Conosciuta in tutto il mondo per le sue eccezionali doti vocali, Lhamo Namgyal è una cantante tibetana, nata e cresciuta in una famiglia con una lunga tradizione musicale, tanto che sin da giovanissima ha avuto modo di studiare a Dharamsala presso il prestioso Tibetan Institute for Performing Arts (TIPA), dove si è formata per oltre quattordici anni sotto la guida dei più importanti maestri dell’Opera e della Musica Classica Tibetana. Negli anni la cantante tibetana ha dato vita ad un intenso percorso di ricerca sul legame che intercorre tra la musica tradizionale della sua terra e la dimensione spirituale e religiosa del Buddismo, culminato nel 2009 con l’inizio delle registrazioni della trilogia discografica “An Anthology Of Tibetan Folk Songs”. Il primo volume sottotitolato “Musical Offerings 1”, raccoglie tredici brani incisi in completa solitudine dalla Namgyal, e provenienti esclusivamente da tre aree del Tibet ovvero Amdo, Kham e U-Tsang. Accompagnandosi con il dranyen (il liuto Tibetano), il dulcimer e in alcuni casi il flauto, la cantante tibetana tocca il cuore della tradizione della sua terra, andando a riportare alla luce non solo le strutture originarie dei vari brani, ma li arricchisce con l’improvvisazione, altro aspetto fondamentale della musica tibetana. Siamo così di fronte a brani dalla forte tensione immaginifica ed evocativa, che spaziano dalle Lu tipiche ninna nanne dell’area Est del Tibet (“Tongi”) a scorci naturali (“Aima Gangri”, “Orog Nachung”, “Angun Thoenpo”) fino a toccare invocazioni religiose come la splendida “Relpa Thungso, proveniente dall’area ovest. Chiudono il disco “Changsem” con il suo intreccio tra voce e dulcimer e l’intenso mantra dedicato al Dalai Lama. “Dhungkarla” in cui la voce della Namgayal arriva a toccare le corde del cuore dell’ascoltatore. Ricco di grande fascino e caratterizzato dal grande pregio sotto l’aspetto etno-musicale, questo disco merita un ascolto attento non solo per cogliere tutte le sfumature timbriche della voce della Namgyal, ma anche per scoprire la profondità spirituale della musica tibetana.
Salvatore Esposito
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