La nebbia bassa delle Highlands avvolge tutto. I colori ne risentono e sbiadiscono, per poi risorgere col primo raggio di sole che riesce a passare. Pochi luoghi al mondo riescono ad essere evocativi come le Highlands, e pochissimi strumenti riescono ad impressionare come le Highland bagpipes scozzesi. Loro sono le assolute protagoniste di questo album, di più, di questo gruppo. I Saor Patrol fanno parte di quel movimento, invero più diffuso di quanto si pensi, che qualcuno chiama Tribal Celtic: tamburi, cornamuse, ogni tanto chitarre elettriche, a ricreare una specie di mantra rock gaelico, una sorta di rave "primitivo" (lo dico per intendere l'assoluta mancanza di elementi elettronici nel suono del gruppo) a ristabilire l'orgoglio di un popolo che troppe volte, nel corso della storia, ha dovuto sopportare soprusi di ogni genere. E proprio questa è la scintilla che ha generato il gruppo: la ricostruzione ed il mantenimento della cultura scozzese attraverso una associazione no profit denominata The Clanranald Trust For Scotland, di cui tutti i membri della band fanno parte. Non pensate tuttavia ad un progetto meramente conservativo e pertanto non particolarmente coinvolgente: numerosi infatti sono i momenti musicali degni di nota all'interno dell'album. Detto che certi limiti diatonici della cornamusa non agevolano certo la varietà del suono all'interno dell'album (tutti i pezzi sono in sib) va sottolineata anche la capacità dei Saor Patrol di arrangiare un suono di per sè scarno per concezione nei modi più disparati: ascoltate "Heavy Heart" o "Road Back" ed avrete chiaro cosa intendo. Il vero valore aggiunto dell'album è però soprattutto l'amore incondizionato per la propria terra e la propria storia, quello sì costante e chiaro alle orecchie di tutti: non sarebbe possibile altrimenti comporre un lavoro di questo tipo. Ed in tempi di pensiero unico, globalizzazione, grande distribuzione eccetera questa è una vera ricchezza. Pertanto petto in fuori e massimo rispetto per chi porta avanti con estrema convinzione la forza delle proprie idee.
Esiste anche una versione unplugged dell'album, alleggerita dai tamburi; se volete assaggiare la forza evocativa dello strumento simbolo di una nazione, accomodatevi.
Massimo Giuntini
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