Arpioni – Jannacci secondo noi. Rido e piango che non si sa mai (Mproject, 2023)

Dieci anni fa ci lasciava il grande Enzo Jannacci, una delle figure più eclettiche e fantasiose del panorama musicale italiano. Una poetica forte, che raccontava di personaggi bizzarri, di una certa Milano, di derelitti e di ultimi. Una voce fuori dal coro, straniata e teatrale, toccante e spigolosa. Gli Arpioni, la nota band bergamasca che dal 1990 propone il suo inarrestabile ska, guidata da Stefano "Kino" Ferri (Voce) con Franco Scarpellini (chitarra e cori), Francesco Puccianti (basso), Andrea Locatelli (tastiere), Alessandro Marzetti (tromba e flicorno), Andrea Ocera (ax tenore e baritono), Giovanni Sgorbati (trombone), Thomas Poletti (batteria), ha deciso di ricordare Jannacci nel loro stile. Una scelta alquanto faticosa attingere dalla vasta discografia del cantautore milanese, alla fine sono risultate dodici le tracce che compongono questo lavoro. “E la vita la vita” apre le danze, con ospite Elio Biffi dei Pinguini Tattici Nucleari, si prosegue con “Il dritto” (da “Ci vuole orecchio” del 1980), ancora più delirante nel cantato, accompagnato dal martellante pianoforte e i fiati dal sapore tex-mex. La struggente “Io e te” (da “Foto ricordo” del 1979) diventa quasi un ballabile da liscio con sonorità vintage, invece “L'artista” (brano uscito postumo a fine 2013) è un reggae sostenuto dalla tromba. Particolarmente riuscite “Pensare che” (dal disco “La mia gente” del 1970) e “Veronica” del 1964, firmata insieme a Sandro Ciotti e Dario Fo. Trascinante la versione giocosa di “Rido” (da “O vivere o ridere” del 1976), seguita dal valzer ostinato de “Il monumento" ("Quelli che" 1975). Si arriva a cavallo tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta con "Secondo te che gusto c'è" e la sempre spassosa "Silvano" (scritta con Cochi e Renato). In chiusura troviamo "Per la moto non si da” con il sax di Paolo Parpaglione e la partecipazione straordinaria di Paolo Rossi in "El me indiriss”, una delle canzoni milanesi più malinconiche, sottolineata dal violoncello di Lucio Corrente. Un disco coraggioso, vista l’originalità di Jannacci e il suo repertorio così personale. Gli Arpioni omaggiano il maestro con sincerità e rispetto, creando tappeti sonori comunque adatti e gradevoli. Dall’alto Enzo ringrazia, con la sua tipica risata, perché in fondo l'importante è esagerare. 


Marco Sonaglia

1 Commenti

Nuova Vecchia