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Voce tra le più originali ed intense della scena musicale parteneopea, M’Barka Ben Taleb nel corso della sua carriera artistica ha collaborato con artisti del calibro di Tony Esposito, Eugenio Bennato, James Senese ed Enzo Gragnaniello, mettendosi in luce per il suo particolare approccio stilistico che mescola culture e tradizioni musicali diverse, spaziando dal Maghreb alla tradizione napoletana. Dopo l’apprezzato “Alto Calore” del 2005, e il progetto “Al Arabia” realizzato in collaborazione con il virtuoso del qanun Abdullah Chhadeh, la cantante ed attrice italo-tunisina torna con un nuovo album “Passion Fruit” che arriva a coronamento di un periodo particolarmente fortunato caratterizzato dai successi sul grande schermo con “Passione” e “Fading Gigolo” di John Turturro, e segna una importante svolta dal punto di vista artistico, coniugando stilemi world e canzone partenopea, con l’appeal dei ritmi ballabili. Nell’intervista che segue M’Barka Ben Taleb ci ha raccontato la genesi di questo nuovo lavoro, le ispirazioni alla base della scelta dei brani, senza dimenticare le sue fortunate esperienze cinematografiche.
Voce tra le più originali ed intense della scena musicale parteneopea, M’Barka Ben Taleb nel corso della sua carriera artistica ha collaborato con artisti del calibro di Tony Esposito, Eugenio Bennato, James Senese ed Enzo Gragnaniello, mettendosi in luce per il suo particolare approccio stilistico che mescola culture e tradizioni musicali diverse, spaziando dal Maghreb alla tradizione napoletana. Dopo l’apprezzato “Alto Calore” del 2005, e il progetto “Al Arabia” realizzato in collaborazione con il virtuoso del qanun Abdullah Chhadeh, la cantante ed attrice italo-tunisina torna con un nuovo album “Passion Fruit” che arriva a coronamento di un periodo particolarmente fortunato caratterizzato dai successi sul grande schermo con “Passione” e “Fading Gigolo” di John Turturro, e segna una importante svolta dal punto di vista artistico, coniugando stilemi world e canzone partenopea, con l’appeal dei ritmi ballabili. Nell’intervista che segue M’Barka Ben Taleb ci ha raccontato la genesi di questo nuovo lavoro, le ispirazioni alla base della scelta dei brani, senza dimenticare le sue fortunate esperienze cinematografiche.
Com’è nata l’idea di realizzare questo nuovo disco?
L’idea di realizzare questo disco è nata dal desiderio di allontanarmi dalla musica etnica che avevo proposto per oltre un decennio, e dalla voglia di confrontarmi con un sound più vicino ai giovani che mescolasse l’elettronica e la world music. Mi è piaciuto giocare con suoni differenti, così come mi sono molto divertita nel cantare in francese, italiano, spagnolo, arabo e napoletano. Alla realizzazione di “Passion Fruit” hanno collaborato diversi musicisti tra cui mi piace citare il beatmaker Tonico 70, Salvio Vassallo del Tesoro di San Gennaro, il violoncellista Arcangelo Michele Caso, e Fausto Mesolella alla chitarra.
Rispetto ai tuoi dischi precedenti qual è la differenza sostanziale?
La differenza sostanziale è proprio la presenza di Tonico 70, e laddove la musica etnica è un ascolto più di nicchia, l’elettronica mi ha consentito di aprire strade nuove, più radiofoniche, e perché no, anche da discoteca. “Passion Fruit” è un disco dall’ascolto più universale, un lavoro che può ascoltare un giovane, ma anche l’appassionato di musica etnica.
Come hai scelto i brani di questo disco?
La maggior parte delle canzoni di “Passion Fruit” sono legate ai miei ricordi, con loro sono cresciuta, e mi è sembrato quasi naturale ricantarle. Si tratta di brani intrisi della passione delle donne, come quelle della carne, ma anche canzoni d’amore travolgente, o di disperazione. La particolarità di questi brani è che sono quasi tutti cantati in origine da una donna, e anche quando non lo sono, come nel caso di “Storia D’Amore”, ho rovesciato la prospettiva, cantandola al femminile, e riscrivendo di fatto il senso di questa canzone. Pur essendo ormai noti nelle versioni di altri artisti, e parlo ad esempio de “La Vie En Rose”, o di “J’e T’Aime Moi Non Plus”, ho cercato di farle rinascere in una versione nuova, diversa, con arrangiamenti diversi. Del resto anche Dalida aveva cantato in francese “Guaglione”, io invece mi sono divertita a cantarla prima in arabo, poi in francese, e poi ancora in napoletano.
Uno dei brani più belli ed intensi del disco è “Nisciuno”…
Alessio Arena è un cantautore napoletano che vive da qualche anno in Spagna, dove ha avuto molto successo. Personalmente lo considero un artista eccellente, e mi piace molto quello che scrive. Spesso collabora con alcuni musicisti che suonano con me come Arcangelo Michele Caso e Michele Maione, ed un giorno casualmente mi ha fatto ascoltare “Nisciuno”. Questa canzone mi è piaciuta subito, e così è nata l’idea di realizzare un duetto per questo disco. Se si ascolta con attenzione il brano, è difficile capire chi canta questo o quel verso, perché le nostre voci si intrecciano verso dopo verso.
Con Enzo Gragnaniello hai invece inciso “Sotto ‘o Cielo ‘e Paris”…
Ho già avuto modo di collaborare in passato con Enzo Gragnaniello, lui è uno dei maestri della nuova canzone napoletana, e insieme abbiamo fatto numerosi concerti. La particolarità di questo brano è che è cantato per metà in francese e per metà in napoletano, con l’aggiunta di un fraseggio rap di Tonico ’70.
La title track “Passion Fruit” ti vede collaborare con Salvo Vassallo e il Tesoro di San Gennaro…
“Passion Fruit” è un brano dalla grande carica erotica, unita ad una forte vitalità femminile. Salvo Vassallo ha costruito un arrangiamento molto coinvolgente, e nel quale si inserisce alla perfezione la voce di Valentina Gaudini, che duetta con me.
Spesso hai tradotto in arabo alcune canzoni napoletane, com’è nata questa idea?
La tradizione napoletana è una parte importante della storia della musica, e tradurre alcuni brani importanti è servito anche per avvicinare la mia gente a queste splendide melodie, che diversamente non avrebbero scoperto. Del resto molte canzoni napoletane sono state tradotte in inglese, proprio per farle conoscere ad un pubblico più vasto.
Cosa ti ha colpito della tradizione napoletana?
La musica napoletana ha la stessa passione, le stesse emozioni e lo stesso calore della mia terra. Se negli anni precedenti ho cercato di esplorare musicalmente proprio questo aspetto, con “Passion Fruit”, sono andata alla ricerca del contatto tra tradizione e modernità, tra i suoni della mia terra e Napoli, tra il ritmo della darbouka e i beat elettronici.
Quanto c’è della tradizione musicale della tua terra in questo disco?
In questo disco c’è tutto di me e della mia terra. La prima cosa è il modo di cantare, il mio stile è arabo, e non cambierà mai. Poi penso che la scelta di cantare in lingue differenti sia un po’ la dimostrazione di una realtà vera che c’è in Europa e in Italia, oggi. E’ la multietnicità. Io vivo da tanti anni in Italia, e questa realtà l’ho conosciuta in prima persona. Oggi ho un figlio, che è italiano, ma anche tunisino. Come mio figlio ci saranno moltissimi altri che hanno due nazionalità, e ben venga tutto questo! Oggi assistiamo ogni giorno al mescolarsi di culture differenti, e questo è una cosa splendida. Io ho il vantaggio di viverlo in casa questo fenomeno.
Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nella realizzazione di "Passion Fruit"?
In verità non ho avuto alcuna difficoltà, anzi mai come in questo caso mi sento davvero fortunata. In passato ho avuto tanti problemi, perché non è semplice fare un disco. Ho sempre lavorato dietro le quinte, e nella mia carriera ho avuto modo di fare tante esperienze da quelle con un gruppo a Londra, fino ad arrivare in Francia ed in Spagna. Se in questi anni sono stata ferma senza incidere un nuovo album, è perché dopo "Alto Calore" del 2005 ho avuto tante esperienze negative. "Passion Fruit" è nato grazie alla spinta di personaggi come Federico Vacalebre, che ha creduto moltissimo in questo lavoro, e mi ha aiutato ed incoraggiato moltissimo. E' stato lui a spingermi a fare questo disco, anche perché era importante per suonare dal vivo. Ho tante registrazioni a casa, nel cassetto, e in questi anni non mi sono mai fermata dal punto di vista artistico. Ho sempre continuato ad incidere e non è un caso che due brani cantati da me sono stati scelti per la colonna sonora di "Gigolò per Caso" da John Turturro.
Facendo un passo in dietro, volevo che ci raccontassi la tua esperienza nella splendida avventura di “Passione”...
E’ stata una grande sorpresa per tutti. Solo dopo l’uscita del film, abbiamo saputo la storia vera di “Passione”, infatti Federico Vacalebre aveva spedito moltissimi brani a John Turturro, da Pino Daniele, a Gigi D’Alessio, dal più conosciuto a meno noto. Così dopo aver ascoltato tutti quei brani, John ha fatto le sue scelte, senza condizionamenti, e sono venuti i fuori i nomi del cast. Eravamo tutti in ansia quando Federico ci ha poi comunicato chi era stato scelto per il film, e devo dire sono rimasta davvero sorpresa per essere stata selezionata. Nessuno immaginava che cosa sarebbe stato il film, ma poi Turturro è venuto a Napoli per conoscere gli artisti che dovevano cantare nel film, e da grande gentiluomo ha organizzato tutti i giorni un pranzo con gli uomini, e una cena di sera con le donne. E’ stato molto carino, molto uomo. Ne è nato un viaggio musicale attraverso i vicoli di Napoli, tra le voci storiche della tradizione e quelle più moderne, e nel suo insieme fotografa molto bene questa città, i suoi suoni, le sue contraddizioni, ma anche tutto il suo fascino.
Prima accennavi alla colonna sonora di “Gigolò Per Caso”, nel quale sono inclusi due brani interpretati da te. Ci puoi raccontare questa esperienza?
Quando seppi che avrei partecipato a “Passione”, rimasi davvero senza parole. E la stessa cosa è successa anche quando John Turturro mi ha chiamato per chiedermi se volevo partecipare a questo nuovo film, e cantare alcuni brani per la colonna sonora. Gli inviai subito alcune registrazioni che avevo nel cassetto, come “Luna Rossa”, però la cosa più bella è che poco dopo mi chiese via e.mail se volevo interpretare in arabo questo splendido brano jazz degli anni trenta “I’m Fool To Want You”. E’ stata un esperienza magnifica lavorare ancora una volta con lui. La sorpresa più grande però è arrivata quando al cinema ho visto la scena in cui in sottofondo c’è la mia voce, e mi sono detta: ma davvero sono io che canto? La cosa bella è che nella vita non bisogna mai aspettarsi nulla, nel senso che non bisogna fare progetti, programmi, ma è bello accogliere quello che viene. Io non avevo mai sognato di lavorare con Turturro, ma quando è successo è stato molto bello.
Come sarà “Passion Fruit” dal vivo?
Stiamo facendo le prime prove per mettere in piedi lo spettacolo che proporremo in tour per presentare il disco. Sarò in trio con Tonico 70 ed Arcangelo Michele Caso, ma è probabile che si aggiungerà qualche altro strumentista, in base a quello che decideremo durante le prove. Il tour comincerà a settembre e partirà ovviamente da Napoli.
M’Barka Ben Taleb – Passion Fruit (Graf/Full Heads, 2014)
“Ci sono incontri che cambiano un'artista. Dopo il set di “Passione” ed il successivo tour, per cui ringrazio ancora John Turturro e Federico Vacalebre, i ciak newyorkesi con Woody Allen, Sharon Stone e gli altri divi hollywoodiani, sono stati per me più che formativi, confermativi, e mi hanno spinta a credere definitivamente nelle mie potenzialità, a cambiare suono, team e staff, ma non me stessa. Le canzoni che canto in questo disco, che siano prese in prestito da divi celeberrimi e strepitosi autori o scritte per me da veri amici, servono per dire chi sono, chi ero, chi sarò”, così M’Barka Ben Taleb presenta “Passion Fruit”, disco nato dalla collaborazione con Tonico 70 (beat, sampling e rap), Arcangelo Michele Caso (violoncello, violino, chitarra, mandola, programmazione, cori, fischio) e di Salvio Vassallo (batteria), che hanno curato la produzione artistica, ed inciso con la partecipazione di un folto gruppo di musicisti campani come Emidio Ausiello (percussioni), Enrico Barbaro (basso), Gianfranco Campagnoli (tromba), Paolo Del Vecchio (chitarra), Annibale Guarino (sassofono baritono e tenore), Ernesto Nobili (chitarra), ed Ernesto Vitolo (organo Hammond, pianoforte, e piano Rhodes). Il disco raccoglie nove brani, tra inediti e cover, che nel loro insieme rappresentano una importante svolta dal punto di vista artistico per la cantante ed attrice italo-tunisina, infatti le sonorità di matrice prettamente etnica del passato, hanno lasciato il posto ad una concezione moderna della world music, intesa non solo come punto di incontro tra tradizioni musicali differenti, ma anche come base di partenza per una ricerca sonora che abbraccia beat elettronici e ritmi da dance floor. Le timbriche della darbuka e del tar, così come l’uso della lingua arba, si mescolano alle alchimie sonore confezionate dal beatmaker Tonico 70, imprimendo ai brani un sound moderno, incisivo, intriso di una forte carica di sensualità, che emerge con forza ora in modo più deciso, ora con un pizzico di ironia qua e là. M’Barka Ben Taleb si muove con agilità attraverso un repertorio diversificato che spazia dal Celentano di una “Storia D’Amore” riletta dalla prospettiva femminile, al country western in salsa reggae di “Nun Te Scurdà” degli Almamegretta, in cui spicca la chitarra di Fausto Mesolella, fino a toccare uno dei brani sacri della musica pop ovvero “Je T'Aime Moi Non Plus” di Gainsbourg, che reinventa in una sorprendente chiave etnofunk nel duetto con Bruno Sacchi, il cui fascino e sensualità non hanno nulla da invidiare all’originale. Non manca una incursione nella storia della canzone napoletana con la gustosa versione di “Guaglione”, cantata in arabo (nella traduzione di Lili Boniche), napoletano e francese. Il vertice del disco arriva con la toccante canzone d’amore “Nisciuno” di Alessio Arena, che M’Barka Ben Taleb interpreta con l’autore, dando vita ad un duetto coinvolgente in cui le voci si intrecciano e si confondono fino a sfociare in un pregevole refrain melodico. Se “La Vie En Rose”, introdotta dall’intreccio campionato tra le versioni di Edith Piaf e Louis Armstrong, ammicca alla versione giamaicana di Grace Jones, il brano successivo “Sotto ‘o Cielo ‘e Paris” è firmato da Enzo Gragnaniello, e vede la cantante italo-tunisina duettare con quest’ultimo, fino all’outro rap di Tonico 70. Il duetto con Valentina Gaudini della title-track, incisa con Salvio Vassallo e il Tesoro di San Gennaro, e la sinuosa ed accattivante versione di “Besame Mucho” completano un disco pregevole che ci svela tutto il talento di M’Barka Ben Taleb nel misurarsi con ritmi e sonorità differenti, spaziando senza confini dal pop all’elettronica, dalla world music alla canzone napoletana.
foto di Luigi Maffettone