Cantautore, regista teatrale e docente universitario, Víctor Jara è considerato al pari di
Violeta Parra, ai Quilapayún e agli Inti-illimani uno dei simboli della musica sudamericana ed in particolare della nueva canción chilena, movimento culturale ed artistico che sostenne con forza il governo di Salvador Allende, allorchè nel 1970 venne eletto presidente del Cile. Nonostante le tante riforme a favore della collettività, il sogno fu di breve durata, perché l’11 settembre 1973 il colpo di stato della giunta militare del generale Augusto Pinochet rovesciò
il governo di Allende, complice la politica scellerata degli Stati Uniti allora guidati da Richard Nixon, lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue. Tra le tante vittime c’era anche Victor Jara, che dopo diversi giorni di prigionia nello Estadio Nacional de Chile, trasformato in un improvvisato campo di concentramento, venne trucidato barbaramente e abbandonato in una fossa comune. Nonostante dopo la morte, sia seguita una vera e propria damnatio memorie ad opera del regime miltare di Pinochet nei confronti di Jara, le sue canzoni hanno lasciato un segno profondo, diffondendosi in brevissimo tempo in tutto il modo. E’ un anno dopo la morte del cantautore cileno che Ugo Guizzardi e Angelo Palma cominciano ad appassionarsi alla nueva canción chilena grazie all’incontro con gli Inti-Illimani, che dopo il golpe chiesero asilo politico in Italia. Da quell’incontro alcuni anni dopo è nato anche il gruppo Umami, da lungo tempo attivo nella riproposizione della musica andina, ma a quarant’anni esatti da quel tragico golpe che insanguinò il Chile, Guizzardi e Palma hanno di recente dato alle stampe per Felmay lo splendido “Cancion Nueva”, disco che raccoglie quattordici brani dal repertorio di Victor Jara, incisi con l’aiuto di alcuni collaboratori storici e qualche più recente strumentista. Ben lungi dall’essere un semplice album celebrativo, questo disco è la fotografia di un momento storico visto con gli occhi di due musicisti italiani, che hanno vissuto quelle vicende come spettatori e allo stesso tempo come protagonisti, ora entusiasmandosi per la rivoluzione socio-culturale che animava il Cile, ora soffrendo empaticamente il suo violento epilogo. Durante l’ascolto ritroviamo tutta la bellezza e la profondità di brani come "El Aparecido” , “A Cochabamba me Voy” e “Te Recuerdo Amanda” in versioni intense e vibranti, in cui si apprezza tutto l’amore che Guizzardi e Palma nutrono per le canzoni di Jara. Il vertice del disco è senza dubbio la splendida versione di “Manifiesto” impreziosita dalla voce di Lalli, ma non è tutto perché riascoltando ogni singolo brano, si ha la netta sensazione che sia stato scritto appena ieri. L’attualità del messaggio di Jara, spicca ancor di più in queste riletture. Oggi come ieri, nonostante gli scenari politico-economici siano cambiati, ad avere il mondo in pugno è la logica del profitto indiscriminato a favore delle grandi banche di affari, delle agenzie di rating e delle multinazionali, incurante degli immani costi che pagano le fasce deboli del mondo. Laddove la globalizzazione ha accorciato le distanze, allo stesso modo ha creato divari incolmabili tra un nord e un sud del mondo, senza che noi ce ne accorgessimo. Così le canzoni di Jara riportando al centro queste tematiche, si trasformano in un impegnativo viatico per il futuro, e sebbene la musica non cambi la storia, un verso, una frase, può lasciare un segno profondo nel cuore della gente.
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Sud America e Caraibi