Talentuoso fagottista siciliano, Salvatore Arena, vanta un percorso musicale che spazia dalla musica classica con diverse orchestre sinfoniche europee, alle big band con la “City Brass Orchestra”, per toccare il jazz. La sua originalità e il suo virtuosismo fanno di lui uno dei più apprezzati fagottisti del momento, e questo soprattutto per il suo approccio sperimentale al suo strumento di elezione, che lo ha portato ad esplorarne le grandi potenzialità, e attraverso l’improvvisazione a far emergere un fraseggio swing originale ed elegante. Dopo una lunga serie di collaborazioni con artisti del calibro di Paolo Fresu, Dekel Bor, Michael Advenisky, Adel Banta, Jeremy Zmita, Buch Morris, Charlie Descarfino, e Daniela Schaechter, recentemente ha intensificato le attività del suo quartetto, arrivando a pubblicare il recente “New Friday Morning”, disco che raccoglie otto composizioni autografe. Si tratta di un lavoro di grande pregio in quanto mette in luce non solo la complessità di scrivere per un quartetto jazz che veda protagonista un fagotto, ma anche la sua grande attenzione nel mescolare timbriche, linguaggi e sonorità diversificate. Ad ispirare il disco è il nuovo giorno da vivere, da esplorare e in questo senso mai titolo fu più adatto a sottolineare anche l’approccio compositivo di Arena, che mette al centro della sua ricerca non solo l’improvvisazione ma anche una giusta dose di tecnica e frizzante creatività. In questo senso determinante è anche l’apporto degli altri musicisti che completano il quartetto ovvero Paolo Pavan (piano), Carmine Iuvone (contrabbasso) e Alessandro Marzì (batteria), che contribuiscono a dar vita ad un interplay travolgente ed accattivante. Brillano così brani come l’iniziale “Walking To Manhattan”, la coinvolgente “Dolphy Street”, o ancora quel gioiellino che è “Carlini” in cui il fagotto di Arena dialoga in modo sorprendente con il piano. Di ottima fattura sono anche la title track, la notturna “Like Saturday”, e la conclusiva “ZA” in cui il fagotto nella parte centrale disegna una linea melodica di cristallina bellezza, mentre il piano si muove sinuoso in sottofondo. L’aver inserito uno strumento tipico delle orchestre classiche in un quartetto jazz, non è dunque una forzatura ma piuttosto il tentativo riuscito di trovare nuove timbriche e nuovi suoni a questo strumento, un voler spostare più avanti la frontiera, superando le barriere e i classici schemi. “New Friday Morning” è così un disco jazz di ottima fattura che non mancherà di impressionare ed entusiasmare anche gli ascoltatori più prevenuti.
Salvatore Esposito
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