Considerato uno dei libri fondamentali del tarantismo, San Paolo dei Serpenti di Brizio Montinaro, pur essendo uscito nel lontano 1996 è ancora oggi tra i libri più apprezzati della tradizione salentina. Partendo dalle ricerche sul tarantismo compiute da Ernesto De Martino, il ricercatore salentino nel 1974 verificò che questo fenomeno, sebbene ridimensionato, era ancora molto vivo a Galatina unitamente al culto di San Paolo, la cui chiesa conserva ancora oggi un pozzo da cui sgorgava l’acqua sacra che guariva le tarantate. E’ nato così un lungo percorso di ricerca che prende le mosse proprio dal culto di San Paolo, e precisamente da un passo degli Atti degli Apostoli nel quale si racconta che dopo un naufragio a Malta, il santo venne morso da una vipera e nonostante il veleno riuscì a salvarsi. Da quel momento egli fu considerato il santo dei serpenti e a lui vennero consacrati in vari luoghi dei pozzi, per ricordare che laddove egli si recava a predicare usava battezzare con acqua di fonte coloro che si convertivano al Cristianesimo. Il culto di San Paolo, che aveva vinto il serpente, che simboleggiava Satana e il Male, si estese rapidamente in tutta l’Italia meridionale dalla Sicilia alla Calabria fino a toccare la Puglia ed in particolare a Galatina e Copertino. Montinaro nel suo saggio coglie alla perfezione non solo le origini di questa particolare venerazione ma tratteggia con grande competenza anche il modo in cui il patronato del santo si è esteso dai serpenti alle tarantate per toccare poi le pratiche magiche, e quelle coreutiche del tarantismo.
Torna così alla luce tutto il mondo rurale legato alla Grecìa Salentina del quale Montinaro ci schiude le porte conducendoci alle radici di credenze e tradizioni, senza cedere mai al racconto fine a se stesso o alla ricerca inproduttiva ma piuttosto analizzando con dovizia di particolari le connessioni etnologiche e quelle antropologiche del tarantismo. San Paolo dei Serpenti è dunque un testo fondamentale per quanto vogliono avvicinarsi allo studio del tarantismo, non solo come fenomeno sociale ma piuttosto come argomento di grande interesse etno-antropologico.
Salvatore Esposito