E’ il 1976, quando un allora diciassettenne Sergio Berardo, grande appassionato di musica rock e tifoso del Torino, in un cortile di una casa della Val Varaita si imbatte in un tavolo pieno di strumenti tradizionali. Dopo poco, sente i loro suoni, ed è lì che scatta la molla della curiosità che lo porterà prima ad intraprendere uno straordinario percorso di riscoperta delle radici musicali della sua terra, e successivamente, quattro anni dopo, a dar vita ai Lou Dalfin. Inizialmente i passi del gruppo si muovono nei territori folk, ma poco tempo dopo il desiderio di spingersi più avanti nella ricerca li porta ad avvicinarsi al rock, per poi muoversi costantemente tra tradizione ed innovazione. Dal 1982, anno del loro debutto discografico, i Lou Dalfin hanno messo in fila undici album e milletrecento concerti, con la loro musica ribelle hanno conquistato festival, palchi e platee italiane ed europee, hanno vinto il Premio Tenco, ma soprattutto sono diventati il simbolo della cultura e della musica delle valli occitane piemontesi. A raccontarci la loro storia è il giornalista torinese Paolo Ferrari nel libro biografico “Lou Dalfin. Vita e miracoli dei contrabbandieri di musica occitana” pubblicato per i tipi di Fusta Editore. Forte di una frequentazione costante con il gruppo, sin dai loro primi passi, ed utilizzando una coinvolgente prosa narrativa, Ferrari ricostruisce con dovizia di particolari la loro vicenda, conducendoci indietro nel tempo attraverso le parole del leader del gruppo Sergio Berardo, dai suoi primi passi nella musica tradizionale occitana, alle prime registrazioni in studio, fino a toccare le avventurose vicende dei primi anni di vita del gruppo fatte di risse epiche ai concerti, giovani che ballavano le gighe ed ascoltavano i Ramones, e poi ancora i primi successi, i cambi nella line up, ma soprattutto tante canzoni nel quale le storie scure della poetica di Berardo si mescolano con i suoni e il ritmo del ballo di giga, rigodon, farandola, scottish e altre danze tradizionali occitane, il tutto spinto dall’intreccio tra strumenti moderni come chitarre elettriche, basso e batteria, con quelli della tradizione come la ghironda ed il flauto. Ad impreziosire il volume è la prefazione dello scrittore, giornalista e ricercatore Alessandro Perissinotto, e un disco antologico “Delfipedia” che contribuiscono a definire in modo superbo l’universo sonoro dei Lou Dalfin. Questa biografia è, dunque, un occasione preziosa per scoprire o riscoprire la storia della band occitana, che dal circuito alternativo e delle minoranze culturali, è riuscita a dar vita ad una storia eccezionale fatta di musica, tradizione e tanta passione.
Salvatore Esposito
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