Viviamo in un epoca in cui vengono date le chiavi delle nostre città a pseudofilosofi che cucinano tortellini, e non dobbiamo sorprenderci se quelli che vengono dai talent divorano quei pochi spiccioli che girano nella scena musicale italiana. C’è poi chi, come il sottoscritto, ha vissuto portando avanti la propria idea di rock, immaginando come sarebbe suonare in una band come i Rumour che accompagnano Graham Parker nel suo nuovo disco “Mystery Glue”. Il cantautore londinese è stato l’anello di congiunzione tra il pub rock dei Brinsley Schwartz, la new wave e il punk più sostanzioso ed intelligente, e se non lo conoscete non potrò certo essere io a spiegarvi in questa sede l’importanza che hanno avuto alcuni suoni capolavori come “Howlin’ Wind” del 1976, “Squeezing Out Sparks” del 1978 e “The Up Escalator” del 1980, per no parlare del meraviglioso disco dal vivo “Parkerilla” del 1978. Ascoltavo Graham Parker e i suoi ineccepibili The Rumour nella cameretta da adolescente, e quei dischi li condividevo con mio fratello Riccardo, autentico maître della mia passione per la musica. Ascoltavo la potente macchina del ritmo formata da Andrew Bodnar al basso elettrico e la batteria piena di groove di Stephen Goulding, e tentavo di capire come si accompagna una canzone, cosa è una linea di basso e come si sceglie la differenziazione tra strofa e ritornello. Piano piano imparavo, senza che nessuno si mettesse in cattedra ma semplicemente dall’esempio, dal loro esempio. Li ascoltavo con la stessa attenzione che riservavo a Gary Tallent e Max Weinberg o Paul Simonon e Topper Headon, perché per me erano i rami di un unico albero, quello dell’urgenza di cantare e suonare una storia. Poi, Graham non ha avuto il ritorno di popolarità che avrebbe meritato e ci fa rabbia che oggi la storia del rock a stento si ricordi di lui. Dovete sapere però che questo fottuto rock ‘n’ roll è più forte di ogni moda e convenienza, così è semplicemente puro godimento ascoltare “Mystery Glue”, disco in cui Graham Parker e i suoi Rumour hanno messo in fila dodici brani per quarantasette minuti di frizzante pub-rock, ricco di melodie perfette, che si reggono sullo straordinario intreccio tra nelle chitarre di Brinsley Schwarz e Martin Belmont e la tastiera impeccabile di Bob Andrews. Ascoltate per credere il trascinante swing di “Pub Crawl”, il folk dai tratti pop di “Transit Of Venus” o ancora il rock di “Slow New Days”, brani senza tempo che trovano il loro vertice nella conclusiva “My Life In Movieland”, una delle cose più belle di sempre firmate dal vecchio Graham. Insomma, “Mystery Glue” è un grande disco di una grande band, e siamo certi che finché continueranno a fare musica da loro ci sarà sempre tanto da imparare e da godere! Come dice Bruce Springstee: “This guy combines the best of Van Morrison, Eric Burdon and John Lennon ... he's the only guy around right now I'd pay money to see”.
Antonio "Rigo" Righetti
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