Premio Nazionale Città di Loano Per La Musica Tadizionale Italiana VIII Edizione, Loano (Sv) 23-27 Luglio 2012

Mascarimirì
Per dare il senso degli otto anni dei folk awards italiani del Premio Nazionale Città di Loano, partiamo dalla terza serata con il concerto del quartetto Mascarimirì, fusione ad alto calore sonico di ritmi di pizzica ma anche di ballo sul tamburo dell’entroterra partenopeo, di canti narrativi e stornelli, di balli guasconi e profumi di Algeri, suonati con i nuovi strumenti popolari del XXI secolo (programmazione al computer ed elettronica) che vanno di pari passo con tamburelli, plettri e ciaramella. I salentini hanno sbancato, facendo addirittura ballare una fetta di spettatori: un pubblico senz’altro diverso per attitudine dall’audience giovanile, da club o da rovente festa salentina, cui questi musicisti sono abituati. È il segno tangibile della credibilità maturata nel corso di otto edizioni del Premio che hanno in una certa misura guidato, anzi “educato”, un pubblico per lo più di vacanzieri in età matura, anche se a riempire il lungomare della riviera ponentina non mancano generazioni di mezzo e una manciata di giovanissimi. 
La premiazione di Roberta Alloisio
 Un pubblico che con convinzione accoglie quanto proposto dalla direzione organizzativa ed artistica della manifestazione (Associazione Compagnia dei Curiosi e John Vignola), all’interno di quella rosa di nomi che con le loro uscite discografiche i giurati del Premio hanno indicato come meritevoli di attenzione. In otto anni il festival loanese ha fotografato quasi tutto il meglio di quanto sta accadendo in Italia nel variegato mondo della musica tradizionale, dai maestri dell’oralità a strumentisti, cantanti e compositori che declinano in modi eterogenei il nostro patrimonio sonoro popolare. Filo rosso della manifestazione 2012 “La città e i suoi margini”: le musiche tradizionali del mondo contadino e pastorale intrecciate con le culture urbane, con i movimenti migratori di ieri e di oggi; una narrazione sviluppata negli oramai consueti incontri pomeridiani e nei concerti serali, tutta tesa a ribadire il concetto di tradizione come processo, distante da idee di fissità, di “purezza” (eppure c’è chi si ostina a cercare il milanese puro o il torinese di razza) o passatismo nostalgico. 
Il Premio come "realtà culturale" a SquiLibri
In realtà, l’edizione 2012 si è aperta con l’anteprima istituzionale genovese, nel corso della quale è stato premiato Nanni Svampa (riconoscimento alla carriera), figura eccezionale di ricercatore della canzone popolare milanese, artista le cui origini sono da ricercare soprattutto nella Milano operaia e impiegatizia del dopoguerra. Il primo pomeriggio di incontri ha portato in Piazza Palestro Domenico Ferraro, responsabile editoriale di Squilibri, editore premiato come “realtà culturale” per il meritorio lavoro di ricerca e divulgazione di materiali etnomusicali. Nello specifico, a Loano si è parlato – oltre che con Ferraro, anche con Enrico Grammaroli e Omerita Ranalli – del secondo volume della collana “I giorni cantati”, pubblicato in collaborazione con il circolo Gianni Bosio. Il lavoro, intitolato Mira la Rondondella. Musica, storia e storie dai Castelli Romani, è un prezioso cofanetto, curato da Alessandro Portelli e costituito da un libro e due CD, che raccoglie canti, musiche e racconti che attraversano un secolo di storia d’Italia. A completare lo sguardo sui margini di Roma, BandaJorona, in perfetta sintonia nel tenere insieme passato e presente, che ha presentato l’ottimo nuovo album Mettece sopra (Goodfellas). 
BandaJorona
Il trio femminile, con in testa Bianca Giovannini, potente per voce e presenza scenica, attinge a forme della tradizione urbana e rurale, tiene conto della lezione di modelli di ricerca (Graziella Di Prospero, Ettore de Carolis) ed interpretazione romanesca (Gabriella Ferri), strizza l’occhio anche alla vocalità esplosiva della cantante rom Esma Redžepova, ma si apre a collaborazioni con poeti, attori e musicisti non tutti di matrice folk. Alla sera, ci si è messi in viaggio con la lentezza delle littorine, lungo le vie secondarie della direttrice ionico-tirrenica, attraverso i paesaggi evocati dalle musiche delle Antiche Ferrovie Calabro-Lucane, l’ensemble guidato dall’irresistibile professore Ettore Castagna. Lira calabrese, zampogna, organetto, flauti, grancassa, tamburello, chitarra battente sono gli strumenti di una band dal grande tiro. Il loro è un suono “usu anticu”, che è emblema dell’incontro di eccellenti musicisti: tre calabresi e un lucano, “autentici” meridionali, ma anche settentrionali, propositori dell’espressività popolare per filiazione diretta o per scelta estetica. 
Antiche Ferrovie Calabro-Lucane
Scorrono i brani del pregevole disco Àlaca (Alfa Music), viscerali, passionali ed ironici, freschezza ed intesa perfette. Dal repertorio degli indimenticati Re Niliu arriva una filastrocca, cui si aggiunge perfino una rivisitazione della battiatana “Stranizza d’amuri”. Nanni Svampa non è stato presente nei giorni del festival, ma della sua Milano e del farsi della canzone milanese si è parlato con personalità d’alto profilo come Gianni Mura e Enrico de Angelis, affiancati dagli interventi musicali di Claudio Sanfilippo (voce e chitarra), che a Loano ha presentato il suo album I parol che fann volà. Più ad est, lo sguardo si è posato su Verona, partendo dal volume Ettore Scipione Righi: il canto popolare veronese, curato da Silvana Zanolli e Alessandro Nobis (CiErre Edizioni-MusicAcustica), presenti a Loano per raccontare l’infaticabile lavoro di documentazione del notabile ottocentesco Righi che, non diversamente da analoghe esperienze di fervore compilatorio in Italia e in Europa, raccolse tra la città scaligera e le valli limitrofe oltre 1000 canti popolari, ma anche un centinaio di melodie. 
Ensamble Righi
Ad accompagnare la presentazione, il garbato ensemble Righi, un trio composto dalla chitarra di Alfredo Nicoletti (già fondatore del Canzoniere Veronese negli anni ’70), il violoncello di Paola Zannoni e la bella voce di Giuliana Bergamaschi. Ancora una città protagonista, Genova, questa volta per il disco vincitore del Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana. Janua è il CD premiato, che bissa il successo nelle Targhe Tenco per ricerca linguistica, poetica e musicale condotta dalla splendida voce di Roberta Alloisio, coadiuvata dal sapiente lavoro musicale di Fabio Vernizzi. Con maestria, Roberta ci conduce tra figure dell’immaginario femminile della tradizione popolare genovese e ligure. Un’altra lettura della tradizione, qui reinventata elegantemente, grazie a musicisti di eccellente levatura, (oltre al già citato Vernizzi, ricordiamo il percussionista Marco Fadda), che sposa forma canzone, umori jazz e world, peccando, talvolta, di eccessivo autocompiacimento. 
Mario Incudine
Su diverse frequenze la trad-innovazione di Mascarimirì, che, si è già detto, hanno riscosso un notevole successo, per nulla scontato. Ancora rotta verso Sud con Mario Incudine (voce e chitarra) ed Antonio Vasta (fisarmonica, zampogna a paru, tastiera), che accolti da chi scrive, presentano brani tratti da Italia talìa (EmArcy /Universal): un disco intriso di poesia, raffinato, che accosta strumenti colti e popolari, adotta modelli sonori in cui si sono sedimentati stilemi del folk revival del Sud, ma abbraccia anche la canzone d’autore e sonorità delle altre sponde mediterranee, senza dimenticare il linguaggio del rock. Descrivendo un’Italia “appinnuta all’Europa”, quella di Incudine è voce ardita, non complice, non smemorata, che denuncia mali e nefandezze di oggi o rievoca ferite ancora aperte per chi ha voglia di verità di giustizia. Lo fa con animo sensibile di siciliano, ascrivendosi a quella Sicilia del riscatto, che non si rassegna al saccheggio morale e materiale. Tra i brani eseguiti anche il toccante “Escusè muà pur mon franzè”, racconto-ricordo di un sopravvissuto alla tragedia di Marcinelle che il dolore e la vergogna di essere stato risparmiato rendono muto, costringendolo a scappare lasciando la sua innamorata belga. 
Ambrogio Sparagna e Francesco De Gregori
Il Festival ha dato spazio alla danza, proponendo uno stage di danze delle Quattro Province, curato da Annalisa Scarsellini, ed uno sulle danze occitane delle valli piemontesi, proposto da Silvio Peron e Marisa Dogliotti. Dopo tre giorni di lezioni, si è andati al ballo in Piazza Rocca, dove hanno intrattenuto il pubblico gli organetti dello stesso Peron e dei giovani di Jouvarmoni e la formidabile coppia Stefano Valla (piffero) e Daniele Scurati (organetto) con le loro musiche da danza dell’Appennino. Il gran finale ha portato all’Arena del Principe di Loano Vola Vola Vola, progetto che fa incontrare la canzone d’autore di Francesco De Gregori con i timbri, i ritmi e le voci dell’Orchestra Popolare Italiana, diretta da Ambrogio Sparagna. Cappello da capitano bianco e blu in testa, De Gregori, come già nel 2005 al concertone de La Notte della Taranta targato Sparagna, attacca le terzine dantesche a tempo di pizzica. Si susseguono i brani dell’omonimo disco appena pubblicato: vecchie canzoni del Principe rivestite dei ritmi dell’Italia centrale e meridionale, canzoni dello stesso Sparagna, tra cui emerge la splendida poesia di Scotellaro (“Noi non ci bagneremo”), musicata da Ambrogio. 
Ambrogio Sparagna e Francesco De Gregori
Emozionano “La ragazza e la miniera”, “San Lorenzo” e “Santa Lucia”, ma anche il tradizionale su musica di Sparagna “Quanno so’ morto”, che mette in risalto la potente voce di Raffaello Simeoni, e l’autobiografica "Canzone pe' Jacuruzingaru", che arriva dall’album d’esordio di Sparagna. Diversamente dal disco, a Loano manca il coro popolare e siamo privati della veracissima Maria Nazionale; la scrittura di Sparagna è nota: l’organetto in primo piano ad accendere la melodia, l’impianto ritmico che predilige le pulsazioni del centro-sud, i solismi ed i pieni orchestrali. Il compositore di Maranola ha il piglio da mattatore: si fa cantastorie, cantante (la sua voce non sempre è smagliante) e direttore d’orchestra; cerca continuamente il coinvolgimento ritmico del pubblico, saltella lungo il palco, si diverte, eccome.
Raffaello Simeoni
Col suo canto De Gregori porta quel quid vocale inconfondibile, duetta con Ambrogio in "Dormi piccola carina", fa cenni di approvazione verso l’orchestra di giovani talenti: Valentina Ferraiuolo (tamburelli e voce), Lucia Cremonesi (viola), Antonio Vasta (piano, zampogna e organetto), Antonello Di Matteo (zampogna, clarinetto), Cristiano Califano (chitarra), Diego Micheli (contrabbasso), Ottavio Saviano (batteria), e di veterani come Raffaello Simeoni (flauti, ciaramella, mandola e voce) ed Erasmo Treglia (violino, ghironda, marranzano, flauto armonico, ciaramella, conchiglia, richiami). Gli oltre mille spettatori sono in piena sintonia, riconoscono, applaudendole, le canzoni di De Gregori che arrivano dal tempo degli LP, numerosi anche i fan di Ambrogio. Alla fine tutti felci, pubblico, addetti ai lavori e organizzatori e partener istituzionali, Comune di Loano in primis. Si chiude con un trionfo la rassegna che conferma la fedeltà alle scelte di alto profilo culturale del Premio, divenuto un presidio della musica di ispirazione tradizionale. Al sabato, tra una farinata e una fritturina di acciughe, si commenta quanto accaduto e si comincia a pensare al prossimo anno.

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Ciro De Rosa
Nuova Vecchia