Luigi Chiriatti, Morso d’amore, Kurumuny 2011, pp.184, Euro 12.00

Luigi Chiriatti, è una delle figure più rappresentative della scena musicale salentina, sia per aver dedicato gran parte della sua vita alle ricerche sul campo nell’ambito delle tradizioni popolari del Salento, sia per la sua attività di musicista avendo contribuito alla formazione di due dei più importanti e rappresentativi gruppi della musica di riproposta ovvero il Canzoniere Grecanico Salentino e con gli Aramirè. Da qualche anno il musicista e ricercatore salentino ha dato vita a Kurumuny, una casa editrice sui generis, impegnata soprattutto nell’ambito della diffusione dei materiali tradizionali salentini e nella pubblicazione di saggistica specializzata nell’ambito dell’etno-antropologia. Tra i saggi più rappresentativi curati da Chiriatti, c’è senza dubbio Morso D’Amore, nato da un’inchiesta sul campo effettuata in collaborazione con la regista Annabella Miscuglio durante la realizzazione del film-documentario omonimo del 2001 e proseguito come un continuo work in progress fino alla fine degli anni novanta. Da tempo ormai fuori catalogo quest’opera torna oggi a nuova vita grazie alla casa editrice di Chiriatti, che ha curato personalmente questa nuova edizione. Si tratta di un’opera fondamentale in quanto apre un interessante spaccato sul fenomeno del tarantismo, visto dalla particolare prospettiva del ricercatore implicato, ovvero figlio lui stesso di quella terra e di quelle tradizioni. Le anime del musicista, del ricercatore e dello studioso vengono così ad identificarsi con quella di un uomo nato e cresciuto nei luoghi e nella cultura su cui poi si trova ad indagare. Chiriatti racconta senza filtro la sua esperienza vissuta a stretto contatto con i protagonisti del tarantismo, riportando nel testo le interviste ora con testimoni oculari, ora con i suonatori terapeuti ora ancora con le tarantate stesse, immergendosi in una ricerca a ritroso nel tempo tra simboli, luoghi magico-rituali, semplici dicerie e superstizioni. Come ha scritto Georges Lapassade nella presentazione, questo libro è un raro esempio di “endo-etnologia e allo stesso tempo di una auto-etnologia” in cui il ricercatore è lui stesso parte della ricerca. L’autore riesce così in un’impresa importante, ovvero quella di ricostruire approfonditamente un fenomeno rituale importante, trattandolo con grande rispetto ma allo stesso tempo con il giusto distacco del ricercatore. Riemergono così le voci vive dei protagonisti della Terra del Rimorso, da Luigi Stifani, il barbiere delle tarantate alle tante donne incontrate davanti alla Chiesa di San Paolo a Galatina. Quasi si compisse un viaggio attraverso le vie calde ed assolate dei paesi della Grecìa Salentina, scopriamo tante storie di gente comune, storie spesso fatte di sofferenza e dolore ma allo stesso tempo strettamente connesse a quella tradizione in cui il tarantismo, seppur avvolto nel mistero era parte integrante della vita degli abitanti del Salento. La taranta, le sue donne, i suoi uomini, i ritmi travolgenti, il suonare per ore ed ore, i tamburelli, il violino, tornano ad essere parte di una memoria collettiva e condivisa, sempre sospesi tra credenza credenza e scetticismo, tra religione e superstizione, il tutto però ancora oggi strettamente connesso ad una ritualità imprescindibilmente legate a quella terra. Morso d’Amore è così un testo fondamentale per tutti coloro che si avvicinano allo studio di un fenomeno antropologico complesso come il tarantismo, essendo questo il risultato di una ricerca unica nel suo genere. 

Salvatore Esposito

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