Goffredo Degli Esposti e Andrea Piccioni – Saltarello and other dances. Italian dance music for bagpipes and percussion (DEP, 2014)

Goffredo Degli Esposti è uno dei massimi esperti di aerofoni, oltre che di repertori musicali medievali e rinascimentali. Lo abbiamo incontrato alcuni mesi fa per parlare de “Le vie del sacro. Canti religiosi in Italia tra Medioevo e Rinascimento”, il disco doppio che i Micrologus – l’ensemble di cui è uno dei membri fondatori, insieme a Patrizia Bovi, Gabriele Russo e il compianto Adolfo Broegg – hanno prodotto per celebrare i trenta anni di attività. In quell’occasione, a margine della lunga chiacchierata sui repertori e soprattutto le metodologie di ricerca promosse dal gruppo, avevamo fatto un breve accenno a “Saltarello and other dances. Italian dance for bagpipes and percussion”, il disco prodotto da Degli Esposti insieme al percussionista Andrea Piccioni. Abbiamo deciso di dedicare a questo lavoro una recensione più specifica, perché il materiale che lo compone è estremamente interessante. E perché riflette in primo luogo alcune articolazioni della produzione di questi due musicisti – i quali, detto per inciso, sono anche impegnati, come docenti, alla Scuola di Musica Popolare e Antica che è stata recentemente inaugurata dall’Associazione Culturale di Promozione Sociale ArtMusique a Perugia – e, in secondo luogo, un orizzonte di interpretazione particolarmente brillante, nel quadro del quale i repertori antichi e tradizionali sono riproposti in una chiave nuova e senza dubbio stimolante anche per chi si occupa esclusivamente di musiche popolari. I sedici brani che compongono l’album sono stati selezionati dai due autori dentro un percorso e un arco temporale molto lungo, che va dal Medioevo alla nostra contemporaneità. Nello spazio compreso tra questi due riferimenti troviamo, poi, alcune interpretazioni di musiche rinascimentali (composte tra la seconda metà del sedicesimo secolo e la prima metà del diciassettesimo), e una sezione interamente dedicata alle musiche popolari umbre e del centro Italia. Seguendo questo schema, l’album è stato diviso in tre parti, attraverso le quali gli autori organizzano l’interpretazione e la narrazione di temi e repertori specifici. Per quanto riguarda la sezione medievale e rinascimentale, è interessante sottolineare alcuni aspetti di carattere organologico, che ci riconducono al quadro metodologico e di ricerca entro il quale è stato definito il profilo delle musiche proposte. Degli Esposti – il quale, nei brani medievali, ha utilizzato la cornamusa, in particolare la piva, in coppia con i tamburi a cornice – suona, nei brani rinascimentali, la “sordellina”, uno strumento di origine cinquecentesca, che veniva impiegato nelle corti italiane e, in particolare, napoletane. L’esistenza e l’impiego di questa piccola zampogna – dotata di un mantice per riempire il sacco dell’aria, di bordoni e di una serie di chiavi che permettono di variare i modi di esecuzione – sono stati recentemente scoperti grazie a un manoscritto conservato a Savona. A partire dal quale Degli Esposti ha ricostruito le musiche e, soprattutto, lo strumento, di cui si era persa memoria e traccia da secoli, se si esclude un plausibile riferimento nel nome della “surdulina”, diffusa e utilizzata in ambito popolare in alcune aree meridionali del nostro paese. La sezione dedicata alle musiche di tradizione orale dell’Umbria e dell’Italia centrale può essere ricondotta a una selezione di brani tradizionalmente eseguiti con l’organetto. Si tratta di musiche da ballo – tra le quali figurano il “trescone”, il “saltarello”, la “tarantella”, la “manfrina”, ecc. – riproposte con la zampogna, tamburi a cornice e altre percussioni popolari, come le “sniacchere”, diffuse nell’area umbro-marchigiana. Con l’ultima sezione – come anticipato – entriamo nella contemporaneità. È composta di quattro brani assemblati, sulla base di alcuni modelli tradizionali, attraverso la doppia prospettiva dell’improvvisazione e della scrittura. I risultato è un flusso di suoni sperimentali, ai quali partecipa, in alcuni casi, anche Mosè Chiavoni al sassofono e clarinetto. A questi due strumenti è affidata l’improvvisazione, mentre le percussioni e la zampogna fanno da sostegno alla struttura dei brani. 


Daniele Cestellini
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