Dagli ‘arrabales’ rioplatensi, il tango – forma di world music globalizzata fin dalle prime decadi del Novecento – ha travalicato i confini di Argentina e Uruguay dilagando a livello internazionale. Non molti, anche tra chi produce antologie che inglobano tutte le espressioni tanghere, da quelle della vecchia guardia al tango canción gardeliano, dalle innovazioni piazzolliane all’improvvisazione di Dino Saluzzi e fino alle forme europee di electro-tango, lasciano da parte un Paese, la Finlandia, che in un certo senso è diventata la seconda patria del tango, declinandolo in conformità a gusto ed espressività propri. La presenza del tango nel paese baltico ha una storia che parte da lontano (è stato scritto che arrivò nel 1913, grazie a una coppia danese che lo fece conoscere in un ristorante a Helsinki), già negli anni Trenta, pur subendo ancora l’influsso tedesco, il genere cambia d’abito, acquisendo una propria fisionomia (suonato in minore, con tempi lenti, la fisarmonica che occupa il posto del bandoneon, testi densi di simbolismo, ispirati all’ambiente naturale finnico). Tuttavia, l’epoca d’oro del tango in Finlandia risale agli anni Sessanta del secolo scorso. Anzi, c’è una data precisa per l’ascesa: il successo di “Satumaa” (“Paese da fiaba”, brano interpretato anche da Frank Zappa in un suo concerto a Helsinki nel 1974), composto da Unto Mononen e cantato da Reijo Taipale. Da lì, parte un’avventura nazionale fatta di pratica, manifestazioni, scuole, dischi, musicisti, di grandi successi e di revival del genere nei nuovi scenari mediatici, che portano il tango a diventare un tratto dell’identità nazionale finlandese, accanto alla sauna e allo sci di fondo. Tanto per capirci: il festival Tangomarkkinat, a Seinäjoki nell’Ostrobothnia (creato nel 1985), attrae più di 100.000 persone ogni anno (in un paese di poco più di cinque milioni di abitanti). Un bel florilegio di tango finlandese lo propone la Arc Music, che dà alle stampe il terzo album del sestetto Tango-Orkestri Unto, dal nome del compositore poc’anzi menzionato. La formazione di lungo corso comprende l’ottimo pianista e arrangiatore Timo Alakotila, la voce tersa della dotata cantante Pirjo Aittomäki, l’apprezzata fisarmonicista Johanna Juhola, il violinista Mauno Järvela (come Alakotila, membro della storico gruppo folk JPP), il chitarrista Petri Hakala (che ha suonato, tra gli altri, con Ottopasuuna, Maria Kalaniemi, Helsinki Mandoliners, Markku Lepistö) e il bassista Hannu Rantaneen (già con le Värttinä). Tra classici del tango finlandese – tutto nostalgia e passione – e nuove composizioni di Timo e Johanna con liriche di autori finlandesi contemporanei (c’è pure une poeta estone), il disco offre una bella coralità strumentale, una cantante brava a districarsi tra le diverse atmosfere, che passano dalla tango canción “Juna” a un brano concepito per un musical degli anni Cinquanta (“Katuviertä pitkin”), dalle derivazioni piazzollane di “Jos minut vielä kohtaat” alla title-track, capolavoro di Mononen, dalla milonga (“Huuudetaan”, “Yön syll”) al lirismo di “Hyljätty”, dallo struggente “Kotkan ruusu”, superba l’interpretazione di Pirjo, all’improvvisazione nella deliziosa “Humalapuu”. Le note in inglese danno un’idea dei temi delle canzoni, tutte cantate in finlandese, ma al di là degli impedimenti linguistici, è bene lasciarsi possedere dalle note di questo invitante e romantico album finnico.
Ciro De Rosa
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