Cantante ed autrice pistoiese, Giuditta Scorcelletti è senza
dubbio una delle voci più belle ed affascinanti del panorama della musica
popolare toscana. La sua passione per la musica tradizionale, sbocciata quasi
per caso tra i banchi dell’università, l’ha portata ad intraprendere un
personale percorso di ricerca, che l’ha vista inizialmente protagonista di tre
dischi autoprodotti dedicati ai canti popolari toscani e successivamente al fianco
di Alessandro Bongi come finissima ed elegante interprete a più ampio
respiro. L’abbiamo intervistata per
parlare con lei della sua formazione, del suo percorso artistico e del suo
ultimo disco in coppia con Bongi, Coscine di Pollo. Trastulli, Filastrocche e
Ninne Nanne di Toscana.
Hai iniziato a
cantare a diciotto anni appassionandoti anche per la musica popolare, com'è
nata questa passione?
E' stata una cosa del tutto spontanea. Venivo da studi
teatrali e non avevo mai pensato di cantare. Iniziai a frequentare la facoltà
di Lettere a Firenze e, seguita dal prof. Alessandro Fornari, iniziai ad
interessarmi al canto popolare. Avevo preso la chitarra in mano sì e no tre
volte, ma decisi ugualmente di provare ad accompagnarmi e, con voce timida e
flebile intonai "La montagnola", canto della montagna pistoiese. Un
disastro! nessuno avrebbe scommesso su di me 100 lire. Eppure sentivo che avrei
potuto dire tanto in quel modo, così iniziai a percorrere la strada con sempre
maggior entusiasmo, facendo nascere da un imprevisto la mia professione.
Quanto ti hanno
aiutato i tuoi studi di antropologia nel tuo percorso musicale?
In realtà non ho studiato molto.. E non sono un'antropologa,
come molti scrivono! Io canto, principalmente ciò che altri mi hanno insegnato.
Ho attinto dai repertori del prof. Fornari mentre lui stesso mi raccontava da
chi aveva sentito quel canto, con l'entusiasmo di un vero appassionato. Ho
compiuto diverse ricerche ai tempi dell'Università, cercando sempre di
mantenere un approccio poco accademico e molto umano con le persone che mi
"raccontavano" le storie. Io canto... e basta. Non tratto il canto
popolare come un cimelio, un tesoro da conservare vivo a tutti i costi. Lo amo…
e basta. Gli riconosco il grande pregio di essere nato nella totale spontaneità
e nella massima generosità di anonimi artisti.
Moltissimo è dire poco. E' cantando in strada che ho capito
di aver dato un senso alla mia vita. E' cantando instrada che ho costruito la
mia identità. Ho conosciuto migliaia di persone e tutti quelli che si sono
fermati restano dentro di me. Non c'è più gran teatro di quello. Per anni ho
vissuto svegliandomi e pensando alla magia di un altro giorno così, con
l'attesa di incontrare volti nuovi e raccontare me stessa. Ho dato e ricevuto
più di quanto avessi mai potuto sperare.
Come è nato il
sodalizio artistico con Alessandro Bongi?
E' buffo pensare che io e Alessandro ci siamo conosciuti nel
1996, poco dopo i miei esordi. Era un bravo chitarrista e avevo bisogno di
alcune idee per l'esecuzione di un paio di brani di Fabrizio de Andrè. Ci perdemmo
di vista subito. Dopo tredici anni ho avuto di nuovo bisogno di lui. La
carriera di solista richiedeva una svolta e da tempo sentivo il bisogno di un
supporto strumentale che fosse intenso e poco invadente. Alessandro Bongi è
l'artista che ha trovato l'anima di questi brani. I canti popolari toscani sono
narrativi. Storie, spesso adagiate su melodie note, del tutto secondarie
rispetto al racconto. La mia paura è sempre stata quella di perdere la magia
delle storie. Alessandro ha saputo, con originalità, delicatezza e stile,
rispettare le storie e far fiorire le melodie come rose a maggio.
In Canta La Cruia trovano
posto non solo brani toscani ma anche composizioni sudamericane, un brano di
Fabrizio De Andrè e soprattutto la splendida romanza del 500 Fontana Che Dai
Acqua. Com'è nato questo disco?
E' nato dall'entusiasmo di affrontare brani che amavamo,
senza preoccuparci del repertorio. E' nato dal gusto di suonare insieme e di
far rivivere, con la nostra voce, brani noti e brani antichi, altrimenti
suonati con strumenti oggi non più in uso.
Come si è evoluto il
tuo stile negli ultimi due dischi con Alessandro Bongi?
Mi sento più "dinamica". Gli arrangiamenti fanno
tanto. Anche se sento di essere ancora un po' imprigionata nello stile
"popolare" e in un certo modo di cantare, acquisito naturalmente. Insomma,
ho ancora molta strada da fare e come sempre, sento di poter dare molto di più
e di poter trovare nuove strade.
In Canta La Cruia
sono presenti anche due brani firmati da te Ali e Firenze Stazione ce ne puoi
parlare?
Sono i primi due brani originali che pubblico e lo scarso
successo che hanno avuto mi conforta molto. Trovo che Ali sia un brano
estremamente spontaneo, per quanto particolare, nella struttuta e nella
melodia. Firenze Stazione nasce semplicemente dalla voglia di descrivere un
personaggio. Non saprei cosa dire, in realtà, più di questo. Li amo, come due figli
un po' strani. Di sicuro, come si può evincere ascoltando Ali, vado verso
strutture diverse da quelle delle classiche canzoni. La forma di un'opera non è
una cosa che si decide prima che nasca. Segnalerei, in questo caso, il
contributo di Pierpaolo Sicuro, musicista eccezionale, che, ispirato dal brano,
ha composto una coda strumentale che ormai è parte integrante dello stesso.
Questo disco è nato da un'idea di Aldo Coppola Neri, di
RadiciMusic Records, etichetta che l'ha prodotto. E c'erano così tante ninne
nanne da cantare che bastava iniziare da una parte. Così facemmo. Registrare in
salotto è stato quasi un obbligo, essendo la cantante in dolce attesa al
momento dell'avvio del progetto! Fare questo disco, per noi come per gli ospiti
intervenuti, credo sia stata la cosa più naturale del mondo, oltre che un'
esperienza artistica e umana indimenticabile.
Avete registrato il
disco praticamente in presa diretta, nel salotto della vostra casa di Certaldo,
puoi raccontarci l'atmosfera delle sessions?
L'atmosfera era estremamente rilassata. Faceva tutto parte
della musica, così che, come abbiamo spiegato all'interno del libretto, ogni
rumore è stato mantenuto nelle riprese live. Un grazie a chi ha contribuito, in
particolare a Gabin Dabire per la voce regalata in due ninne nanne da lui
tradotte in dagara, dialetto del Burkina Faso, Michele Giuliani, pianista
raffinatissimo e capace di entrare con sensibilità unica in questi brani,
Pierpaolo Sicuro, eclettico, profono e geniale, e a tutti gli altri
partecipanti...
Ascoltando Coscine di
Pollo ho avuto la sensazione che questo disco in qualche modo fosse un lavoro
molto intimo, nel quale l'attenzione verso l'immaginario dell'infanzia diventa
anche l'occasione per una riflessione per noi adulti..
E' proprio così... Questi canti non sono altro che una
testimonianza del rapporto che c'è tra noi e i bambini. Un rapporto troppo
prezioso per essere perso. Questo disco è per i bambini, ma è anche per i
genitori che vogliono tornare ad incontrare i loro figli in momenti di intimità
e contatto che sono alla base di una vita serena.
Il disco raccoglie
ninne nanne e filastrocche, come si è indirizzata la vostra ricerca del
repertorio?
Era un repertorio che già conoscevo da anni, nel caso di
alcuni brani, da una vita! E' stato solo un lavoro di scelta.
E' stato uno dei primi brani che ho cantato. Una delle ninne
nanne più belle che io conosca. Gabin l'ha ascoltata, con gli occhi luccicanti
ed è entrato in un istante a far parte del brano. Non posso descrivere la magia
del momento in cui abbiamo cantato insieme, ma forse ascoltandolo potrete
comprendere. Gabin è un grande artista.
Concludendo quali
sono i vostri progetti futuri? Come sarà il tuo nuovo disco?
Il progetto è quello di far diventare il nostro studio di
registrazione, gestito da Alessandro Bongi (che ha anche curato con eccellenti
risultati la registrazione dei nostri ultimi due CD), un luogo di incontro e
sperimantazione per i musicisti che collaboreranno ai nostri progetti e
che ne vorranno proporre di nuovi. No so
ancora dire come sarà il nostro prossimo CD... Sto scrivendo molto e forse sarà
questa l'occasione per togliermi gli abiti di cantante folk e presentarmi con
un nuovo vestito!
Giuditta Scorcelletti
e Alessandro Bongi – Canta La Cruia (Radici Music)
Quarto disco in carriera, e primo lavoro in coppia con
Alessandro Bongi, Canta La Cruia rappresenta una svolta importante per la
cantante ed autrice pistoiese, Giuditta Scorcelletti, in quanto a differenza
dei precedenti, la vede non più alle prese con la sola tradizione toscana, ma
anche nelle vesti di cantautrice e di interprete. Caratterizzato da strutture
musicali acustiche e da arrangiamenti raffinati ed eleganti, l’album raccoglie
dodici brani che spaziano da splendide ninne nanne toscane, a canti popolari
del pistoiese, fino a toccare il salento e una intensa resa di Amore Che Vieni
Amore Che Vai di Fabrizio De Andrè. Ad aprire il disco è la dolcissima voce
della figlia di Giuditta, che introduce a Fate La Nanna Coscine di Pollo, in cui
brilla l’intreccio tra la chitarra di Bongi e il flauto di Pierpaolo Sicuro. Si
passa poi a Nella Città di Mantova e La Lea, due canti toscani provenienti
dalle ricerche di Alessandro Fornari, ma è con Fontana Che Dai Acqua, romanza
del Cinquecento di Gindomenico da Nola che si incontra il primo vertice del
disco con la voce della Scorcelletti in grande evidenza. Di ottima fattura sono
anche le due composizioni originali firmate dalla musicista toscana ovvero Ali
e Firenze Stazione, così come splendide sono le rese di Matonna Te La Luce
firmata dal cantautore salentino Antonio Cerfeda meglio noto come Semepicò.
Completano il disco brani del Sud America ovvero il tradizionale Duerme Negrito
e Volver A Los Parra di Violeta Parra, entrambe interpretate con grande
passione e trasporto. Ad impreziosire il disco c’è anche una traccia video,
contenente un clip realizzato da Stefania Cocozza. Canta La Cruia è dunque
l’occasione per scoprire un binomio perfetto, tra un musicista eccellente qual
è Alessandro Bongi e una delle voci più preziose della Toscana ovvero Giuditta
Scorcelletti, che da prova di essere non solo una eccellente interpreti della
tradizione toscana ma anche una cantante eclettica e versatile come poche in
Italia.
Giuditta Scorcelletti
e Alessandro Bongi – Coscine di Pollo. Trastulli, Filastrocche e Ninne Nanne di
Toscana (Radici Music)
Registrato con uno studio mobile nella serena atmosfera
domestica del salotto della loro casa a Certaldo (FI), Coscine di Pollo è il
secondo disco insieme per Giuditta Scorcelletti e Alessandro Bongi, e raccoglie
dodici tra ninne nanne e filastrocche della tradizione popolare toscana. Stimolato
da Aldo Coppola Neri, da anni ormai alla guida dell’attivissima etichetta
Radici Music, l’album è il frutto di un lavoro appassionato ed appassionante
che nasce con l’idea di essere diretto non solo ai bambini, ed in particolare
alla piccola Margherita, figlia di Giuditta e protagonista anche lei della
registrazioni, ma anche agli adulti, per far riscoprire loro la dolcezza e l’amore.
Le trame acustiche e le melodie soffici accompagnano e abbracciano la voce di
Giuditta Scorcelletti in modo elegantissimo, come nel caso dell’iniziale Ninna
Nanna, Culla Culla o de L’Uccellino Quando Imbruna, già presente nel disco
precedente ma qui impreziosita dalla splendida voce di Gabin Dabirè, cantante e
chitarrista del Burkina Faso, il quale aggiunge al brano alcuni versi composti
in lingua dagara, cantandoli sulla stessa melodia del tradizionale toscano.
Seguono poi brani come la filastrocca la splendida O Violina, La Malcontenta
dal repertorio di Caterina Bueno, e la soffice Ninna Nanna di Barberino,
tuttavia il vertice del disco arriva con la bellissima Sotto Il Ponte, nella
quale la voce di Giuditta è accompagnata dal canto dei grilli. Coscine di
Pollo, conferma, quanto di buono il duo toscano aveva fatto con Canta La Cruia,
approfondendo il tratto più particolare di quel disco ovvero le ninne nanne,
canti della tradizione popolare spesso sottovalutati ma sempre densi di poesia
tanto semplice quanto struggente ed emozionante.
Salvatore Esposito
Tags:
Toscana