Le centododici pagine di “S(u)ono Chi Sai” aprono un sorprendente spaccato sul rapporto tra musica e consueling, ponendo in luce come la forza omeopatica della musica, già posta in evidenza da Aristotele, rappresenti una chiave di lettura importante per quanti decidono di mettersi in discussione. Diviso in tre parti questo saggio si apre con un interessante sezione dedicata alla musica e alla sua importanza per tutti noi. Ogni essere umano, già nella sua vita intrauterina è sensibile a particolari sonorità, e con il passare degli anni, crescendo ognuno di noi modula la propria percezione alla luce del proprio vissuto, del background familiare e culturale, tuttavia la musica mettendo in attività simultanea i due emisferi cerebrali, è utilizzata in alcune comunità per raggiungere gli stati di transe. Anna Nacci ha così evidenziato come ognuno di noi reagisca in modo diverso e soggettivo agli stimoli musicali, provando sensazioni, emozioni, e suggestioni peculiari. Nella seconda parte del volume si entra così nel vivo delle attività di consueling di gruppo condotte dalla Nacci nel carcere maschile di Rebibbia, dove è nato il progetto “JesceFore”, già raccontato ampiamente nel libro omonimo, ma qui la prospettiva è diversa infatti il racconto parte dall’’elaborazione dei vissuti dei detenuti partecipanti. Anna Nacci e la sua équipe hanno dato vita, così, ad una serie di percorsi di terapia trattamentale del tutto innovativi rispetto a quelli previsti dall’Ordinemento Peniteziario, ottenendo un risultato sorprendente riguardo la risocializzazione, la solidarietà, il senso di collettività e di comunione. Nell’arco di due anni di lavoro ogni settimana la Nacci si è recata in carcere, superando oltre dieci cancelli, per incontrare un gruppo di detenuti che avevano autonomamente deciso di cambiare vita, e con loro ha condiviso emozioni, rabbia, dolore, ma soprattutto musica ed esperienze personali. A completare il libro è la terza parte, di carattere più marcatamente tecnico, in cui la Nacci illustra una seduta di counseling individuale supportata dalla musica, e riprendendo il filo della prima parte emerge come il suono sia utile a sciogliere i “nodi neurologici”, consentendo di visualizzare il vissuto emotivo ed elaborare il disagio, aiutando a superarlo. Insomma il consueling offre l'opportunità a quanti vogliano mettere in discussione di dare nuove luci e nuovi colori al proprio vissuto, consentendo di osservare gli eventi con una diversa consapevolezza.
Per ricevere una copia di S(u)ono chi sai o per organizzare delle presentazioni, contatta direttamente l'Autrice scrivendo a anna@suonochisai.it oppure contatta l'Editore su www.sensibiliallefoglie.it
Tags:
Letture