Gai Saber, tradizione ed innovazione sonora alle radici della musica occitana

La recente pubblicazione di Angels Pastres Miracles. Chançons de Nadal en Occitania, è l’occasione per dedicare il nostro consueto approfondimento ai Gai Saber, gruppo occitano nato nel 1992 con l’obiettivo di unire la tradizione musicale delle valli piemontesi della lingua d’Oc e quella dei trovatori medioevali con le sonorità della musica moderna. Abbiamo intervistato Alex Rapa, polistrumentista del gruppo, per ripercorrere con lui la storia dei Gai Saber e soprattutto per parlare di questo splendido nuovo album.

Partiamo da lontano, come nascono i Gai Saber?
I Gai Saber nascono nel 1992 come gruppo che, fin dalle origini, cerca nel passato i germi del presente e viceversa. La nostra ricerca inizia dalla musica colta dei trovatori di lingua occitana del medioevo, ma fin dalle origini siamo andati, da un lato, a cercare il significato profondo della loro poetica, i loro principi, in quanto profondamente attuali e necessari per il mondo di oggi; convivenza, tolleranza, paratge (pari opportunità), largueza (generosità) sono concetti che nascono con i trovatori medioevali). Si tratta quindi di una ricerca che parte dalla musica colta e che si estende alla musica di tradizione popolare. Il collante tra questi due elementi è rappresentato dalla comune lingua occitana. Detto così sembra una cosa puramente accademica, in realtà ci siamo sempre divertiti molto.

Il vostro primo disco Trouba R'oc ha rappresentato un po' le fondamenta del vostro suono…
Troubar r'oc rappresenta il primo tentativo di modernizzazione della musica dei trovatori medioevali di lingua d'òc e della musica di tradizione popolare. Musicalmente, abbiamo cercato tutto ciò che di variegato ed attuale era ancora presente nelle loro linee melodiche: i tratti riferibili alla musica araba, i legami con la musica popolare, i riferimenti alla musica sacra gregoriana. Dalla presa di coscienza di questa varietà di significati e di influenze musicali è nata l’idea farne una mescolanza con i suoni di oggi e, particolarmente, con le possibilità espressive dei suoni sintetici. Con lo stesso spirito abbiamo affrontato le melodie più decisamente popolari, più affini all’orecchio attuale, ma puntando decisamente ad una loro attualizzazione.

In Esprit De Frontiera avete invece sviluppato il sound fino a toccare influenze jazz e hip hop...
Esprit de Frontiera contiene i primi germi della sperimentazione attraverso l’uso dei loop ritmici, ed effettivamente contiene aspetti, seppur occasionali, tipici dei generi musicali che tu hai citato. La sua specificità consiste peraltro nell'accostamento culturale della poetica occitana antica e moderna: a fianco di canzoni trobadoriche abbiamo musicato testi dei poeti occitani di oggi.

Il disco della svolta nella vostra carriera artistica è stato però Electroch'òc, nel quale il vostro suono ha incontrato per la prima volta la sperimentazione e la musica elettronica...
Electroch'òc sicuramente rappresenta un'innovazione nell'ambito della nostra musica, ma forse della musica folk in generale. La commistione fra timbri e stile tradizionale ed elettronica è estremamente profonda; alcuni critici parlarono infatti di "fusione" più che di contaminazione. Sicuramente l'osservazione era giusta e a suo modo questo disco è rimasto un'esperienza unica. Infatti altri dischi di altri gruppi ed artisti ben più noti presentano degli aspetti simili a quanto sperimentato in Electroch'òc, ma certamente questo disco fonde in maniera unica i ritmi specifici del ballo tradizionale occitano (rigodon, scottish, bourré, ecc.) con specifiche cadenze ed elementi timbrici di vari aspetti della musica elettronica e dance degli anni novanta (jungle, drum 'n' bass, house). In questo senso gli artisti che più hanno influenzato l'origine di Electroch'òc sono Moby, Tricky e Fatboy Slim, tutti artisti che in quegli anni hanno rappresentato il meglio della scena elettronica. Ma certamente la sperimentazione di "18" di Moby non rappresenta una fusione di stili così lontani come avvenuto per Electroch'òc.

Il disco che meglio sintetizza lo spirito che anima il suono dei Gai Saber, è però La Fabrica Occitana che con il suo meltin pot sonoro spazia dalla tradizione occitana ai ritmi latin, fino a toccare l'elettronica, il tutto caratterizzato da arrangiamenti originali e mai scontati...
La parola d'ordine dei Gai Saber è sempre stata "evitare doppioni"; ci siamo accorti che la musica occitana è innanzitutto una musica latina da un punto di vista linguistico ed affine all'area del mediterraneo. Da qui l'inevitabile necessità di ricercare gli elementi comuni con il latin inteso in senso ampio: come dire, dalle Alpi alle Ande. Niente di meglio per trovare una comunità popolare affine per spirito, radice linguistica ed idee.

Veniamo ora al vostro ultimo disco Angels Pastres Miracles. Come mai avete deciso di dedicare un disco ai brani natalizi della tradizione occitana?
Dalle precedenti risposte si può intuire come nei Gai Saber esista un percorso culturale che esplora i valori più grandi della cultura popolare nati dagli antichi trovatori: tolleranza e convivenza innanzitutto. Inevitabile andare a cercare questi valori nella straordinaria esperienza della musica popolare della tradizione natalizia occitana. In queste canzoni popolari, drammatizzate fin dal Medioevo nelle veglie di Natale, si ritrova infatti la semplicità del mondo dei poveri, spesso i veri protagonisti dei racconti; una profonda fede nella Provvidenza divina, che protegge e consola i piccoli; un messaggio di fiducia, aiuto e simpatia per gli umili e gli oppressi, messaggio di cui la società attuale, travagliata da crisi e conflitti, sembra avere sempre più bisogno.

Ciò che mi ha sorpreso ascoltando il disco, è che diversamente dai milioni di dischi natalizi che escono ogni anno, il vostro suoni natalizio nello spirito che anima i vari brani... e non già in suoni stucchevoli con campanelli e coretti ed in questo senso penso ad esempio Micoulau Noste Pastre...
Il tuo commento è molto gratificante: dato il percorso di ricerca di cui abbiamo detto prima, il Natale di Angels Pastres Miracles è il Natale dei deboli e quindi della musica che in varie epoche esprime questo spirito. La bellissima melodia tradizionale di Micolau è strutturata in un'atmosfera reggae, con un vago sapore Manu Chao, la cui musica in questi ultimi anni ha saputo esprimere, meglio di altre, la vitalità e i valori degli oppressi.

Qual è stato il lavoro di ricerca che avete compiuto sulle fonti tradizionali per ricercare i vari brani natalizi occitani?
Fortunatamente i Novés occitani sono ampiamente pubblicati da tempo. Il nostro lavoro è consistito nello scegliere i testi e le melodie che più rappresentavano, a nostro parere, lo spirito di cui sopra, ma certamente è stata effettuata anche una selezione delle strofe per esprimere quanto più possibile il senso profondo della canzone. Trattandosi di canzoni popolari cantate e rappresentate nelle veglie natalizie le strofe sono tantissime e ovviamente difficilmente proponibili nella loro totalità. Da un punto di vista linguistico abbiamo rispettato la grafia originale cercando di mantenere anche nelle traduzioni la sonorità delle parole originarie.

Come avete lavorato in fase di arrangiamento dei tradizionali?
A questa domanda è difficile rispondere, ma crediamo che la metrica della canzone sia sempre fondamentale per la fusione con un ritmo moderno. Come dire: la metrica originaria condiziona sempre lo sviluppo e la modernizzazione del brano.

Al fianco di molti brani natalizi sono presenti anche brani della tradizione religiosa contadina, penso ad esempio ai vari brani narrativi sulle vicende evangeliche?
In realtà si tratta di due elementi strettamente connessi. I testi dei Novés occitani citano sovente brani dei Vangeli Apocrifi che nel Medioevo costituivano un patrimonio culturale popolare e che tra l'altro sono rappresentati in affreschi per lo più quattrocenteschi che costituiscono ancora oggi uno dei patrimoni artistici più interessanti del gotico occitano e della valli. Basti citare a titolo di esempio lo stupendo Miracolo del Grano di San Fiorenzo di Bastia Mondovì o il Miracolo della Palma che ritroviamo a Boves, Beinette (provincia di Cuneo) e di nuovo a S. Fiorenzo; fra l'altro, tutti luoghi vicinissimi a casa nostra (Peveragno - CN).

L'Occitania è la terra segnata dallo sterminio dei Catari, quanto è rimasto della tradizione Catara nella canzone tradizionale religiosa?
Possiamo certamente dire che tutta la canzone natalizia occitana ha quasi sempre come protagonisti i pastori, i contadini, ovvero le persone che normalmente fanno da comprimari alla Natività nella tradizione cristiana. Micolau per fare un esempio, è nella tradizione il termine con sui si indica il sempliciotto di paese la cui qualità principale è peraltro la bontà. Semplicità, scarsa intelligenza ma bontà innanzitutto e capacità di stupirsi per le piccole cose. Insomma una valenza positiva e non ridicola. Questo elemento è certamente mutuato dalla tradizione pauperistica medioevale strettamente connessa ai movimenti ereticali.


Gai Saber - Angels, Pastres, Miracles Chancones De Nadal en Occitania (Felmay)

I Novés sono canti tipici della tradizione occitana, eseguiti e rappresentanti durante la veglia di Natale, che sin dal Medioevo fanno rivivere il mistero della nascita e dell’infanzia di Gesù, attraverso affascinanti racconti tratti dai Vangeli Apocrifi. In questi canti si ritrova intatta la semplicità della spiritualità provenzale, dove la profonda fede nella Provvidenza era una sorta di lenitivo per le sofferenze quotidiane della povertà. I Gai Saber, da sempre impegnati nella ricerca e nella rielaborazione del materiale tradizionale occitano, hanno deciso di dedicare un intero album a questi particolari canti, rileggendoli attraverso il loro particolare approccio stilistico che li vede mescolare strumenti tipici come la ghironda, l’organetto, la cornamusa e i flauti con altri più moderni come chitarra, basso e batteria, senza contare il loro attento uso dell’elettronica che da sempre caratterizza il suono del gruppo. E’ nato così Angels, Pastres, Miracles Chancones De Nadal en Occitania, nel quale il gruppo di Peveragno partendo da un’attenta ricerca su varie raccolte di testi tradizionali quali Tesor de Noel Provencale et meridionale di Marcel Petit, Chants populaires de la Provence - recuills et annotes par Damas Arbaud, Motifs ed Associations Canta Lou Pais / Cantar Lo Pais, Anthologie des Chantes Populaires, ha compiuto un importante lavoro di recupero delle matrici melodiche originali, cercando un approccio che non snaturasse le strutture pur lavorando a fondo sugli arrangiamenti. A corredo dei testi è presente nel libretto anche una traduzione italiana, accompagnata dalle splendide immagini del Santuario della Madonna dei Boschi di Boves, della Chiesa di San Fiorenzo di Bastia Mondovì e della chiesa di San Peyre di Stroppo. Il disco, a differenza delle ormai copiose produzioni musicali natalizie, non suona assolutamente stucchevole, ne tantomeno si abbandona a falsi emozionalismi, ma piuttosto presenta un suono nobile, solenne, che ancor più spessore e profondità alle semplici strutture melodiche tradizionali. Gli arrangiamenti risultano curatissimi, ed ogni tessitura sonora è misurata ed equilibrata, sposandosi alla perfezioni tanto con le voci quanto con le parti ritmiche. Ad aprire il disco è Pastres de l'Argentiera, splendido brano composto sulla base di un testo tradizionale da Sergio Berardo dei Lou Dalfin, seguono poi la magica Lou premier miracle nella quale si apprezza la voce di Chiara Bosonetto in tutta la sua bellezza e il canto di lavoro La Cambo mi fa mau. Entrando nel vivo del disco brillano le splendide melodie di Micolau, la ballata Venès, venès ma soprattutto le scene della Natività cantate in San Jauze eme Mario, Aneuch quand lou gau cantavo e Lo viage di tres Rèi. Non manca qualche incursione nella musica da danza con Rapataplan, che riproducendo l’onomatopeico battere del tamburo, ricrea un orchestra di tamburini in omaggio alla nascita di Gesù Bambino. Angels, Pastres, Miracles Chancones De Nadal en Occitania non è un semplice disco natalizio, ma piuttosto è un opera di grande spessore culturale nel quale riscoprire la semplice ed intensa spiritualità che fu dei Catari.

Salvatore Esposito

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