
Partiamo da lontano, come nasce Alessio Lega cantautore?
Nasce da un aspirante fumettista che ha pensato che le sue storie voleva raccontarle di persona, davanti alla viva presenza del pubblico.
Ci puoi parlare del tuo processo creativo? Come nascono le tue canzoni, quali sono le tue ispirazioni?
Un inesausto amore delle parole, di come si accorda il loro suono alla melodia, si incontra con delle storie che mi ossessionano, che non mi lasciano in pace. Poi è un mestiere da pigri: continuare a rigirarsi le parole in bocca con la chitarra in mano, finché musica e parole non s'innamorano per sempre. Purtroppo è la sola unione che dura per sempre... Così nascono anche le canzoni d'amore.

Sono talmente tanti i miei modelli, che sono dieci anni passati che scrivo ritratti di musicisti per A rivista anarchica (parzialmente raccolti nel libro "Canta che non ti passa"). È necessario rubare in molte case per sembrare originali!
Il tuo primo disco “Resistenza e Amore” ti è valso la Targa Tenco, come si è evoluto negli anni il tuo stile cantautorale?
Dalla musica delle parole alla musica delle storie. La Targa Tenco - a suo tempo - mi rassicuró sul valore di questo percorso.
“Sotto Il Pavé La Spiaggia” realizzato con i Mokacyclope è un tributo alla canzone d’autore francese, quanto è stato importante per te questo disco?
È servito a chiudere il lavoro di un decennio di riflessione sui miei maestri... Per riaprire un nuovo decennio di lavoro su altri maestri!
“E Ti Chiamaron Matta” è dedicato alle canzoni di Gianni Nebbiosi, quanto hanno da dire ancora le sue canzoni?
Purtroppo a distanza di quasi quarant'anni da quelle canzoni - e di più di trenta dalla "legge Basaglia" - la repressione del disagio è un triste paradigma della nostra società.
Detto questo trovo che siano canzoni bellissime sotto ogni profilo, dunque mi da sempre una grande soddisfazione cantarle.

Di questo progetto sono particolarmente fiero. Ritratti di 28 musicisti stranieri in forma di racconto, molti dei quali completamente sconosciuti in Italia. Un disco con 16 brani di 16 autori tradotti e cantati dal medesimo autore del libro. Non sta a me dire se è un buon lavoro, ma certamente è un esperimento unico.
Hai lavorato al progetto “Leva cantautorale degli anni Zero” ce ne puoi parlare?
È una ricognizione sulla nuova generazione di cantautori, un doppio CD curato dal Club Tenco e dal MEI. Potrei dirti: "...e che bello il mio tempo, che solitudine, che bella compagnia".
Venendo al tuo nuovo disco “Mala Testa”, come nasce questo nuovo lavoro?
Mala Testa nasce per ribadire che questo tempo merita nuove canzoni, nuove rivolte, nuove indignazioni, nuovi amori.
Il disco contiene diciotto brani, divisi in tre parti (Tornare a Bomba, Romanzo di Formazione, Le Storie Cantate), come è nata la scelta per questa struttura così particolare?
Per suggerire un ordine di lettura, una suddivisione in capitoli, quasi fosse un libro.
Al disco hanno partecipato Paolo Pietrangeli, Paolo Ciarchi e Ascanio Celestini, quanto è stata determinante la loro presenza?
Totalmente determinante, quanto quella di tutti gli altri musicisti! Io sono contrario al concetto di "featuring" l'ospite aggiunto a decorare un brano. La voce di Pietrangeli, la canzone e lo sketch di Ascanio, l'anarchia sonora di Paolo Ciarchi, sono la carne e il sangue di quei brani. Tu hai giustamente usato il termine "partecipazione", e - come diceva Gaber - la libertà è partecipazione.
Lo splendido lavoro di Matteo Fenoglio sull'immaginario visivo di Mala Testa rappresenta un altro tributo alla tradizione dei Cantastorie e dei loro cartelli dipinti.
Ascoltando il disco, ed in particolare brani come Frizzullo si respira un aria che rimanda al Nuovo Canzoniere Italiano, al quale hai collaborato dal vivo… qual’è il punto di contatto che lega le canzoni del disco a questa tua esperienza?
Sono figlio del lavoro di ricerca, riproposizione e nuova raccolta del Canzoniere. Ho frequentato i loro dischi ben prima di avere la fortuna di frequentare quei protagonisti. Oggi posso con orgoglio dire di essere stato un po' adottato e di essere entrato nel "Circo Ciarchi", nell'orchestra Giovanna Marini, in Calle Gualtiero Bertelli, ecc.
Tra i brani che mi hanno colpito di più c’è “I Baci”, una canzone d’amore tenue e allo stesso tempo toccante, anomala per così dire per il tuo repertorio…
In realtà io scrivo parecchie canzoni d'amore...solo che una sorta di pudore mi spinge a rivelarne al pubblico solo una minima parte... Ma sogno prima o poi di fare un disco che sveli questo repertorio "segreto".
“Risaie” è introdotta da un frammento di Addio Morettin, e ci riporta allo sfruttamento delle donne che raccoglievano riso, tra accenni alla Daffin e ai film come Riso Amaro, quanto è attuale cantare ancora delle risaie?
È del tutto inattuale, dunque è necessario: chi non sa da dove viene non può capire dove va.
I nuovi schiavi sono gli immigrati extracomunitari. Spartaco pare l'abbiano visto l'ultima volta a Rosarno...
Quanto è autobiografica “La Scoperta di Milano” per te che sei un cantautore “terrone” venuto dal sud?
È del tutto autobiografica, proprio perché rifà il verso al grande maestro Enzo Jannacci.
“Matteotti” e “Corso Regina Coeli” riportano alla luce la vicenda dell’uccisione di Giacomo Matteotti. Quanto è necessario riscoprire voci come la sua, in una politica ormai al capolinea?
Non solo il lavoro espressamente "politico" ma ogni lavoro comporta delle scelte. Anche il lavoro di chi può vendere ad esempio il prodotto di una multinazionale piuttosto che uno equosolidale. O quello di un cantastorie che preferisce raccontare la storia di Dino Frisullo e di Giacomo Matteotti. A volte queste scelte possono costare moltissimo. Ma sempre è possibile scegliere fra la coerenza e l'asservimento al più forte.
“Difendi L’Allegria” è tratta da una poesia di Mario Benedetti, come nasce questo brano?

Concludendo ne “La Piazza, La Loggia, La Gru” si intrecciano le storie di Piazza Loggia, e quelle di alcuni operai extracomunitari che per protesta salgono su una gru. Cosa le tiene insieme?
Il fango dell'ingiustizia, il vento dell'oblio, l'acciaio delle catene, i bulloni che stritolano la speranza, la tormenta del fascismo vecchio e nuovo... Tutto questo tiene assieme queste storie, queste parole, queste melodie. E poi l'amore e nonostante tutto un'indomabile speranza me le fa cantare.
Alessio Lega – Mala Testa (Obst und Gemüse/Audioglobe)

Salvatore Esposito
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Storie di Cantautori