Da qualche anno la RTE, la radiotelevisione nazionale irlandese, sta mandando in stampa dischi che raccolgono registrazioni storiche di musica tradizionale irlandese, provenienti principalmente dai suoi archivi. Qui presentiamo una manciata di lavori tratti da un catalogo molto più corposo – alcuni album non sono di recente pubblicazione, ma sempre disponibili nello shop del sito dell’ente (www.rte.ie/shop) o, qui da noi in Italia, presso Felmay (www.felmay.it) – che ci appaiono irrinunciabili per i cultori dei suoni dell’isola atlantica. Trentuno tracce, raccolte in due CD, ci presentano quarantadue tra i maggiori interpreti vocali e strumentali della tradizione musicale irlandese. Una poderosa testimonianza del vigore e dell’attualità delle espressioni musicali popolari d’Irlanda. Differenti generazioni di musicisti registrati dalla radio nazionale nel periodo 2003-2007 al festival Masters of Traditon di Bantry, nella parte occidentale della contea di Cork. Cast stellare, tra cui segnaliamo: Donal Lunny, Ronan Browne, Andy Irvine, Martin Hayes, Jacky Daly, Mairéad Ní Dhomhnaill.
“The Gold Ring” è un cofanetto di due CD dedicati a un monumento della musica irlandese: lo straordinario suonatore di uilleann pipes Willy Clancy (1918-1973), la cui cittadina natale Milltown Malbay, nella contea di Clare, ospita una scuola estiva a suo nome, divenuta in 40 anni un centro d’eccellenza che accoglie ogni anno a luglio migliaia di allievi, imprescindibile per suonatori e cultori della musica tradizionale . Il disco presenta sessantacinque tracce provenienti da diverse fonti d’archivio che mettono in luce l’impressionante e variegata mole di materiali suonati da Clancy, musicista paradigmatico per atteggiamento di apertura e capacità di assorbire le influenze più disparate. Siamo alle prese con brani che sono ormai classici del repertorio della cornamusa irlandese. Le note del corposo booklet sono affidate a Peter Browne, attualmente uno dei suonatori di uilleann pipes più stimati dell’isola nonché presentatore di programmi di musica tradizionale per i canali radio. Browne cura anche l’edizione di “Tuning the Radio”. Il musicista ha selezionato venticinque tracce registrate sul campo nell’arco temporale 1940-1952 dallo studio mobile dell’ente radio-televisivo di Stato.
I materiali sono stati sottoposti ad un’accurata opera di restaurazione e rimasterizzazione (in origine le registrazioni erano state fissate su dischi di acetato). Le note inquadrano il periodo di raccolta dei materiali dal punto di vista storico, politico, culturale e tecnico. Per ciascuna traccia sono fornite notizie su luoghi di registrazione, musicisti e tipologia del brano. I brani, strumentali e cantati, sono stati raccolti nelle contee di Cork, Kerry, Clare, Galway, Leitrim, Roscommon, Sligo, Donegal e Dublino. I ricercatori impegnati con lo studio mobile di registrazione sono Sean Mac Réamoinn, Proinsias Ó Conluain e il più noto piper e cantante Seasum Ennis, già attivo in precedenza come formidabile compilatore di raccolte con la Irish Folklore Commission. Dopo quegli anni pioneristici, Ennis produsse per la BBC il fondamentale programma As I roved out. Ai selezionatori si aggiunse, a metà degli anni Cinquanta, Ciaràn Mac Mathùna, un altro nome destinato a fare storia nella divulgazione della muisca di tradizione orale. Davvero notevoli i musicisti che possiamo ascoltare: i violinisti Paddy Killoran, Denis Murphy, Pàdraig O’Keefe e Miky Doherty, Leo Rowsome e lo stesso Ennis alle uilleann pipes, la Tulla Céili Band. Magistrali i canti, tra i quali segnaliamo “Shermore Fair near Carrick Town” eseguito da Thomas Moran, “Seachràn Chearbhaill” di Sean Choilm ‘ac Dhonncha e la canzone umoristica in forma di dialogo “Tigh Mór Ard”. Originalissima, poi, la registrazione a Valentia Island nel 1947 della canzone “La Mujer”, cantata da marinai o pescatori a strascico di probabile origine gallega.
Emblema dell’Irlanda, non poteva mancare una bella compilation dedicata all’arpa. “Masters of Irish Harp”
È un lavoro di ottima qualità sonora, una bella fotografia di sedici tra i migliori interpreti odierni dello strumento (quattordici arpiste e due arpisti), che corrispondono ai nomi di Grainne Hambly, Aibhlin McCrann, Laoise Kelly, Helen Davies, Paul Dooley, Anne-Marie O'Farrell, Siobhan Armstrong, Michelle Mulcahy, Maire Ni Chathasaigh, Kathleen Loughnane, Aine Ni Dhubhghaill, Cormac de Barra, Triona Marshall, Janet Harbison, Dearbhail Finnegan e Grainne Yeats. Musica per arpa (di foggia e tipologia diverse) sola o in combinazione strumentale (tromba e chitarra nel primo caso, chitarre acustiche ed elettriche, mandolino, basso elettrico e percussioni nel secondo, percussioni nel terzo) che attraversa i secoli: da brani eseguiti al famoso Belfast Harp Festival del 1792 che segna il primo revival dell’arpa nell’isola, al preludio della suite per liuto di Bach, dal repertorio di O’ Carolan ad arie e danze popolari, fino a composizioni del XX e XXI secolo.
L’avvento di Sean Ó Riada (1931-1971) come autore e divulgatore è una sorta di spartiacque per la musica irlandese, la sua parabola artistica, purtroppo interrotta dalla prematura scomparsa – dalle influenze schoenberghiane alla carica di direttore del dublinese Abbey Theatre, dalle notevoli opere di matrice liturgica al suo ruolo di presentatore nelle trasmissioni di RTE – condusse ad un’epocale trasformazione dello status della musica tradizionale irlandese. L’antologia “Orchestral Works”, con interpretazioni della RTE National Symphony Orchestra diretta da Robert Houlihan, ci introduce ad alcune pagine significative del compositore di Cork. Si inizia con le opere “giovanili” (1956) “Olynthiac Overture”, di marcata impronta drammatica, e “The Banks of Sulan”, dallo spirito pastorale. Si passa poi alle combinazioni di serialismo, moduli medievali, stilemi tradizionali irlandese, modernismo stravinskiano di “Hercules Dux Ferrariae”, una delle composizioni più eseguite di Ó Riada. “Seoladh na nGamhan” porta in sé più intensi i motivi popolari irlandesi, mentre echi bartokiani si avvertono in “Nomos No. 4 for Piano and Orchestra”. La suite orchestrale “Mise Éire”, colonna sonora del documentario di George Morrison sulla fondazione dello stato irlandese, diede enorme celebrità a Sean Ó Riada, rappresentando uno dei suoi passaggi compositivi più fulgidi. Una bonus track presenta l’altrettanto celebre “Mná na hÉireann”, composta sulla base della poesia di Ó Doimín e affidata alla voce dell’amico e grande cantante Sean Ó Sé, componente dei Ceoltóirí Chúalann, l’ensemble di strumenti tradizionali irlandesi creato dallo stesso Ó Riada nel 1960, portatore di un sound che rivoluzionerà la tradizione irlandese.
Concludiamo questa carrellata con un’incisione che presenta un altro pilatro della tradizione orale irlandese, Tommie Potts (1912-1988), leggendario ed influente violinista, da un lato musicista di tradizione dall’altro epitome dell’innovazione, versatile strumentista dalla chiara cifra stilistica, personalità acuta, estimatore ed esecutore di musica classica (Vivaldi, Bach, Beethoven Chopin, Liszt), appassionato di una grande varietà di espressioni musicali, dall’opera alla gypsy music, dalla canzone napoletana al gregoriano, da Bing Crosby a James Galway. La sua soggettività umana ed artistica emerge dalle note dell’eminente compositore ed accademico Mícheál Ó Súilleabháin, ma soprattutto dai quarantasette brani dell’antologia che rappresenta una chicca, visto che prima della pubblicazione di questo disco “The Liffey Banks” (1972) era l’unica incisione commerciale di Potts. La raccolta comprende musiche e interventi parlati di Potts registrati in studio e nel corso di trasmissioni della RTE, ma provenienti anche da nastri privati e finora inediti. Una vera delizia!
Ciro De Rosa
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