
Come nasce “Cafè Cantante”, il vostro nuovo album che vi vede esplorare l’intreccio tra il flamenco e i suoni di Cuba…

Alessia, questo nuovo album segna il tuo ingresso negli Almoraima. Ci puoi parlare di questo incontro?
Alessia Tondo - L’incontro è stato più che positivo perché mi ha consentito di affacciarmi su una cultura che in realtà è nostra vicina di casa, e solo in apparenza sembra lontana. Come diceva Massi, la Spagna era terra di grandi conquiste e rapporti con terre lontane, e anche dal punto di vista del canto, quello che bisogna ricordare è la matrice comune della terra e l’influenza che hanno avuto queste culture. La cosa interessante di questo progetto è che la tradizione andalusa viene mescolata con echi di musiche differenti e riletta con quelle che sono le nostre esperienze personali. Anche il mio approccio che non è propriamente flamenco ha spazio in questo progetto perché intendiamo la cultura come qualcosa in continua evoluzione.
Giorgio Distante - Rispetto ai dischi precedenti c’è una ricerca più evoluta su alcuni suoni particolarmente interessanti per me. Il mio primo approccio è stato il viaggio a Cuba ed è stata un’esperienza fantastica per me, oltre che un onore perché ho avuto di sviluppare musica di grande qualità.
Nelle varie intersezioni ed incroci della vostra musica, è presente anche l’influenza del jazz..
Giorgio Distante - Non posso farci nulla, perché mi viene naturale. Parlando tecnicamente i giri armonici, le soluzioni melodiche sono molto varie e quindi ci si può muovere in molti modi senza limiti.
Una visione musicale molto aperta e libera ha caratterizzato “Flamenco Fusion”, il disco che avete realizzato in India…
Massi Almoraima - E’ stata un esperienza inattesa, perché siamo andati in India per un tour di cinque, sei date nel nord dell’india, nel Punjab, nel Rajastan e nella provincia di Deli. Una volta arrivati il manager ci ha proposto di fare un’esperienza di fusione tra quello che era la nostra musica con la musica tradizionale del luogo. E’ stato un invito a nozze, abbiamo aderito con molto piacere, senza sapere nella maniera più chiara e definitiva cosa sarebbe potuto succedere. Personalmente, così come i miei amici, siamo molto aperti alla condivisione musicale con musicisti che vengono da altre culture. E’ venuto fuori un lavoro inaspettato e molto bello. Abbiamo avuto modo di suonare con molti musicisti del Rajasthan, un cantante che ha lavorato con Nusrat Fateh Al Khan, una voce infinita che, a parte l’esperienza e l’età considerevole, ci ha portati ad una realtà che per noi è stata un sogno. E’ stata una piacevole esperienza che vorremmo ripetere, visto che avremmo la possibilità di tornare in India e poi ancora saremo in Turchia.
Massi Almoraima - Devo dire che abbiamo incontrato poche difficoltà. Perché è stato tutto molto istintivo, si è creata una connessione forte con Alessia Tondo, Giorgio Distante, Vito De Lorenzi, e Alessandro Monteduro. C’è stata una condivisione sin dal primo momento, e credo che questo sia il disco più fluido e quello con meno difficoltà dal punto di vista tecnico. Abbiamo registrato molto bene, dando spazio ad ogni ispirazione, e i musicisti hanno avuto modo di esprimere al meglio quello che sentivano. E’ normale, ad esempio, che ci sia il jazz. La cosa che mi piace sottolineare è che attraverso le mie composizioni sono emerse le sfumature stilistiche dei vari musicisti, il tutto in modo molto inaspettato, e mai premeditato a tavolino.
Questo mi piace molto. Ogni volta che ho la possibilità di fare un disco invito nuovi musicisti a condividere questa esperienza.
Concludendo, quanto è importante l’improvvisazione nella vostra dimensione live?
Giorgio Distante - Importantissima, perché ogni musicista ha modo di esprimersi liberamente.
Alessia Tondo - Io sono più per l’interpretazione della parola, quindi l’improvvisazione è molto lontana dal mio approccio stilistico, e non sono in prima linea come gli altri strumentisti. La cosa particolare degli Almoraima è che ognuno di noi riesce ad avere un suo momento per esprimersi.
Almoraima/Banarasi Babu – Flamenco Fusion (Roots Of Pushkar Records, 2015)

Almoraima - Café Cantante (Anima Mundi, 2015)

Dopo la fortunata esperienza in India che ha fruttato l’ottimo “Banjara” e il successivo “Flamenco Fusion”, gli Almoraima proseguono il loro viaggio alla ricerca delle radici della tradizione flamenca, volgendo la prua verso il Sud America con “Cafè Cantante”, disco ispirato dal doppio tour effettuato in Messico e a Cuba nel giro di pochi mesi, e che raccoglie dieci brani di cui otto originali e due tradizionali andalusi, che nel loro insieme aprono un sorprendente spaccato sull’incontro tra il flamenenco e la musica latin, avvolto in un elegante tessitura jazz. Per l’occasione, ad accompagnare Massi Almoraima, oltre alla line up stabile composta da Roberto Chiga (percussioni), Alessia Tondo (voce), Federico Musarò (violoncello), Giorgio Distante (tromba) e Pavel Molina Ruiz (contrabasso), troviamo anche alcuni ospiti d’eccezione come Vito De Lorenzi (batteria etnica), Alessandro Monteduro (congas, bongos e piccole percussioni), Michael Manuel Fernandez (palmas) e Rocco Nigro (fisarmonica), i quali hanno contribuito in modo determinate alla riuscita del disco. Rispetto ai dischi precedenti, a colpire è non solo la voce di Alessia Tondo che impreziosisce ed arricchisce i diversi brani, ma anche la raggiunta consapevolezza nei propri mezzi e potenzialità da parte dell’ensemble salentino in grado ora di muoversi con disinvoltura e maturità attraverso generi musicali differenti. La dimostrazione di tutto ciò la si rintraccia nelle strutture musicali, essenzialmente basate sulle tessiture melodiche della chitarra flamenca di Massi, su cui si innesta l’elegante tromba di Distante e il violoncello di Musarò, il tutto supportato magistralmente dalla impeccabile sezione ritmica. Immergersi nell’ascolto di “Cafè cantante” vuol dire ripercorrere, insieme agli Almoraima, le tappe della loro esperienza cubana, scoprendo le suggestioni, i suoni, i colori, l’atmosfera unica, e la bellezza dell’isola caraibica. A spiccare sono certamente le composizioni autografe come l’iniziale “Cafè cantante”, “Agua de Plata” e “Canto”, in cui emerge con forza tutta la potenza ispirativa di Cuba, o ancora le suggestive riletture dei brani tradizionali andalusi “Cuba Linda” e “Con El Aire”, ma il vero vertice del disco arriva sul finale con il tritico “Rio Vivo”, “Sarangi” e “Cordoba”, tutte caratterizzate da una scrittura elegante, che esalta le potenzialità melodiche e tecniche dei vari strumentisti. “Cafè Cantante” è, dunque, un disco pregevole che non mancherà di catturare sin dal primo ascolto.
Salvatore Esposito