Arsene Duevi – Haya (Musicamorfosi, 2016)

Bassista, percussionista e già direttore del coro della Cattedrale di Lomé, Arsene Duevi è un musicista poliedrico e con alle spalle un lungo percorso di ricerca etnomusicologica condotto in Africa Occidentale, prima di approdare in modo avventuroso in Italia nel 2002. Stabilitosi a Milano, nel 2003 ha debuttato come compositore al Conservatorio “Giuseppe Verdi”, mentre l’anno successivo entra in contatto con Musicamorfosi collaborando in maniera stabile con Giovanni Falzone, Roberto Zanisi, Tetè Da Silveira, Gennaro Scarpato e Adalberto Ferrari. Nel 2010 arriva il suo disco di debutto “La Mia Africa” che lo segnala al grande pubblico per il suo originale songwriting nel quale si intrecciano la saggezza dei proverbi africani e temi come la pace, la giustizia e i diritti umani. A sei anni di distanza dalla sua opera prima, Duevi torna con “Haya. Inno alla vita”, il suo secondo album nel quale ha raccolto undici brani autografici e tre riletture, prodotti da Saul Beretta ed incisi con uno straordinario ensemble di strumentisti composto da Giovanni Falzone (tromba), Adalberto Ferrari (sax e clarinetti), Roberto Zanisi (corde e percussioni), Tetè da Silveira e Seydou Dao (percussioni), Gennaro Scarpato (batteria e didjeridoo), Fana (elettronica) e i SuperCori (Gudu Gudù, Agamawo, Zazaza e Amamù). Si tratta di un disco di grande suggestione, accattivante ed energico, e caratterizzato da una grande potenza lirica, nel quale il polistrumentista togolese affronta temi come la vita, il futuro, la speranza, e l’incontro, partendo dalle proprie esperienze personali, il tutto incrociando il dialetto ewe della sua terra natia con il francese e l’italiano. Aperto dalla sinuosa melodia latin di “Nyonu Sciura”, per la quale è stato realizzato anche un videoclip touchable, il disco attraversa spaccati sonori spaziando dalla tradizione africana di “Egà”, “Amlimà” e “Afrika Gnaga”, alla poesia di “Mosolà” fino a toccare i ritmi in levare della trascinante title-track. Splendide sono poi le riletture di “Le déserteur” di Boris Vian e quelle di “Vorrei Comprare Una Strada” e “Andrò Ancora” da “Senza Orario Senza Bandiera” dei New Trolls, ma il vero vertice del disco lo si tocca con le splendide “Esomè” e “Amegnamè” il cui arrangiamento valorizza a pieno la scrittura di Duevi e il suo approccio interpretativo. Dal punto di vista prettamente musicale non si può non restare incantati dalle tessiture melodiche costruite sul dialogo tra le corde di Zanisi e i fiati di Falzone e Ferrari, perfettamente supportati dalla brillante sezione ritmica nella quale si intrecciano percussioni etniche, batteria ed elettronica. “Haya” è, dunque, un piccolo gioiello nel quale world music e jazz trovano il punto di equilibrio nello scintillante songwriting di Arsene Duevi. 


Salvatore Esposito

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