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Diplomata al Conservatorio di Milano in arpa moderna e in didattica della musica, Roberta Pestalozza è una talentuosa musicista dal percorso musicale articolato iniziato dapprima all’interno delle orchestre e poi evolutosi in una personalissima ricerca attraverso le tante tecniche che caratterizzano il suo strumento di elezione spaziando dallo studio dell’arpa paraguayana a quella irlandese fino a giungere a quella bretone. Successivamente il suo interesse si è rivolto allo studio dei canti della tradizione orale italiana, e partecipando ad alcuni viaggi musicali di ricerca promossi da Giovanna Marini è nata la sua passione per la ricerca, trascrizione e rielaborazione di canti legati alla tradizione popolare. L’incontro con Roberto Leydi però le apre un mondo che rapisce la sua curiosità di arpista, infatti grazie a lui scopre che a Viggiano, un comune della Basilicata è sopravvissuto miracolosamente l’uso dell’arpa popolare e dopo essersi recata là, riesce a mettersi in contatto con l’ultimo suonatore di un paese vicino, Rocco Rossetti. Da quell’esperienza prende vita nel 2004 il suo primo album, Giorovaga, un disco per soli voce ed arpa nel quale Roberta Pestalozza, rilegge alcuni canti della tradizione del Sud Italia con l’aggiunta di due sue composizioni poste in apertura ed in chiusura. A distanza di quasi sei anni dall’esordio, Roberta Pestalozza torna con un nuovo album, Ammacunà, che rappresenta un ulteriore evoluzione del suo percorso artistico. Infatti, a differenza dell’esordio, questo nuovo album presenta undici brani, per lo più autografi, che la vedono diventare lei stessa una cantastorie proprio come quel suonatore di arpa che aveva incontrato in Basilicata. Come lei stessa scrive nelle brevi note di copertina, Ammacunà è “un termine dialettale, rimanda all’operazione del mescolamento di elementi diversi”, e seguendo anch’essa questo procedimento la vediamo spaziare attraverso varie tradizioni musicali italiani dalla Basilicata al Molise fino a toccare la Bassa Padana e il Nord-Est. Durante l’ascolto si percepisce chiaramente come la sua voce e l’arpa muovendosi in totale simbiosi formino un tutt’uno armonico sorprendente come dimostra la splendida Alla Musica, nella quale il ritornello riprende la celebre aria del Nabucco Va’ Pensiero, quest’ultimo cantato con un’intonazione vocale molto simile a quella della sua mentore, Giovanna Marini. Il risultato è senza dubbio sorprendente come dimostrano l’intensa title track, la splendida versione di A Quell’Omm di Ivan Della Mea, interpretata in modo davvero magistrale, ma soprattutto la splendida Transumanza, proveniente dalle ricerche di Mauro Gioielli a Capracotta (Is). Ammacunà è un disco prezioso da ascoltare con attenzione, facendo attenzione ad ogni sfumatura, ogni suggestione nascosta nelle splendide trame sonore intessute dall’arpa di Roberta Pestalozza, il cui approccio rigoroso alla scrittura e alla rielaborazione dei materiali tradizionali non può che essere un esempio per tanti suoi colleghi, cantautori o ricercatori che siano.
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Basilicata