Alt-country band dalle coordinate precise ma non derivative, i Radio King guardano tanto al guitar rock con le svisate di Neil Young, quanto ad uno storytelling che mescola storie di vita quotidiana, amori persi e ritrovati, leggende e fiabe. Chi recensisce i dischi è solito ricordare la provenienza e la residenza dell’artista o del gruppo di cui si parla, ma poco conta che i Radio King siano italiani ed arrivino da Casale Monferrato. Per certi versi questi ragazzi mi hanno ricordato quello che ho fatto insieme ai Rocking Chairs con cui ho portato avanti un’idea di blue-collar rock dedicata a una America tutta immaginata, quasi salgariana, che forse alla fine era più reale di quella vera. Il gioco è proprio questo, ed è uno dei poteri forti della musica, una capacità di farci viaggiare lungo strade emozionali allo stesso modo della Band, quella di Robbie Robertson e compari, che, con l’eccezione del grande Levon Helm, unico amerigos del gruppo, è stata capace di raccontare una epopea del sud con una canzone come “The Night They Drove Old Dixie Down”, che Lynyrd e 38 Special, esponenti del rock sudista, non sono stati capaci di ideare e vivere. I Radio King nascono dalla one-man band The Finger, progetto del cantante e principale songwriter del gruppo Franco Di Terlizi, a cui man mano si sono aggiunti gli altri musicisti ovvero Francesco Ranno, Elio Lussu, Alessandro Rota, e Nunzio Pecoraro. Il loro sound è gradevole, così come curata è la registrazione, e laddove qualche chitarra sovraincisa appare inserita nel mix in modo non del tutto naturale, è innegabile la sincerità e la musicalità del progetto, in cui alcune scollature ritmiche rendono il feeling vagamente laid back alla maniera dei Crazy Horse, Ritengo che i Radio King possano andare giustamente fieri del loro melange tra country e blues, con venature di folk, così come piace decisamente la vocalità che li rende vicini a certe atmosfere deliziosamente stranianti, tipiche del rock chitarristico di una qualche decina di anni fa, e mi riferisco a gruppi come Green on Red e Dream Syndicate. Tra i brani da segnalare c’è senza dubbio “Tangerine Wind” impreziosita da interessanti spunti fiatistici, che allargano la palette sonora. Insomma quella dei Radio King è musica originale, dietro la quale si sente uno sforzo di passione che sarebbe bello veder riconosciuto e celebrato. Uno appunto, il nome non particolarmente originale, ma è davvero poca cosa. Li attendiamo ora alla prova del palco, certi che non deluderanno le aspettative.
Antonio "Rigo" Righetti