Almamediterranea – Sentieri di libertà (Helikonia/EGEA, 2015)

“Sentieri di libertà”, il nuovo album degli Almamediterranea, si inquadra in un progetto e una rete di relazioni ben definiti. Che hanno un’influenza sui contenuti testuali e musicali, e che definiscono un profilo più articolato dell’intero lavoro. Un profilo che sposta sull’album il riflesso di un modo di fare musica più organico, integrato in un progetto più ampio, che trae spunto da elementi non solo artistici. “Sentieri di libertà”, che per quanto riguarda le strutture musicali dei brani si può far coincidere con la corrente folk del rock indipendente del nostro paese, è legato a un progetto sulla salute mentale. Di cui la band descrive alcuni aspetti direttamente nel booklet, chiarendo proprio quel contatto che ha orientato la scrittura dei brani (due in particolare: “Sentieri di libertà” e “La taranta del demente”) e che, di conseguenza, ha spinto lo sviluppo dell’album, che celebra anche i dieci anni di attività della formazione di Cagliari. La Libera comunità terapeutica è una struttura che si occupa di persone con disturbi mentali e che ha promosso una serie di attività (montagna terapia, trekking, dibattiti) inquadrate in un progetto di reintegrazione di questi soggetti attraverso il contatto con la natura. La band ha partecipato a questi eventi traendone ispirazione e coinvolgendo alcune dei “guarenti” nella registrazione del brano “Sentieri di libertà”. Una parte dell’album è stata registrata a Cuba e, scorrendo l’ordine idei brani in scaletta, si ha l’impressione di ripercorrere la storia della musica indipendente italiana, con tutti i riferimenti più interessanti e coerenti: ritmo sicuro e sempre definito, testi profondi e tematiche non scontate, arrangiamenti differenziati ma equilibrati (strumenti “tradizionali” del folk-rock), costruzioni melodiche curate e sufficientemente complesse (soprattutto nelle voci). L’atteggiamento di fondo positivo, che emerge in alcuni passaggi ironici dei testi, oppure in alcuni interventi dei cori e dei fiati (“Musica e poesia”), può rappresentare uno degli elementi di punta di questo disco. All’interno del quale – questo è inevitabile – emergono alcune differenziazioni nette in relazione soprattutto ai brani nei quali sono presenti ospiti come Cisco, Francesco Monetti, Luca Morino, Finaz della Bandabardò. A ben vedere si produce un doppio livello di differenziazioni che può essere interessante indagare. Da un lato le differenze sono riconducibili ai contributi degli artisti che hanno collaborato con la band. Si tratta di sfumature legate agli stili, ormai riconoscibili, di questi musicisti: ad esempio “Llegaré”, uno dei brani migliori dell’album, è evidentemente trainato dalla lirica di Morino. Così come “Libera” – un brano costruito su una timbrica più acustica, dove tutti gli strumenti (batteria, percussioni, basso, chitarra e voce) seguono una struttura ternaria, alleggerita dalle frasi melodiche del flauto, che introduce nel prologo la voce e interviene a fluidificare il tema principale – confluisce nelle frasi frenetiche della chitarra di Finaz. Dall’altro lato si percepisce, fin dal primo ascolto, uno spazio (forse voluto e comunque non contradditorio) tra questo blocco e i brani suonati solo dalla band. In questo senso “Radical chic” è probabilmente il brano più rappresentativo (“Mi piacciono gli artisti impegnati nel sociale/ ma poi mi sparo a palla la musica dozzinale”), dal quale emerge una delle direttrici seguite dalla band (dove torna l’ironia, un’ottima capacità di scrittura, la coerenza degli arrangiamenti, che arrivano a citare una struttura pop-blues, l’individuazione di melodie piacevoli) e un linguaggio interessante, impresso nel folk ma proiettato verso qualcosa di più composito e anche complesso. “Disobbedisco”, il brano seguente in scaletta, continua nella stessa direzione (anche se in modo meno netto): se escludiamo la variazione che sospende il flusso prima dell’ultimo ritornello (e che, a mio modo di vedere, contribuisce a corroborarne la coerenza), si può considerare come un brano dalla struttura pop-folk. Dove cioè, insieme all’atmosfera acustica, la band propone una scrittura fluida ma, soprattutto, la capacità di individuare melodie belle, composite e disinvolte. 


Daniele Cestellini
Nuova Vecchia