Pubblicato parallelamente al pregevolissimo “Il Tarantismo Oggi. Antropologia, politica, cultura” di Giovanni Pizza nell’ambito della collana “Storia e Memoria del Tarantismo”, “Della Tarantola. Lo studio di un medico nel Salento del XVII secolo” ripropone in una nuova e curatissima versione tradotta in italiano di “De anatome, morsu, et effectibus tarantulae” di Giorgio Baglivi (Ragusa, Dalmazia 1668 – Roma 1707), considerato uno dei primi tentativi di spiegazione scientifica del complesso fenomeno del tarantismo, partendo da una attenta analisi ed osservazione di casi raccolti nel Salento con quelli che erano gli strumenti teorici della scienza medica nel Seicento. Formatosi tra le università di Napoli e Salerno e perfezionatosi a Bologna con Marcello Malpighi, Giorgio Baglivi fu non solo un autorevole professore di chirurgia, anatomia e medicina teorica alla Sapienza di Roma, ma anche archiatra dei papi Innocenzo XII e Clemente XI e membro della Royal Society di Londra. Insime a “De praxi medica” e “De fibra motrice”, “De anatome, morsu et effectibus tarantulae” (L’anatomia, il morso e gli effetti della tarantola; Roma 1696; Ginevra 1698) ebbe una enorme fortuna letteraria, ed in seguito divenne oggetto di numerosi studi. In particolare nella sua opera Baglivi parte da un indagine scrupolosa della tarantola, studiandone il suo habitat, la natura del suo veleno e gli effetti che esso produce sul corpo umano e animale. Dopo l’esame di questi elementi, la sua attenzione si sposta verso la Puglia dove si registravano più casi, così come esalta la più efficace delle terapie, ovvero la musica. Spaziando da descrizioni di paesaggi e racconti di esperimenti in laboratorio e sul campo, Baglivi dimostrò che l’unico antidoto al morso era il suono delle tarantelle, che consentivano al paziente di danzare e quindi espellere la malattia attraverso il movimento e il sudore. Questa pregevolissima nuova edizione curata da Concetta Pennuto, per Carrocci Editore, ci consente di immergerci nel fascino di questa opera, consentendoci di coglierne l’importanza storica attraverso il testo a fronte in latino, e tutta la sua modernità a livello scientifico. “Della Tarantola” è, dunque, un altro importante tassello dell’opera del gruppo di ricerca “Storia e Memoria del Tarantismo” che ormai da qualche tempo è attiva nel ripercorrere, con nuovi strumenti ermeneutici, la lunga trama di studi intorno al simbolismo del ragno che morde ed avvelena.
Salvatore Esposito
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