Gerardo Nuñez & Ulf Wakenius – Logos (Act Music, 2016)

La prematura scomparsa del grande Paco de Lucia, ha dato la stura, da parti di appassionati e giornalisti, alla ricerca dell'erede del grande chitarrista andaluso. Se gli amanti di generi più tradizionali hanno da anni incoronato come principe ereditario Vicente Amigo, gli adepti del nu-flamenco riconoscono nel chitarrista di Jerez Gerardo Nuñez il miglior interprete contemporaneo della musica andalusa fusa con altri generi quali il jazz e certa musica leggera più o meno raffinata (Nuñez è stato per anni il chitarrista di Julio Iglesias). Il nuovo lavoro, edito, come il precedente “Travesia”, dall'etichetta tedesca Act, lo vede duettare con uno dei chitarristi più interessanti della scena jazz europea, lo svedese Ulf Wakenius, perfettamente a suo agio nel ruolo di sparring-partner o di side-man, come si diceva un tempo, del chitarrista spagnolo. Eppure proprio i brani dove i due musicisti duettano, come lo splendido “Philia” e il signature-tune del chitarrista scandinavo “Mirlo”, sono quelli più riusciti, anche se viene difficile citare nell'album, un episodio meno riuscito degli altri. Forse non ai livelli creativi e stilistici della joint-venture di trentacinque anni fa fra Paco de Lucia, Al di Meola e John McLaughlin, il disco, che è anche la proiezione discografica di un progetto live che prende il nome di “Jazzpaña”, è non solo gradevole, ma mostra la collaborazione fra due maestri nella massima resa della propria arte. La differenza dei due approcci è ben visibile nella bellissima “Sevilla”, ove i due chitarristi eseguono per buona parte del brano le stesse frasi, persino all'unisono, ma abbellite e eseguite secondo i propri stili. Ma la vera perla del lavoro è la suite conclusiva “Fui Piedra”, con la partecipazione del cantaòr Cancun, la cui performance è basata sul testo “Fui Piedra y perdì mi centro y me arrojaron al mar”, già cantato magnificamente da Nina de Los Peines e da Enrique Morente, considerato costui il padre del nuevo-flamenco, nonché padre di Estrella, forse la più celebre cantaòra contemporanea. Le percussioni di Cepillo, soprattutto cajon e batteria, unitamente al suono molto ‘mellow’ delle chitarre di Wakenius, conferiscono al disco un interessante gusto pop (per carità, niente a che vedere con le suggestioni new-age, chill-out e easy-listening dei vari Ottmar Liebert di turno) facilmente degustabile anche dal non addetto ai lavori, qualora non bastasse l'impressionante abilità tecnica dei due, mai pacchianamente ostentata, per altro. Insomma, un disco che coniuga il rigore del flamenco tradizionale a un'estetica che sfiora il mainstream, ma sempre con gran gusto e, soprattutto, eseguita con incredibile tecnica da entrambi gli interpreti. 


Gianluca Dessì

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