Un disco di punk rock fatto da dei quasi settantenni che ragionano crepuscolarmente sulla morte. Il disco è bruciante nella sua essenzialità, e su Iggy, cosa dire che non è stato detto? Lui l’ho visto decine di volte tra il 1978 e il 2013, l’Iguana è da sempre una delle manie di “my big brother” Riccardo, colui che più di ogni altro mi ha ispirato negli ascolti e nel gusto che, converrete, è parecchio alto rispetto ai miei ascolti musicali. Si andava a vedere i concerti di Iggy, e delle svariate decine di musicisti che lo accompagnavano per vedere dove l’Iguana avrebbe portato il limite dello show. E lui non deludeva. Ora, dopo la morte di uno dei membri fondamentali del gruppo, il chitarrista Ron Asheton scomparso nel 2009, il gruppo ha ritrovato alla chitarra il seminale chitarrista James Williamson e al basso il mito del post punk Mike Watt già nei Minutemen e nei fireHOSE. Disco potente e molto coeso, trentaquattro minuti degni di un long playng (è un complimento!), rifila una serie di riffettoni di rock vero, sui quali Iggy scatena la sua voce divenuta profonda e meno barking del solito. C’è spazio per un paio di stupende ballate e il termine rock è esatto, vero, sporco sudato, non come succede in Italia coi nostri pseudo rocker da t-shirt da boutique e incapaci di confezionare un vero disco rock, laddove per rock si intende l’attitudine, i suoni, il concept, l’incazzatura e la follia spensierata. Se poi, come me, siete dei feticisti e vi piace approfondire, c’è in giro un documento che non potete farvi sfuggire, trattasi difatti del mitico rider di Iggy and The Stooges. Il rider è quella parte del contratto tra un artista e la venue, dove questi si esibirà che serve ad inserire richieste a volte incomprensibili o estremamente pretenziose che rappresentano un appiglio in caso di problemi. Storia vuole che i Van Halen avessero nel rider la richiesta di un cestino di M&M’s solo marroni. In quello di Iggy c’è di tutto. Sette nani o al limite, una ballerina di danza del ventre. Una bottiglia di salsa molto piccante, per evitare di sentire il gusto degli affettati ect. ect. Questo solo per dirvi che il rock è vivo e vegeto. Grande disco. Anche perché non è affatto facile cantare sopra riff cos.. Seriously.
Antonio "Rigo" Righetti