Piergiorgio e Roberto Balocco, Tranta, quaranta, tut ël mond a canta. Canti e filastrocche del vecchio Piemonte, Graphot Editrice 2017, pp. 168, Euro 22,00 Libro con Cd

A distanza di dieci anni dalla pubblicazione di “Le canson dla piòlà”, volume che raccoglieva una ampia selezione di piòle, canti sarcastici e anticonformisti, composti tra il 1880 e il 1930 (“La veja piòla”) e dopo il 1965 (“La neuva piòla”), i fratelli Piergiorgio e Roberto Balocco tornano con “Tranta, quaranta, tut ël mond a canta. Canti e filastrocche del vecchio Piemonte”, libro con cd, edito come il precedente da Graphot Editore. Partendo dai rispettivi background di cultore della tradizione musicale piemontese il primo e di cantastorie e ricercatore il secondo, gli autori con questa nuova opera hanno intenso compendiare in una antologia i testi di quei canti che, a loro giudizio, possono “considerarsi le pietre miliari” della tradizione orale piemontese, opportunamente scelte nell’ampio repertorio regionale, da cui si distinguono per la presenza dello spirito piemontese: lirismo, bonarietà, ironia, invettiva, il ricordo storico di un’impresa o di un personaggio storico, il tutto con l’obbiettivo di offrire una “significativa testimonianza della poesia popolare espressa in forma musicale”. Introdotto dalla prefazione di Paolo Sirotto, il volume si apre con una premessa programmatica degli autori e con una puntuale avvertenza per la lettura dei testi che fa da preludio ad una interessante ed efficace introduzione storica sulla tradizione piemontese. Proprio questo capitolo fornisce una importante chiave di lettura per la comprensione dell’evoluzione della lingua piemontese in rapporto alla musica prendendo le mosse dai “Sermoni Subalpini” risalenti al 1150-1200, passando attraverso i trovatori e i cantastorie dei secoli successivi per giungere alla poesia ottocentesca e le canson dla piòla. A seguire è, poi, l’ampio florilegio di testi di canti e trascrizioni di melodie tradizionali, suddivisi in sette sezioni: “Canti e filastrocche per l’infanzia”, “Piemonte storico”, “Piemonte tragico”, “Piemonte epico-lirico”, “Piemonte burlesco”, “Piemonte spensierato” e “La canzone a ballo”. Ogni testo è opportunamente corredato da un commento esplicativo nel quale non mancano annotazioni e sintesi critiche degli studi etnomusicologici susseguitisi nel tempo. Completano il volume le biografie degli autori e la bibliografia, ma soprattutto il cd allegato nel quale Roberto Balocco rilegge dieci canti con gli arrangiamenti di Paolo Giolo (viola) e Giovanni Berrutti (violoncello) e la collaborazione di Carlo Bosticco (flauto e ottavino), Mario Bricca (chitarra), Domenico Mansueto (oboe e percussioni) e Andrea Tedesco (clavicembalo e pianoforte). Durante l’ascolto a colpire sin da subito sono certamente le belle riletture delle filastrocche “Ël gil e la furmìa”, “L’omnetin” e “Ël poj e la pùles” ma di non minor fascino sono anche le rese del canto narrativo “Baron Litron” e i canti epico-lirici “L’oselin dël bòsch” e “Zòlicheur”. “Tranta, quaranta, tut ël mond a canta” è, dunque, un volume dal taglio divulgativo che non mancherà di incuriosire i lettori offrendo uno spaccato esaustivo dell’affascinante universo della musica tradizionale piemontese. 

Salvatore Esposito

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