nella quale hanno raccontato tra musica e immagini Città del Capo, Johannesburg e Soweto.
La serata finale è stata dedicata ad un focus sull’Albania, un concept che ha consentito agli spettatori di immergersi nella tradizione musica della Terra delle Aquile con Albanian Iso Polyphonic Choir, il cui stile vocale caratterizzato dall’intreccio dell’iso con la melodia è una delle più antiche forme di polifonia profana, per poi vederla dialogare con la musica contemporanea del pianista Robert Bisha, il quale ha proposto anche un breve set in solo al piano e al saz. Si prosegue con il travolgente incontro tra il kabà di Fanfara Tirana e la musica elettronica in chiave world di Transglobal Undergound, che sin da subito rapisce il pubblico con la sua energia e il suo intreccio ritmico e melodico nel quale il sitar, le percussioni e l’elettronica dialogano con gli ottoni della brass band albanese. Il vertice della serata arriva però con la presenza sul palco di Hysni Zela, in arte Niko, lead vocalist della Fanfara Tirana, che in abiti tradizionali, ha cantato ha proposto alcuni brani della tradizione e gli immancabili bis finali. Sulle note scintillanti dei fiati balcanici si chiude l’edizione 2015 del Talos Festival, forse la più travagliata in fase organizzativa, ma senza dubbio una delle più belle ed emozionanti per quanto riguarda la musica proposta e la passione con la quale è stata realizzata.
Salvatore Esposito
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