Appena qualche settimana fa Prince è tornato in pista, dando alle stampe ben due dischi, ovvero “Art Official Age” fortemente legato al R&B, e “Plectrumelectricum” il cui titolo programmatico la dice lunga sul suo contenuto. La vera buona notizia non è però solo questa doppia pubblicazione, ma il ritrovare intatto il talento indiscutibile del genio di Minneapolis, insieme a quella sua capacità di creare mondi fatti di gustosi groove su cui ricama melodie incrociate, fatte di soli di chitarra hendrixiani e bassi scoppiettanti di funk. E’ stato un piacere far scoprire questo mondo musicale a mio figlio Angelo, un undicenne perfettamente inserito in uno zeitgeist fatto di artisti rap giovanissimi che sfornano dischi di successo, e fanno concerti interessanti come quello di Emis Killa alla Festa Democratica di Modena. In quell’occasione, oltre a godermi mio figlio e i suoi quattro amici che si emozionavano vedendo un concerto, ho avuto modo di capire molte cose. Mi hanno sempre fatto uno strano effetto vedere quei bambini che, pur di assecondare i genitori, ascoltano i Led Zeppelin o CSN&Y, così come i figli di colleghi musicisti che sono provetti batteristi a dieci anni. Se, infatti, uno dei miei sogni è quello di poter passare più tempo possibile con mio figlio, non intendo derogare al fatto che sia lui a scegliere cosa fare nella sua vita, e cosa ascoltare. Mio padre era un pescatore di branzini compulsivo, e ha provato a coinvolgermi nella sua passione, ma poi mi ha lasciato libero. Io con Angelo per osmosi ci ho provato, non fosse altro che a casa nostra ci sono circa cinquemila vinili, che rappresentano il mio romanzo di formazione, la mia università con annesso dottorato, la mia biblioteca. Insieme a me, mio figlio ha ascoltato tanta musica, lo fa quando scrivo le mie recensioni, o mentre metto giù i brani per i concerti. Adesso è nel pieno della sua passione per il rap, fenomeno che sta imperversando in Italia in questo momento, ma l’altro giorno mentre stavo ascoltando “Art Official Age”, mi si è avvicinato e mi ha chiesto di passargli il disco sul suo iPod. Prince fa musica sopraffina dal punto di vista della ricchezza di influenze musicali, per la precisione dei particolari, per le frequenze che sceglie, e per il cantato assolutamente originale, senza contare le sue copertine sempre originalissime. Pur non essendo stato solo un suo ascoltatore episodico, devo riconoscere che questo disco ha una coesione tale da farlo diventare un classico al primo ascolto. L’aver riportato tutto a casa per l’artist formely know as Prince ha significato ritrovare splendidi brani tutti da ballare, ma anche sontuose ballad come i vecchi tempi. Quello di Prince è insomma talento allo stato puro, e questo album ne è la conferma.
Antonio "Rigo" Righetti
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