Considerato uno dei pianisti jazz italiani di maggior talento, Rosario Di Rosa si è segnalato sin dagli esordi per non solo per l’eccellente attitudine compositiva, ma anche per la capacità di saper vestire i panni dell’interprete con grande originalità. Animato da grande curiosità, negl’anni, ha attraversato i diversi sentieri del jazz, spostando sempre più avanti i confini della sua ricerca musicale. Non ci sorprende, così, ritrovarlo alle prese con la musica contemporanea per il suo sesto album “Pop Corn Reflections” inciso in trio con gli immancabili compagni di viaggio di sempre, Paolo Dassi al contrabbasso e Riccardo Tosi alla batteria e live electronics. Questo nuovo disco nasce da uno studio rigoroso e da una analisi profonda sulla musica contemporanea, ed in particolare sul minimalismo concettuale di Steve Reich, e gli aspetti atonali e seriali di quella di Arnold Schönberg. Il risultato è un lavoro che si allontana dalla grammatica jazz in senso stretto che caratterizzava i dischi precedenti, per soffermarsi sull’esaltazione dell’improvvisazione e della creatività come linguaggio musicale volto a ricercare armonia, melodia e ritmo, partendo da un pattern sonoro di massimo due o tre battute, che si evolve man mano attraverso il dialogo tra i tre strumentisti. Dal punto di vista delle scelte timbriche colpisce l’utilizzo di loop elettronici, così come quello dell’arco per il contrabbasso in luogo del consueto pizzicato, e della cordiera del pianoforte. Ad aprire il disco è il dialogo tra il pianoforte e il contrabbasso di “Pattern n.74”, a cui segue “…And Peanuts For All” che nel suo andamento circolare regala sorprendenti spaccati ritmici. Se “Steve Reich Reflection” rappresenta uno dei vertici del disco con Rosario Di Rosa protagonista di alchimie e costruzioni sonore sorprendenti al pianoforte, la successiva “Spring n.35” è un introspettivo brano notturno, denso di lirismo, caratterizzato da un andamento lento e sinuoso. La musica di Steve Reich ed in particolare la “clapping music” è la base ispirativa di “Pattern n.1 – Arpeggi” che, come suggerisce il titolo, è giocata su un arpeggio di pianoforte e i continui cambi di ritmo di batteria e contrabbasso. “Hattori Hanzo Reflection” con il suo andamento quasi marziale funge da perfetto apripista per il brillante funk di “Canon On The Beach” che ci conduce verso il finale in cui brillano la straordinaria “Variation On Schoenberg's Klavierstucke Op.19 N.2” che rilegge una delle composizioni più celebri dell’austriaco, e la conclusiva “Dance Before It's Too Late/ Pattern N.74 – Serie”, che ci riporta al pattern iniziale, quasi a voler dare una circolarità all’intero disco. Sebbene in apparenza “Pop Corn Reflections” abbia tutta l’aria di essere un disco non facile, l’ascolto è un esperienza che ci sentiamo di consigliare vivamente a tutti gli appassionati di jazz e di musica contemporanea.
Salvatore Esposito
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