Il nesso tra pratiche musicali e costruzionedi appartenenze locali è un tema che sta a cuore agli studi etnomusicologici più attenti all’analisi delle dinamiche culturali nell’articolazione tra globale e locale. Tanto più se messo in relazione con la svolta riflessiva e intersoggettiva dell’antropologia, da cui deriva il dialogo (che poi è anche negoziazione di significati) tra le interpretazioni dello studioso e quelli che sono i suoi interlocutori sul campo. In tale prospettiva si colloca il volume, per l’appunto ‘a più voci’, nato dalla collaborazione traIgnazio Macchiarella e Sebastiano Pilosu, due studiosi esperti della musicalità della Sardegna ma esterni alla comunità, e il gruppo di cantori e cultori locali raccolti intorno all’Associazione Sas Enas. La ricerca ci porta nell’Isola che è uno dei luoghi del Mediterraneo più attaccati al canto comunitario, a Bortigali nel nuorese, uno dei pochi paesi sardiin cui convivono duemeccanismi esecutivi a quattro voci, che nella denominazione locale prendono il nome di ‘càntigu a cuncordu’ e ‘chidasantinu’ (vale a dire della Settimana Santa, uno dei punti di culmine della ritualità e del canto collettivo). Il primo è il canto profano, il secondo rinvia alla polivocalità devozionalee all’attività delle confraternite laicali. Non si tratta solo di espressioni canore diverse sul piano formale e dei repertori, ma di due modi diversi di comunicare e di affrontare il cantare insieme. Oltre ai saggi dei due musicologi – inquello introduttivo Macchiarella ci introduce alla vita musicale del paese (“Le tante musiche praticate a Bortigali”), mentre nel capitolo intitolato “A cuncordu”,Pilosu analizza le caratteristiche e le modalità del cantare a più voci in una dimensione diacronica – nell’opera troviamo interventi di Giuseppe Piras, Noemi Manca, Salvatore Carboni, Carla Sirigu, Giovanni Ledda e del cantore còrso Raffaellu Quilici. Lungi dall’occuparsi solo delle due forme di polivocalità accordale, il libro analizza altre forme del fare musica oggi a Bortigali: dal significativo repertorio di canto dei ‘gosos’ alla pratica del ‘canto a chiterra’, fino al paesaggio sonoro della festa di Santa Maria de Sauccu. Insomma, si dà conto di un fare musica, basato su procedure apprese oralmente o partendo dalla notazione scritta, che riempie occasioni devozionali e profane della vita sociale della località isolana. L’attenzione verso le storie dei cantori, il ruolo di Italo Soro, figura centrale nella ripresa della pratica canora, e le tante testimonianze locali, che rappresentano dei veri e propri percorsi nella memoria, contribuiscono all’esposizione di cento anni di storia musicale del borgo del Marghine, attraversando tanto la sfera della musica tradizionale quanto quella della popular music.Com’è consuetudine per l’editore friulano Nota, il formato del volume comprendeanche un CD audio, contenente diciassette braniprovenienti da differenti rilevazioni: le due tracce che chiudono il CD(“Seria” e “Istudiantina”) risalgono alla storica campagna di Giorgio Nataletti del 1961, glialtri quindici documenti, più recenti, sono stati raccolti da differenti studiosi, a rappresentare la consistente presenza di organici canori che incarnano “su tràgiu ‘ortigalesu”, lo stile bortigalese (Cuncordu Sas Enas 1 e 2, Tenore Pantaleo Serra, CuncorduOrtigalesu, Tenore Santu Padre, Tineddu Milia e sosgiovanos, i quartetti di Antoni e Gigi Ledda), pur nelle differenti declinazioni e sfumature vocali, testimonianza di individualismi interpretativi e mobilità di una tradizione considerata, erroneamente, eredità immutabile. Considerate le premesse teoriche e metodologiche di cui abbiamo dato contoin apertura, Macchiarella allerta il lettore sulla necessità di non aderire auna nozione di identitàessenzialista, mettendo l’accento sul fatto che lo stesso concetto di ‘autenticità’, sempre ricorrente quando si discute di musiche di tradizione orale, non è fisso masi rivela una costruzione collettiva. In definitiva,il contributo non intende esibire il ritratto imperituro, l’etnografia definitiva, della tradizione musicale di Bortigali, piuttosto offrire un percorso interpretativo sulla varietà di musiche praticate nel paese del nuorese.
Ciro De Rosa