Intervista con Gemino Calà

Com'è nata la sua passione per la musica tradizionale siciliana? 
La mia passione per la musica tradizionale siciliana è nata proprio nel mio paesino, nel quale mi sono nutrito fin dall’infanzia non solo dell’esperienza bandistica, ma anche della più radicata tradizione musicale agro-pastorale, scoprendo presto il flauto diritto di canna, (friscalettu) quello semplice e doppio, la zampogna a paro, e la bifira. Il mio incontro con questi aerofoni pastorali si può paragonare ad un amore a prima vista che mi ha portato a ricercare e studiare questi “strumenti” fino al punto da scrivere un vero e proprio metodo musicale per l’apprendimento della tecnica strumentale del friscalettu dal titolo “Lo Zufolo”. Ho continuato i miei esperimenti utilizzando ancora il friscalettu, la zampogna a paro, la bifira ed anche lo scacciapensieri, inizialmente legati all’ambito agro-pastorale e poi all’ambito della tradizione popolare, nelle mie composizioni ed arrangiamenti per le seguenti formazioni strumentali (genere classico) Duo, Trio e Quartetto di Zufoli, Zufolo e Chitarra, Zufolo e Quartetto di Clarinetti, Zufolo e Quartetto di Sassofoni, Zufolo e Banda, Zufolo e Orchestra d’Archi; (genere jazzistico) Zufolo, Pianoforte, Contrabbasso e Batteria. 

Come si è indirizzato il suo percorso di ricerca nell'ambito ethno jazz? 
Sono stati proprio gli strumenti musicali popolari che mi hanno indirizzato consapevolmente a scegliere la “strada” del percorso musicale verso la musica ethno – jazz. Quando ho conseguito il diploma di jazz, oltre a suonare il clarinetto, mi sono presentato al cospetto della commissione giudicatrice anche con il friscalettu ed ho eseguito il celebre brano “A Night in Tunisia” di Dizzie Gillespie. Questa esperienza mi ha stimolato tantissimo, tant’è che ho formato il gruppo: Gemino Calà Quartet, con il quale ho avuto modo di sperimentare anche l’utilizzo del Marranzano (Scacciapensieri), e fondere il suono di esso con il quartetto sia in senso melodico che in senso ritmico. 

Dove e come ha imparato a costruire il friscalettu, il flauto di canna della tradizione siciliana? 
Ho imparato a costruire il friscalettu proprio nelle campagne di Tortorici frequentando l’ambiente agro-pastorale. 

Chi è stato il suo maestro? 
I miei maestri sono stati due signori anziani di Tortorici: (Me) il sig. Conti Mica Francesco (18/05/1943 – 08/04/1999) detto “U zù Cicciu” abile costruttore e suonatore di friscalettu ed il sig. Mommo Sebastiano (../07/1894 – 02/02/1991) abile suonatore di zampogna a paro e friscalettu doppio dei nebrodi. 

Quanto è durato l’apprendistato? 
L’apprendistato si può quantificare in una decina di incontri complessivamente. 

Pensa di aver raggiunto il massimo come costruttore? 
Ancora penso di no, ma comunque ho brevettato e di conseguenza realizzato dei modelli di Friscalettu e di Flauto dolce con una chiave, battezzandoli: Friscalettu cromatico & Flauto dolce cromatico. Questi consentono di ottenere: la doppia tonalità degli strumenti stessi e la riproduzione di cromatismi con estrema facilità. Questa caratteristica permette al Friscalettu e al Flauto l’utilizzo di linguaggi e possibilità musicali finora inesplorati. Azionando la chiave e tenendola premuta con il mignolo sinistro, si apre un foro che si trova precisamente nella parte sinistra dello strumento in asse alla zeppa e quindi tutti i suoni si alterano di un semitono ottenendo così un friscalettu con la Doppia tonalità, ed ecco che il friscalettu in C con la chiave in azione diventa uno strumento in C#. Lo studio e la ricerca comunque sono una continua evoluzione.. 

Ci può raccontare le fasi e le tecniche di realizzazione del friscalettu? 
Per la costruzione del friscalettu si sceglierà un tratto di canna stagionata,comprendente almeno un nodo o “culazza” che dovrà, comunque, trovarsi nella parte inferiore del vostro segmento, in quanto svolge una funzione rafforzatrice del materiale usato per la costruzione del friscalettu (la canna soggetta a facili spaccature). Nella parte superiore si procederà a tagliare la canna a becco di flauto, in cui si applicherà un tappo in legno, (che potrà essere di oleandro,di sambuco o di fico), modellato con la forma che si può vedere nel disegno che segue. 

Sempre nella parte superiore sottostante l’imboccature, si costruirà una finestrella rettangolare o “purtedda”, la cui misura dipenderà dalla misura del diametro; infatti tanto più piccolo è il diametro quanto più piccola sarà la misura della finestrella e viceversa. La formula che dovrà applicarsi per la costruzione della finestrella dovrà comprendere dunque, le tre seguenti dimensioni: il diametro “D” , la larghezza “l” e la lunghezza “L”. Essendo il diametro “D” dato dalla canna, la larghezza “l” e la lunghezza “L” della finestrella saranno rispettivamente uguali a: 
Volendo esemplificare, se si volesse costruire un friscalettu sopranino in C, si dovrebbe avere a disposizione una canna che misuri cm 16,8 di lunghezza e il cui diametro sia di cm 1,5 

Applicando la precedente formula, la finestrella fondamentale per l’emissione del suono, avrà le seguenti misure: 

Dopo aver effettuato la costruzione della finestrella, si procederà a praticare lungo il tubo i fori partendo dal VII, VI, V, IV, B), II, II, I, A). 


Che materiali utilizza? 
Solitamente per costruire un friscalettu si utilizza la canna, ma si può adoperare anche il legno di ciliegio, l’ebano e altri legni vari. Ho realizzato friscaletti con materiali inconsueti per uno strumento dalle origini pastorali (segmenti di tubi di plastica e di condotte idrauliche!) 

Come sceglie i diversi materiali? 
Non ho una scelta ben precisa per quanto riguarda il materiale. 

Quali sono i principali modelli e le misure di friscalettu che realizza? 
Nel mio viaggio attraverso la storia del friscalettu, alla quale mi sono avvicinato anche grazie alla mia attività folkloristica che mi ha, negli anni, stimolato all’avvio di un incessante attività di ricerca, ho avuto modo di individuare diversi tipi di questo strumento, tipologia che esprime le diversità tecnico – culturali dei territori che hanno custodito e tramandato quella primitiva conoscenza di esso. Tra i tanti tipi di friscalettu esistenti ho avuto modo di concentrare la mia attenzione su tre, da me distinti con le relative lettere dell’alfabeto greco: Alfa, Beta, e Gamma. Di cui quello (Alfa), strumento a 9 fori di cui due posteriori è diffuso principalmente nel versante orientale della Sicilia, (Messina, Catania) mentre quelli (Beta) ed (Gamma), strumenti a 8 fori con uno solo posteriore, sono patrimonio del costume della Sicilia occidentale. La ricerca sul campo mi ha consentito di costruire una varietà di friscaletti in tutte le tonalità: 

Come si svolge il lavoro di intonazione del friscalettu? 
Dopo aver effettuato la costruzione della finestrella, si procederà a praticare lungo il tubo i fori partendo dal VII, VI, V, IV, B), II, II, I, A). 

Qual'è il pubblico che acquista i strumenti da lei prodotti? 
Gli acquirenti sono sia musicisti professionisti sia dilettanti che lo usano per eseguire le famose “tarantelle” dei gruppi folks. 

Ci può parlare della commercializzazione del friscalettu? Quali sono le richieste da parte degli acquirenti? 
Purtroppo prima di parlare di commercializzazione bisogna parlare di industrializzazione, altrimenti rimane uno strumento di nicchia. Gli acquirenti richiedono ovviamente strumenti che abbiano un’intonazione perfetta. 

Come va conservato il friscalettu e qual è la manutenzione necessaria? 
Va conservato come un normale flauto dolce e non necessita una manutenzione particolare.  

Com'è il suo rapporto con altri costruttori siciliani? 
Il mio rapporto con i vari costruttori siciliani è ottimo.


Salvatore Esposito

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