Pubblicato simbolicamente il 24 aprile 2015 in concomitanza con il Settantesimo anniversario della liberazione di Reggio Emilia, il numero primaverile de La Piva Dal Carnér è dedicato interamente ai canti legati alla Resistenza nel reggiano. In particolare ad aprire questo numero monografico troviamo il saggio di Antonio Canovi dal titolo “Cantar Bisogna: Canto sociale e canzoni partigiane a Reggio Emilia”, originariamente pensato per il n.5 dello scorso anno, ed anticipato da un lungo dibattito che ha caratterizzato le successive pubblicazioni con gli interventi di Stefano Arrighetti, Giancorrado Barozzi, Michele Bellelli, Gian Paolo Borghi, Barbara Vigilante, Tiziano Bellelli, Bruno Grulli e Mimmo Giovanni Boninelli. Partendo da un approccio storico-antropologico ed avvalendosi di fonti orali e scritte, Canovi nel suo lavoro pregevole lavoro di ricerca prende in esame le ragioni del canto sociale, offrendo una inedita ed accurata ricostruzione sulle condizioni e le modalità con cui presero vita i canti della resistenza nel reggiano. Non manca una analisi sulla attuale necessità del canto sociale e delle nuove forme di resistenza, che travalica le epoche storiche, per porre al centro della storia il popolo visto come “soggetto” e mai più come “oggetto”. Tali motivazioni trovano le loro radici in Giovanna Daffini, che come scrive Gian Paolo Borghi nella presentazione: “è l’Amata genitrice di un canto popolare inteso non in senso sterilmente archeologico, ma reso vivo e pulsante anche attraverso nuove forme interpretative tendenti ad imporne una nuova cultura in tempi e contesti diversi dalla tradizione”. Non è un caso che, negl’anni si siano susseguite in Italia numerose iniziative volte alla riscoperta dei canti sociali e della Resistenza, come nel caso del sito internet ilDeposito.org, che nel decennale della sua istituzione, si è fatto portavoce della necessità di una mappatura di queste nuove forme espressive per incentivarne tra l’altro conoscenze, occasioni d’incontro e di scambio. “Cantare in coro”, scrive Canovi analizzando questa fase di rinnovato interesse verso questi canti, “è un modo per condividere non soltanto una cultura, ma uno spazio pubblico: di essere se stessi, partecipando”. Insomma il saggio di Canovi ha il pregio di aver riscoperto, nel corso della ricerca, l’esistenza di canti ormai dimenticati, raccolti in appendice in un canzoniere, corredate dalle trascrizioni delle partiture musicali trascritte dal maestro Andrea Talmelli, sulla base sonora raccolta dallo stesso Canovi ed ordinata da Luciano Fornaciari. Ad impreziosire il tutto numerose foto inedite che intercalano le varie pagine.
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Salvatore Esposito
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