Antonio Pignatiello – A Sud Di Nessun Nord (Contro Records, 2015)

Quando nel 2013 recensimmo l’ottimo disco di debutto “Ricomincio Da Qui”, sottolineammo come Antonio Pignatiello avesse tutte le potenzialità per ritagliarsi un posto di primo piano nella scena cantautorale italiana. A colpirci in modo particolare fu senza dubbio il suo storytelling, e la sua capacità di coniugare poesia e musica in modo originale, ma ci incuriosì non poco anche il suo autodefinirsi “scrittore ed eclettico cantastorie notturno dei viaggiatori in cerca di fortuna”. A due anni di distanza lo ritroviamo con “A Sud Di Nessun Nord”, il suo secondo album che conferma pienamente quanto di buono emerso nel disco precedente, ed ancor di più mette molto bene in luce la piena maturazione del suo songwriting. Registrato on the road, servendosi di uno studio mobile, durante un viaggio lungo la nostra penisola, e prodotto in collaborazione con l’amico e musicista Giuliano Valori (pianoforte, organo, tastiere), il disco vede la partecipazione di un folto gruppo di strumentisti composto da: Luigi Pistillo (chitarra acustica ed elettrica, slide), Franco Pietropaoli (chitarra con tremolo, chitarra classica, mandola, mandolino, mandoloncello), Claudio Mancini (chitarra elettrica), Simone Fiaccavento (chitarra elettrica), Marco Zampetti (banjo), Antonio Chicone (clarino), Claudia Coppola (fisarmonica), Luca Zanetti (fisarmonica), Alberto Beccucci (fisarmonica), Daniela Romano (fisarmonica), Elisa Mancini (violino), Gioia Troiani (violini), Ludovica Valori (archi preparati), Rocco Melillo (tromba), Luigi Rinaldi (sax contralto), Paolo Camerini (contrabbasso, basso elettrico), Maurizio Perrone (contrabbasso, cello), Gianfilippo Invincibile (batteria), Enrico Gallo (tammorra), Enrico Gallo (guira, maracas, congas, claves), Kalipada Adhikary Pakhi (tabla), Kristen Mastromarchi, Claudia Coppola, Sara Gualtieri (voci), ed alcuni ospiti d’eccezione come Marino Severini (voce), Davide Tosches (voce, carriola), Laura Carè (voce lirica), ed Enza Pagliara (voce). Illuminante per comprendere le ispirazioni che hanno animato la realizzazione di questo nuovo lavoro è quanto afferma lo stesso Antonio Pignatiello nel presentarlo: “Questo disco è una sorta di orchestra tascabile: canzoni affollate di voci perdute, fatte ora di un mare in tempesta, ora di un lamento, ora di un canto antico, ora di trombe mariachi e serenate lontane. Sono storie che pur compagne all’oggi vivono senza tempo, perché senza tempo sono le circostanze e i destini degli uomini. Questo album nasce dai volti e dalle storie di persone incontrate sulla strada. Ogni incontro ha donato meraviglia al canto. Le storie si sono intrecciate in un divenire continuo. I luoghi, poi, hanno spinto la memoria oltre il ricordo. E’ fiorito così quel suono cercato, “Con pieno spargimento di cuore”, per meglio condividere la vita”. Il disco raccoglie dodici brani originali che, nel loro insieme, seguono il filo conduttore del tema del viaggio e dell’incontro. L’apertura del disco è ambientata a Milano con l’incontro casuale in una trattoria con una coppia di due anziani appassionati di Paolo Conte, raccontato in “Vecchi Conti”, si torna verso la natia Irpinia con “Il Canto del Rinchiuso” per approdare a Napoli con la splendida “Lontano da qui” colorata di echi della tradizione musicale cilena e messicana. Seguendo il filo delle suggestioni poetiche scopriamo perle di pura bellezza come “Cantico di Orfeo”, ispirato alla rilettura del mito di Orfeo di Cesare Pavese “Dialoghi con Leucò”, “Folle” il cui testo è ispirato all'”Odi et amo” di Catullo e l’intensa “Occhi Neri” la cui origine va ricercata nei carmina catulliani. Dal punto di vista prettamente musicale piacciono la trascinante “Giù al Belleville”, la divagazione attraverso i ritmi e il sound di New Orleans di “Bye Bye, e quel gioiellino che “L’Attesa”, una milonga ispirata alla tradizione di Atahualpa Yupanqui. Non manca un’incursione nei territori della tradizione popolare con “Quando Nascesti Te” tratta dagli stornelli toscani scoperti grazie a Carlo Monni, e cantata con Enza Pagliara, e “Tra Giorno e Notte”, un tradizionale marchigiano del repertorio de La Macina in cui troviamo ospite alla voce Marino Severini dei Gang. L’amore per Cesare Pavese torna nel finale con “Non C’è Più”, che chiude un disco pregevolissimo, da valutare con grande attenzione in chiave Premio Tenco. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia