Alta Irpinia. Colline, campagna, borghi arroccati, pale eoliche disseminate e miriadi di stelle nei cieli notturni. Camminando per Calitri capita che gli abitanti invitino a entrare nelle case, nella frescura di grotte che disvelano ex ricoveri per animali, generi alimentari e botti per il vino. In paese e nelle zone limitrofe, in questa terra che sta all’incrocio tra tre diverse regioni, Campania, Puglia e Basilicata, dal 20 al 31 agosto si è tenuto lo Sponz Fest, con la direzione artistica di Vinicio Capossela, incentrato sul tema del treno, nelle sue molteplici connotazioni. Scrive il musicista e scrittore sul sito della manifestazione: «Con l’espressione “mi sono sognato il treno”, al paese dell’Eco, il paese dei mulattieri Calitrani, si voleva dire, o anche minacciare, di essersi messi in testa qualcosa di impossibile, qualche idea temeraria. Ora che la gloriosa linea Avellino-Rocchetta giace deserta, inchiodata come lo zoccolo del mulo alla terra, nel paesaggio western della valle dell’Ofanto, il treno bisogna sognarselo veramente, evocarlo nel racconto». L’idea ardita ed inedita di questo festival è stata realizzata seguendo appunto la linea della ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, che attraversava i comuni che hanno aderito all’iniziativa; lungo la tratta ora dismessa si è ricreata così una linea immaginaria e immaginata di comunicazione. Guardare alle tradizioni e alle conformazioni dei luoghi per conoscerle e inventare, sognare, qualcosa di nuovo a partire da una strada tracciata, una volta solcata da rotaie e adesso inutilizzata.
Recuperare e riscoprire spazi, esplorarli, viverli e farli vivere diversamente: con questo intento lo spirito dello Sponz è andato a nozze; e i matrimoni, anzi gli sposalizi: perché lo sposalizio è festa e ritualità, sono stati appunto altro tema del festival, oltre a quello della ferrovia. Molti gli ospiti che hanno partecipato, suonato, cantato, raccontato, intrattenuto. Tragitti, illusioni, illusionismi, cinema, arte, artigianato, musica, letture, incontri si sono insinuati in una dimensione locale ma dal respiro decisamente ampio, molto partecipata, riempiendo per una dozzina di giorni e di notti luoghi insoliti. Si è viaggiato verso la Russia e la Transiberiana, con gli interventi di Vincenzo Costantino Cinaski e di Paolo Nori, accompagnato da L’Orchestra l’Usignolo. Dalla Romania è arrivata la Fanfare Ciocarlia, dodici i componenti rom della furente banda di ottoni; dal Mali i Tinariwen, collettivo di musicisti tuareg, già molto noto al pubblico della world music. La serata “La lunga notte del treno” ha visto la partecipazione di Howe Gelb, Robyn Hitchcock, Sacri Cuori Social Club, Francesco Forni e Ilaria Graziano, Makardia, Otello Profazio, Massimo Ferrante e Peppe Voltarelli. Presenti anche degli occupanti della Torre Faro della Stazione Centrale di Milano. Uno spazio importante è stato dedicato al rebetiko, da molti considerato una sorta di blues greco: una musica ribelle che lo stesso Vinicio Capossela definisce “una forma di resistenza”. È stato proiettato il film “Indebito” di Andrea Segre, scritto dal regista insieme a Capossela, che ne è protagonista, testimonianza della realtà della Grecia di ieri e di oggi. Al film è seguito un concerto di Dimitris Mistakidis: un rebetiko suonato con la chitarra e non con il classico bouzouki; tre chitarre in questo caso e una voce femminile. Mistakidis ha anche tenuto all’interno del festival un seminario di chitarra “rebetika” in una sala del Castello Baronale di Monteverde, altro comune della zona.
La stessa sede ha ospitato un appuntamento su “Musica e treno” in cui Paolo Prato, Lea Tommasi e Valerio Corzani sono intervenuti, coordinati da Enrico de Angelis, su vicende musicali legate alla ferrovia. Paolo Prato, autore del libro “Il treno dei desideri”, ha evidenziato che si è trattato del primo incontro di questo genere, l’autore ha delineato diversi capitoli della musica ferroviaria, dalla musica classica, alle ‘railroad songs’ americane. Tommasi è intervenuta sui temi legati al treno nella canzone popolare italiana fino all’avvento dei cantautori; de Angelis, direttore artistico del Club Tenco, ha portato molti esempi di canzone e treno, Valerio Corzani ha raccontato l’esperienza unica del “Treno di John Cage”. In una stazioncina non più in uso, con il pubblico appostato sui binari della tratta abbandonata, hanno suonato i Guano Padano; perfetta l’ambientazione per il suono morriconiano della band. Il concerto è terminato con un duetto estemporaneo del gruppo con Vinicio Capossela, con il quale due dei componenti, Alessandro “Asso” Stefana e Zeno De Rossi, suonano già da anni, nel trio anche Danilo Gallo. Capossela, motore del festival, ha avuto l’abilità di convogliare in questo contesto diverse energie, creando collaborazioni e sviluppandone altre già attive, portando, nelle terre di origine della sua famiglia, un bagaglio messo insieme nelle sue esperienze e avventure, animando luoghi, spazi e tempi con molte proposte di qualità, qualità in ambiti diversi. Anche l’ambito enogastronomico è stato curatissimo, il nutrimento in senso lato. Diego Sorba, gestore del Tabarro, un’enoteca di Parma, ha proposto degustazioni di vini locali e altri del Carso; grande attenzione ai piccoli produttori, il tutto allestito in una delle grotte del centro storico con abbinamenti di salumi e formaggi. Gemellaggi tra zone diverse nell’ottica della condivisione nella cultura del vino e del cibo, l’importanza della quale è stata sottolineata anche da Carmelo Chiaramonte che ha tenuto un incontro, in un’altra grotta, su “La cucina dell’amore”.
A celebrare l‘amore ci sono state anche le serenate, in un fuori programma sulle tradizioni del corteggiamento. Si sono svolte anche attività per ragazzi e appuntamenti con itinerari storici e naturalistici, alla scoperta dei dintorni di Calitri. Altro episodio all’interno del periodo della manifestazione è stato lo Sponz Film Festival, concorso internazionale per cortometraggi dedicato ai matrimoni. Oltre alle proiezioni dei corti in concorso si è tenuta una serata con video amatoriali di sposalizi, riprese casalinghe provenienti da archivi familiari. Durante le proiezioni la piazza mormorava e si agitava nel riconoscere persone, amici, parenti. Il paese nel paese, che si guardava, con un commovente e vivace senso di collettività e di memoria. Un viaggio nel tempo, un diario visivo, con l’azzeccatissima sonorizzazione dal vivo della Banda della Posta, che ha poi suonato con Vinicio Capossela qualche sera dopo; a seguire la visione di “Matrimonio all’italiana” nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna. Un’ulteriore sezione, lo Sponz-arti, ha avuto luogo nel Borgo Casello di Calitri, con installazioni di Mariangela Capossela, Claudia Losi e Adrian Paci. Tanti linguaggi in un disegno in movimento. E una certa magia, anche quella del Mago Wonder, prestigiatore dall’attitudine inquieta e inquietante, che con la sua compagna di show Gogo Amy per due sere ha divertito e stupito grandi e piccini. La serata finale con Giovanna Marini e Francesca Breschi ha chiuso questa edizione, la seconda dello Sponz, che è stata il frutto di un grosso lavoro sul territorio, per il territorio, i territori. Un festival di frontiera, dentro e fuori dai binari.
Lea Tommasi
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