Italian Sounds Good: Alfonso De Pietro, Guglielmo Tasca, Mikeless, Alessia Ramusino, Melody Castellari, Silversnake Michelle, Dub All Sense, Misero Spettacolo, New Tella, Dogma

Alfonso De Pietro – Di Notte In Giorno (Autoprodotto, 2015)
Campano di origini ma toscano di adozione, Alfonso De Pietro si divide tra la sua attività di docente ed educatore e quella di cantautore, passione dalle radici lontane nel tempo e che lo ha portato a suonare in diversi gruppi, per poi dedicarsi al suo percorso come solista, dando alle stampe il pregevole “(In)Canto Civile” nel 2011. Le sue canzoni di forte impegno nella lotta contro la criminalità in difesa dei diritti civili, lo hanno portato a vincere diversi premi come Musica Contro Le Mafie nel 2012, Agenda Rossa Borsellino nel 2013 e Cultura Contro Le Mafie nel 2014, nonché a raccogliere grandi apprezzamenti da parte della critica specializzata. In questo senso si muove anche il suo nuovo album “Di Notte In Giorno”, prodotto grazie ad una fortunata campagna di crowdfunding, nel quale ha raccolto dodici brani originali nati da alcuni testi poetici di Carmelo Calabrò, Padre Maurizio Patriciello, sacerdote simbolo della lotta contro i reati ambientali nella Terra dei Fuochi, e l’indimenticato Peppino Impastato. Patrocinato da Libera ed impreziosito dalla presentazione del suo fondatore Don Luigi Ciotti, l’album vede Alfonso De Pietro (voce, chitarra e armonica) coadiuvato da un eccellente cast di strumentisti composto da Piero Frassi (pianoforte, Rhodes e organo), Nino Pellegrini (contrabbasso), Andrea Melani (batteria), Dimitri Grechi Espinoza (sax), e Alessio Bianchi (tromba e flicorno), ai quali si aggiunge la partecipazione straordinaria della cantante jazz Michela Lombardi. L’ascolto svela un songwriting profondo ed intenso unito ad articolati arrangiamenti dal tratto jazz dalle strutture musicali raffinate in cui spicca il continuo dialogo tra chitarra, fiati e pianoforte. A spiccare sono brani come l’iniziale “La Memoria”, le toccanti “La Canzone di Rita” dedicata ad una giovane testimone di giustizia, Rita Atria e “Angeli Custodi” in cui protagonisti sono gli uomini e le donne che lavorano come scorte. Se pregevoli sono “4.000 Battute”, che racconta la storia del giornalista Giancarlo Siani e “Terra Mia Terra Nostra” su testo di Padre Patriciello, il vertice del disco arriva con la conclusiva “Lunga è la Notte” nella quale De Pietro mette in musica un testo di Peppino Impastato. Mescolando jazz ed impegno civile, il cantautore toscano racconta il lato oscuro della nostra Nazione, senza perdere la speranza in un futuro migliore.

Guglielmo Tasca – Gesù Proteggimi (Autoprodotto, 2015)
Siciliano di origini ma pugliese di adozione, Guglielmo Tasca è un cantautore con alle spalle un lungo percorso artistico cominciato con la vittoria del Premio Recanati nel 1996 e passato attraverso cinque album e numerose collaborazioni come quella con il gruppo garganico Etnomusicantes. Il suo nuovo album “Gesù Proteggimi” raccoglie dodici brani autografi in siciliano, avvolti da sonorità che affondano nella tradizione popolare siciliana. Inciso con il contributo di “Pietro Vasile (viola, violino), Johanna Pavlick (violoncello), Carmelo Magro (clarinetto), Alberto Fidone (contrabbasso), Peppe Di Mauro (percussioni), il disco è una sorta di concept album che mette al centro le paure e la consapevolezza dell’uomo nel non poter determinare il cammino della vita ed il proprio destino. Vengono tratteggiate le due facce della stessa medaglia che si chiama vita con brani come la title-track o “U si e u no”, ed in parallelo emergono temi come la speranza in “Mastru i na forma” per la quale è stato realizzato anche un videoclip, e l’amore per la vita ne “La vita per me”, senza dimenticare l’ironia di “’U pappaiadu, “Noè” e “Non Fumo Più”. Nel mezzo trovano posto anche un paio di riusciti strumentali come l’elegante “Giovi” e la sofferta “La Resa”. “Gesù Proteggimi” è, dunque, un lavoro pregevole nel quale la canzone d’autore incontra la tradizione popolare siciliana, il tutto impreziosito da echi di musica brasiliana, giochi linguistici e belle soluzioni melodiche. 

Mikeless – Il Maniaco (Taitù Music, 2015)
Mikeless, al secolo Michael Fortunati, èun giovane cantautore, one man band e buskers dalla consolidata esperienza, maturata sulla scena piacentina e con all’attivo già un album e diverse collaborazioni. Il suo secondo album “Il Maniaco” raccoglie otto brani originali, incisi in solitario con il solo ausilio della sua chitarra acustica e di una loop station, e dai quali traspare tutta la sua ironia e la sua sensibilità nel raccontarsi e nel raccontare la quotidianità che lo circonda. Durante l’ascolto si spazia dall’iniziale “Anima”, una ballata dedicata a tutte le donne, all’agrodolce “Castigo” che racconta degli alti e bassi in un rapporto di coppia, dal ritratto ironico di uno stalker telefonico della title-track alla dolcissima “Piccolo”. Non mancano anche alcune sorprese come lo slapguitar di “Regole” o incursioni nella canzone d’autore più pura come nel caso di “Veri e Parole “Solstizio Generazionale” ma la vera perla del disco arriva nel finale con la trascinante “Funky Love”, unico brano inciso con la band che ben rappresenta quale direzione potrebbe prendere Mikeless nel prossimo futuro.

Alessia Ramusino – An Incurable Romantic (Autoprodotto, 2015)
Suggestioni mediterranee ed incroci tra pop e jazz d’oltreoceano sono questi gli ingredienti di “An Incurable Romantic”, nuovo album di Alessia Ramusino, compositrice e cantante cosmopolita di origine genovese con alle spalle già quattro album e una lunga esperienza maturata come autrice di musiche per il cinema e la televisione. Composto da undici brani, arrangiati personalmente dalla Ramusino insieme al maestro Beppe Lombardi, il disco pone in luce tutta la vitalità e la raffinatezza dello stile compositivo dell’artista genvoese, con le sue canzoni dalla trama semplice ed efficace che arrivano dritte al cuore grazie alla sua voce intensa ed evocativa.Si tratta di un viaggio emozionale e sensoriale allo stesso tempo, nel quale sono racchiuse pagine di vita vissuta come nel caso della splendida “I don’t like bonds” in cui spicca il quintetto d’archi del Teatro Carlo Felice di Genova, Archi All’Opera, e momenti di spensieratezza come nelle solari aperture reggae di “Gibigianna”. Non mancanospaccati riflessivi tra i ricordi e rimpianti di “Non Mangio Fragole” (presente anche nella versione in inglese), o sulle difficoltà di un rapporto di coppia “A map of you”, così come momenti di rara dolcezza (“An incurable romantic”) e gustose ballad (“Con i miei piedi sporchi”). Se “Another Song” ci porta dritto in territori jazz con il filicorno di Felice Reggio a guidare la linea melodica, “To what I am” con le sue sonorità mediorientali e gli echi di irish music della conclusiva “Sacks Race” sono due riuscite incursioni nella world music che sugellano un disco senza dubbio interessante e da ascoltare con attenzione.

Melody Castellari – Ci Sarà Da Correre (Taitù Records, 2015)
Nota per essere una apprezzata vocalist tanto in ambito dance quanto in ambito rock con i Misfatto, Melody Castellari vanta un lunghissimo percorso artistico intrapreso, grazie al padre Corrado, apprezzato autore per i più importanti interpreti della musica italiana, e segnato da numerosi riconoscimenti come la vittoria a Sanremo Famosi nel 1992 e il premio “Demo Rai”.  “Ci Sarà Da Correre” è il titolo del suo album di debutto come solista, nel quale ha raccolto dieci brani nati a quattro mani con il padre, scomparso prematuramente nel 2013. Si tratta di un lavoro dal grande valore non solo artistico ma anche emotivo per la Castellari, la quale ha voluto proseguire il cammino cominciato accanto al padre, dando vita ad un disco dal profilo fortemente cantautorale, in controtendenza rispetto al mainstream della canzone d’autore italiana. L’ascolto svela brani semplici e mai banali, in cui temi come l’amore, la politica, e la cronaca si mescolano a spaccati riflessivi densi di poesia. Ad aprire il disco è “È Tutto Cielo” in cui la chitarra del papà Corrado avvolge un testo sull’importanza di sognare, anche se ciò che vogliamo non si realizza. Si prosegue prima con la trama pop di “Avere Fame Avere Sete” e poi con la title-track che affronta il tema della spettacolarizzazione dei fatti di cronaca. La malinconica ed introspettiva “Il Provinciale” ci introduce poi alla bella sequenza con “Progetto”, “Sacco a Pelo” e “Tempi Politici” che sfocia nella riuscita rilettura di “Wagon Lits”, scritta da Corrado Castellari con Cristiano Malgioglio nel 1978 ed interpretata originariamente da Ornella Vanoni. Una intensa versione de “Il Testamento di Tito” chiude quest’ottima opera prima che prelude ad un prosieguo certamente interessante per il percorso artistico di Melody Castellari.

Silversnake Michelle – Her Snakeness (Indipendent Artist, 2015)
“Her Snakeness” è questo il titolo del disco di debutto della torinese Micaela Battista, meglio nota come Silversnake Michelle, cantante formatasi tra lo studio della recitazione e del canto. Si tratta di un concept album sul tema del tempo che nel suo scorrere si confonde spesso allo spazio, riducendo le distanze rispetto al termine del nostro viaggio di vita. Composto da quattordici brani originali, il disco è stato realizzato con la collaborazione di Daniele Marchetti che ha curato gli arrangiamenti e con la partecipazione di Valentino Vitali alla batteria, Marcello De Toffoli alle tastiere ed Enrico Mamoli al basso. Ispirati dai sogni nei quali Silversnake Michelle si rifugia per cercare di fuggire dalla oscura realtà che la circonda, i brani svelano ora il suo approccio istintivo e freddo alla vita, ora quello più introspettivo, in una diallele in cui non riesce ad uscire dal suo scettiscismo e che la allontana dalla verità. In questo senso vale la pena sottolineare come sia privilegiato il linguaggio delle immagini piuttosto che la cura tecnico-musicale, e ciò si accompagna ad una sperimentazione continua con l’utilizzo metafore criptiche e di tempi dispari. A colpire in modo particolare sono brani come l’iniziale “Drops Of Time”, la ruvida “The Deep Green”, la straniante “Feet Of Nemesis”, ma soprattutto le atmosfere dark di “Garden of Jasmine”. “Her Snakeness” è, dunque, un disco mai banale che ci permette di scoprire tutte le potenzialità di Silversnake Michelle, e siamo certi che nel prossimo futuro riuscirà a metterle a fuoco sempre di più.

Dub All Sense – Bro (4Weed Records, 2015)
Nato nel 2008 da un’idea del producer Luigi 'Dubline' Telese, il collettivo Dub AllSense affonda le sue radici sonore nella lezione di Zion Train, Asian Dub Fundation e Massive Attack, ma anche in quella degli italiani Almamegretta, e propone un sound caratterizzato da una continua ricerca musicale e suggestioni mediterranee. Dopo il debutto nel 2009 con “Follow The Lion”, prodotto da Madaski e Paolo Baldini, il collettivo ha intrapreso un percorso di continua crescita artistica segnato dalla collaborazione con Neil Perch con il quale ha prodotto il loro secondo album “Goodbye Riot”, e culminato con l’esperienza londinese che ha fruttato l’ep “Rudebwoy Corporation”. A distanza di appena un anno da quest’ultimo Dub All Sense ha dato alle stampe “Bro”, album che segna la loro definitiva maturazione artistica ed allo stesso tempo un nuovo inizio con l’incontro tra storici collaboratori, nuovi singer e producer ed alcuni ospiti d’eccezione. Mixato e masterizzato da Neil Perchil disco raccoglie dodici brani in cui spiccano le partecipazioni di Mr.Williamz, Speng Bond, Marina P,  Zulù (99Posse), Treble Lu Professore, Luca (Polina), MrDill Lion Warriah, Mc Baco, Fikir Amlak, Fleck, Virtus & Janah Dan, Tadeo Man. Dal punto di vista sonoro il disco si presenta molto vari abbracciando le diverse sfumature dalla bass music con sperimentazioni in territori Ukstepper, digital ruba dub, echi profondi e ricercate strutture in chiave EDM, ipnotici ritmi dubstep, trip hop, sfacciata jungle.Come lascia intendere il titolo si tratta di un disco che ruota intorno al tema della fratellanza, che abbatte ogni frontiera sia essa mentale, sociale o geografica, un grido in musica contro il razzismo e l’indifferenza. Durante l’ascolto a colpire sono brani come l’iniziale “Babilonia” con protagoniste le voci di Zulù e Treble, la rabbia di “Dead Or Alive” in cui spicca l’intensa vocalità di Marina P., e l’inno per la libertà “Fallen Soldier” nella quale scopriamo la talentuosa Fikir Amlak. Se “Fyah Pon Dem” interpretata da Mc Baco è un atto di accusa contro chi si professa ancora oggi fascista, le successiva “Mr Dill Lion Warriah” e “Haffi Bun RMX” ci portano in territori dub/stepper e jungle tutti da ballare e che non sfigurerebbero affatto nelle dance hall londinesi. Il vertice del disco arriva verso il finale con “P’apparà” in cui spicca la voce di Luca dei Polina per questo canto di denuncia contro lo sfregio ambientale della Terra dei Fuochi. “Occupy the System” e “Brothers fight togheter” chiudono un disco serrato e vibrante come ci è capitato di sentire raramente negli ultimi periodi nella scena dub italiana.

Misero Spettacolo – Porci, Pecore e Pirati (Zeta Factory, 2015)
Progetto musicale nato intorno al cantautore Beppe Tranquillino, Misero Spettacolo è una realtà dal percorso artistico consolidato costellato da una intensa attività dal vivo, da due album e da diverse collaborazioni con il teatro, il cinema e la televisione. Il loro nuovo album “Porci, Pecore e Pirati”, è stato patrocinato dalla Fondazione Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini in quanto “opera interessante e originale per come fonde ironia e satira e critica della società edonistica dei consumi, con sincerità e vivacità”, e nasce da un’attenta rilettura e interpretazione semiotica del pensiero edelle opere pasoliniane. Composto da tredici brani originali, il disco offre un ritratto del nostro Paese, mescolando personaggi e storie ritratti con quell’ironia cinica e quella critica feroce che apparteneva a Pier Paolo Pasolini, alternando alla voce narrante ora il ceto plutocrate dominante, ora le vittime dell’edonismo consumistico. Dal punto di vista prettamente musicale, gli arrangiamenti si pongono sul versante folk-rock con lo sguardo spesso rivolto verso i suoni world e le musiche attuali. Durante l’ascolto spiccano le ironiche e pungenti “L’Italia dei Pensatori” e “Pressapochista”, ma anche “Canzone di Profilo”, ispirata a Carlo protagonista del romanzo “Il Petrolio”, o ancora la struggente “MWM”, tuttavia il vertice del disco arriva con la profonda riflessione di “PPP”.  Verso il finale colpiscono anche “Frignone” con il suo ritornello in romanesco e la poetica “L’uomo di foglie”, che compendia in modo molto efficace il senso di tutto il progetto. 

New Tella – Spoon (Autoprodotto, 2015)
Nato tra i carrugi di Genova nel 2010, il trio New Tella è attualmente formato dal bostoniano Max Hernandez (basso, voce), Pietro Binda (chitarra, voce) e Linda Giovinazzo (batteria), tre strumentisti accomunati dal desiderio di proporre un pop-rock dal taglio originale ma dalle radici ben piantate nella storia del rock che spazia dai Rolling Stones ai Clash dai Lovin’ Sponful ai Red Hot Chili Peppers fino a toccare The Police e Led Zeppelin. Dopo primi passi mossi al Bagoon, piccola sala prove del centro di Genova, il trio ha intrapreso una intensa attività live che li ha condotti alla realizzazione del loro album di debutto “Spoon”. Il disco raccoglie undici brani frizzanti ed originali caratterizzati da arrangiamenti dalle radici ben piantate nella storia del rock, un approccio stilistico ben sintetizzato nello slogan che li accompagna: “It’s the sameold story, but with a New Tella”. Si spazia dalla scanzonata “No Toilet Paper (In The Bathroom (yeah))”, che apre il disco, al tributo ai Rolling Stones di “She’s My Baby”, dalla potente “Daisies”, in cui spicca la chitarra di Binda, agli echi di Red Hot Chili Peppers e Wes Montgomery di “Grains Of Sand”, per giungere alla psichedelia di “Kaleidoscope” e la trascinante “Mary Don’t You Wanna”. Il vertice del disco arriva verso il finale con la ballata “Nicoteen” e il rock sporco di “Outside” che ci conducono verso il finale con “C’est La Vie (C’est la Merde)” e “Spinning Wheel”. “Spoon” è, dunque, un ottima opera prima e siamo certi che rappresenterà un eccellente punto di partenza per il futuro di questo interessante trio genovese.

Dogma – Sospesi (ET-Team, 2016)
I Dogma sono una band brit-rock nata nel 2013 a Chivasco (To), la quale dopo averi cambi di line-up ha trovato una sua stabilità nella attuale formazione che vede protagonisti Beniamino Cristiano alla voce, Armando Calabritto alla chitarra, Tony Scalise al basso, Andrea Ramondetti alla batteria e Jacopo Garimanno alla chitarra solista. Dopo un paio di anni di rodaggio dal vivo, la band piemontese giunge al suo disco di debutto con “Sospesi”, registrato tra Parma, Torino, Milano e gli Abby Road Studios di Londra, e nel quale hanno raccolto dieci brani originali composti per lo più da Cristiano e prodotti da Ettore Diliberto. Se dal punto di vista musicale il disco vede l’incontro tra il classic rock di matrice inglese e un originale approccio melodico, da quello concettuale la tematica del disco è ben racchiusa dal titolo, come spiegano loro stessi nella presentazione: “Crediamo che chi insegua un sogno, conduca una vita appunto “sospesa” dalla realtà per alcuni versi, e poi perché le nostre canzoni, anche se parlano d’amore, non hanno mai una conclusione certa…lasciamo la situazione appunto in sospeso, in modo da far immaginare il finale a chi ci ascolta”. Durante l’ascolto a spiccare sono brani come “Forse No” sull’importanza dei ricordi, “Inconsapevole” in cui cantano dell’irrazionalità dell’amore e “Strade Su Strade” che rappresenta uno dei vertici dell’album. In buona sostanza il rock cantato in italiano dei Dogma si rivela gustoso e mai banale, segno evidente di una ispirazione vitale e di solide basi artistiche.



Salvatore Esposito

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