Mundial Montreal, Montreal, 14-17 Novembre 2017

Anche il Nord America vanta da ormai sette anni il proprio appuntamento per raggruppare i professionisti della world music internazionale. Come concetto, Mundial Montreal è il corrispettivo franco-canadese del Babel Med marsigliese, più giovane, e meno, molto meno mediterraneo, nelle dinamiche relazionali, nel mood, nelle atmosfere e nella partecipazione di pubblico. Con le sue sette edizioni è al momento la sola fiera completamente dedicata alle musiche del mondo in territorio nord-americano. Impeccabile nella presentazione, ma con quell’aria sempre un po’ “fait maison”, come tradizione canadese vuole, Mundial ha dato appuntamento dal 14 al 17 novembre a circa 150 professionisti e a una trentina di gruppi, principalmente canadesi, lungo il boulevard Saint-Laurent, tra Sherbrooke e Mont-Royal, un’area urbana molto alla moda tra gli artisti alternativi di Montreal. Obiettivo: fare breccia nel mercato nord-americano della world music, per gli stranieri presenti, e far conoscere la proposta musicale canadese in tutto il mondo, per i locali. 
Gli artisti selezionati dispongono di 25 minuti per esibirsi davanti ai professionisti più influenti dell’industria nazionale e internazionale e per conquistare il pubblico con le sonorità più disparate. Non ci sono mezzi termini, il messaggio è chiaro, il vocabolario non lascia spazio ad ambiguità: agente, delegato, vendere, comprare, fare affari, sviluppare una carriera… d’altra parte siamo in Nord America! Gli artisti, i produttori, i manager, sembrano tutti molto soddisfatti perché pare che Mundial Montreal sia una delle poche fiere internazionali di world music dove domanda e offerta siano rette da un rapporto di equilibrio. Ma questo mercato musicale americano è davvero così interessante per gli artisti della vecchia Europa, tanto quanto può esserlo per un musicista canadese? Sul piano dell’offerta creativa, il punto di forza del Mundial, e probabilmente il vero centro di interesse artistico, è rappresentato dalla sezione dedicata alle produzioni musicali dei popoli autoctoni del Québec, raccolti in una serie intitolata Accents Autochtones. 
L’edizione 2017 della serie ha ospitato Quantum Tangle, William Prince, Lacey Hill, Amanda Rheaume e, per la prima volta, un gruppo autoctono proveniente dalla Groenlandia, Nive & The Deer Children. Esibitisi in apertura al celebre Lion d’Or, i Quantum Tangle hanno presentato in un set essenziale un blues locale su cui si innesta la tradizione vocale inuit del canto di gola. Tradizione e modernità, leggende e racconti di popoli lontani trovano in una cornice elettronica senza troppi fronzoli la chiave per irrompere nella modernità. Questa tendenza all’esibizionismo e alla spettacolarizzazione ridotte ai minimi termini ci piace! Alle quindici del 16 novembre lo storico Divan Orange si riempie dei suoni degli altri tre rappresentanti della tradizione autoctona del Canada. William Prince è un autore, un compositore e un interprete. Con una chitarra acustica e una voce profonda rappresenta la cultura delle Prime Nazioni in Québec. Anche il suo set è intimo, appassionato e sorprendentemente essenziale. Decisamente in fase con la tradizione canadese dei songwriters più ispirati. 
Stesso spazio, stesse atmosfere intimiste per Lacey Hill, nata nel cuore della riserva Grand River in Ontario e qui ha coltivato sin da piccola la sua passione per il canto. Amanda Rheaume è un’artista già affermata negli ambienti del folk-rock di ispirazione locale, come interprete di roots ballad. La giornata si conclude al 4848 del boulevard St-Laurent, alla Sala Rossa, tempio dell’underground e dell’indie-rock montrealese. Tana degli hipster, ritrovo degli appassionati tanto di free-jazz che di reggae, folk, musique actuelle. Qui erano programmati l’artista canadese Exco Levi, di origini giamaicane, con il suo reggae transnazionale; la voce egiziano/svedese della rivoluzione in Egitto Ramy Essam, icona della militanza e della lotta civile che si traduce in un rock duro (2 chitarre, basso e batteria); The Bombadils, un duo di estrazione classica formato da Luke Fraser et Sarah Frank (rispettivamente corde e violino), riconvertita in musica tradizionale, bluegrass e tradizione folk che non tradiscono le origini canadesi del duo. Laetitia Zonzambé, rappresenta il Canada, ma il suo nome non nasconde 
una provenienza africana, che traspare tanto nel sostrato ritmico che nella linea e nel timbro vocale. In cartellone anche l’ensemble al femminile di Montreal Christine Tassan et les Imposteurs con un jazz-manouche e delle canzoni rivisitate del repertorio di Félix Leclerc, Django Reinhardt e altri nomi del swing americano. In spirito world, si esibisce AvevA, cantante e compositrice israelo-etiope, presentata come la promessa della scena di Tel-Aviv. La storia della sua famiglia di ebrei perseguitati partiti dall’Etiopia per stabilirsi a Tel-Aviv ispira il suo repertorio di canzoni al crocevia di diverse influenze musicali. Nella stessa serata si esibisce anche il duo italiano, sostenuto dall’Istituto Italiano di cultura di Montreal, formato da Ilaria Graziano e Francesco Forni, pronto a salpare alla conquista del mercato internazionale con un set tra il folk et il blues, cantato in inglese, francese, spagnolo e italiano. Pulito, ma poco italiano! E a Mundial erano presenti anche alcuni dei “nostri”… 
Primi a conquistarsi uno spazio nel tempietto montrealese della world music, i salentini Kalàscima si sono affacciati nei circuiti canadesi per tentare quella fortuna che già li ha baciati in molti altri paesi, dall’Australia al sud America, dall’India alla Cina. Belli da vedere e da sentire, si son fatti proprio valere in quei 25 minuti, non un minuto in più non uno in meno, con convinzione, efficacia e decisione. Avranno raccolto, loro come le tante formazioni venute dagli Stati Uniti, dalla Corea, dalla Francia, dal Guatemala e dal Canada tutto, i frutti promessi dall’equipe del Mundial? L’appuntamento è al prossimo anno, sempre in novembre, ai primi freddi, in attesa della prima neve.


Flavia Gervasi

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