Nato nel 1972 a Birmingham, Bitty McLean, è il più giovane di sette fratelli, e ben presto cominciatosi ad appassionare alla musica, è diventato uno dei principali esponenti della scena reggae. Avevamo già avuto modo di ascoltarlo sul bel disco della Lee Thompson Ska Orchestra, uscito qualche mese fa, per omaggiare la scena rocksteady e ska, e nel quale era alle prese con una cover di Desmond Dekker, Fu Man Chu. In possesso di una voce bellissima ed acrobatica, ma soprattutto di grande gusto per le frequenze e il suono (Eh sì, perché è di questo che parliamo, quando trattiamo di musica, ovvero di suono), Britty si mixa i suoi dischi da solo, avvalendosi della collaborazione di elementi stellari a livello di sound, come Dunbar e Shakespeare alla sezione ritmica, e non è un caso il disco rechi nei credits “all riddims produced by Sly & Robbie”, come dire, tutti ritmi sono prodotti da loro due. Quei due, oltre ad essere figure leggendarie del sound giamaicano, si sono nei tempi ascoltati in “Infidels” di Bob Dylan. Ricordate la splendida “Jokerman”, prodotta da Mark Knopfler per il Bardo di Duluth? Ma basta scorrere la loro biografia su internet, per capire come questi Sly & Robbie abbiano davvero suonato con tutti. Per non farsi mancare nulla ecco il coinvolgimento di un altro ossessionato dal suono come il signor Keith Richards, sì proprio lui, che da sempre innamorato della musica reggae, non poteva mancare a questo appuntamento. La bella voce di Bitty McLean lo tiene lontano dal gangsta e dalla cattiveria richiesta ai più integerrimi rappresentanti del reggae, e la sua capacità di lavorare facendo sue covers di brani leggendari è un’arma a doppio taglio. La cosa importante, the main thing, è che il disco ha una godibilità favolosa, i suoni, dopo essersi abituati alla levigatezza e alla ricerca, che è stata approntata in termini di profondità di spettro sonoro e frequenze alte, è davvero bellissimo. Ancor più bello è ascoltare questa musica, che parla di caldo quando fuori imperversa un doveroso inverno padano. Ma questi signori, invece di parlare di musica come facciamo noi, loro la continuano a fare!
Antonio "Rigo" Righetti