Giovane cantante e musicista romana, Lavinia Mancusi, vanta un particolare percorso di formazione che l’ha vista innamorarsi sin da piccolissima della musica popolare, complice anche un viaggio nel Salento in cui ha avuto modo di vedere dal vivo Pino Zimba e i suoi tamburelli. Successivamente, è l’incontro casuale con Nando Citarella, che diventa il suo maestro, ad aprirle la strada verso la carriera come musicista. I primi passi sono proprio nei Tamburi del Vesuvio di Citarella, a cui segue la collaborazione con Ambrogio Sparagna per la sua Orchestra Giovanile Popolare, per approdare in fine ad un proprio progetto come solista. Fondamentale in questo senso è stato l’incontro con il percussionista romano, Gabriele Gagliarini, con il quale ha dato vita a “Semilla”, disco nato dall’idea di rileggere la tradizione del Meridione D’Italia attraverso la contaminazione tra sonorità del Mediterraneo, spaziando dal Nord Africa alla Spagna, fino a toccare il Sud America. E’ nato così un vero e proprio viaggio sonoro attraverso undici brani, tra terre, lingue, dialetti e tradizioni differenti, che diventa metafora di una semina di suoni e ritmi, che nella loro diversità, germogliano vicini. Punto di partenza è, come detto, la tradizione del Sud Italia, fonte ed ispiratrice di un interessante lavoro di sperimentazione musicale, volta a rintracciare una radici comune, sia essa culturale, ritmica e musicale, nel canto e nei canti, quasi a rimarcare che non sono solo gli uomini a spostarsi da una terra all’altra, ma anche la musica si fa nomade, e noi siamo i frutti di questo movimento continuo. In questa direzione si è mosso anche il lavoro di Gabriele Gagliarini (cahon, tarabouka, djembè, congas, tamburi a cornice, palmas), che ha co-prodotto il disco, nella scelta degli strumentisti da affiancare a Lavinia Mancusi (voce, violino, tammorra, castagnette, e guijra), infatti ognuno di essi vanta una peculiare formazione musicale e nel loro insieme incarnano molto bene questa visione multiculturale, è il caso dell’eclettico Riccardo Mendrile che si muove con disinvoltura tra la chitarra classica, liuto spagnolo, e oud, o del contrabbassista Paolo Cozzolino con alle spalle una lunga esperienza in Sud America, o ancora del percussionista Enrico Gallo, studioso di tamburi a cornice italiani e mediterranei. Ad arricchire ancor di più il sound ci sono anche alcuni ospiti come Olen Cesari (violino), Claudio Merico (violino), Matteo D’ Agostino (chitarra flamenca), Raffaele Pinelli (organetto), Paolo Modugno (saz, daf iraniano), e Alessandro Sessa (voce, chitarra battente). Ad aprire il disco è “Angelarè”, brano di un anonimo napoletano del XVIII secolo, caratterizzato da un arrangiamento di grande suggestione in cui il violino pizzicato, dialoga con gli strumenti a corde, dando vita ad una linea melodica molto elegante che si sposa perfettamente all’ottimo cantato della Mancusi. Da Napoli si passa al Salento con la pizzica “Alba (da Durazzo ad Otranto)” in cui spiccano il violino di Olen Cesari, l’organetto di Raffaele Pinelli e il saz suonato da Paolo Modugno. Si tocca poi la Sicilia di Rosa Balistrieri prima con la bella versione di “Omenaje A Rosa (Bottana De To’ Ma)” e poi “Omenaje A Rosa (Cu’ Ti Lu Dissi)”, fino a raggiungere la Liguria di Fabrizio De Andrè con “D’A Mae Riva (Cancion Per Bulerìas) proposta in un arrangiamento che ne esalta gli echi latino-americani che permeavano l’originale. Si torna al Meridione d’Italia e precisamente alla Calabria con “Festejo Calabrese”, impreziosita dalla chitarra battente di Alessandro Sessa, e caratterizzata da un sorprendente intreccio con il tradizionale peruviano “El Negrito Chinchivi”. Il vertice del disco arriva però con “Fado Romanesco (Le Coltellate)” a cui segue “Lloronas” in cui al “Canto Delle Lavandaie Del Vomero” è incrociato il tradizionale messicano “La Llorona”. Completano il disco la trascinante “Fenesta Tammurriata”, il brano tradizionale del Pistioiese “Ballata Per Maddalena” e la superba “Tarantella Del Bosforo” in cui ancora una volta assistiamo ad un confronto tra due canti “Suricillo” nella versione arrangiata da Roberto De Simone, e i suoni balcanici di “Uskudara Gideriken”. Chiude il disco “O Sole ‘E Pulecenella”, che ci riporta alla Campania, luogo di partenza di questo viaggio, che ci ha regalato Lavinia Mancusi, e che siamo certi rappresenta solo la prima tappa di un più intenso cammino, che sarà la sua carriera.
Salvatore Esposito