CiumaFina – Pastrocchio (Nutrad, 2016)

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Per fortuna, c’è in Italia chi fa musica nutrad non solo con cognizione di causa ma anche con una forte dose di ironia, a cominciare dal titolo del disco – il che non guasta, vista la tendenza italica a prendersi troppo sul serio – e considerato, peraltro, che ci sono ancora in giro soloni del folk che pensano non sia legittimo comporre musica ispirata alla danza tradizionale, ma fatta soprattutto per l’ascolto. Ora “pastrocchio”, derivato dalla voce veneta ‘pastrocio’, ossia pasticcio, è sinonimo di miscuglio, ma anche di confusione. Mettendo insieme un organetto diatonico (un 4 file a 18 bassi) e una nyckelharpa (la viola d’amore a chiavi), strumenti che non sono soliti accostarsi, il rischio che l’intruglio non sortisse l’effetto desiderato ci poteva stare. Per contro la musica ‘Swetalian’ – come l’hanno definita il romagnolo Stefano “Ciuma” Delvecchio e la svedese della Västmanland Josefina Paulsen – scorre felicemente fluida senza effetti collaterali. Anzi, va gustata con attenzione e partecipazione. Poteva non essere così, visti i due musicisti all’opera? Ciuma è l’organettista dei Bevano Est, formazione nota per la ricomposizione raffinata ed eclettica del patrimonio tradizionale, ma propensa a valicare i confini, artefici anche di colonne sonore; lui stesso è un musicista creativo di formazione non prettamente popolare, nonché didatta alla Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli. 
La Paulson, formatasi nella tradizione musicale della regione dello Uppland, è cantante e strumentista (nickelharpa e kontrabasharpa) e nel 2008 ha ricevuto il titolo di ”riksspelman” (musicista folk nazionale). Il lavoro si fa apprezzare per gli incastri timbrici, per il felice interplay, per la capacità di sviluppare temi che evocano paesaggi, dipingono ritratti musicali (come il magnifico “Den gamle”) o ci fanno volare lontano, chiudendo gli occhi (“Ad occ cius”, per l’appunto). Ancora rileggono repertori popolari, passando con naturalezza dai balli dell’Appennino bolognese provenienti dal repertorio del violinista Melchiade Benni alle danze degli omologhi svedesi Gustaf Wallin e August Bohlin, dal brano di un campanaro del Västmanland a una ninna nanna composta da Paulson. Valzer, polska, galop e gighe si intrecciano in un musicare libero ed ispirato, tanto che una polska settecentesca può assumere accenti sardi (“Polska efter Strutz”) o un canto tradizionale svedese può incontrare un testo romagnolo e una melodia popolare albanese (“Lilla fågel & te gezojme se erdh pranvera”). Quello di CiumaFina è un dialogo delicato ma incisivo che procede all’insegna di toni chiaroscurali, umanità e bellezza, ben espressi in “Stigar” di Josefina o nella conclusiva “Meeting point”, che è «un’improvvisazione che lentamente si sviluppa in un tema, per incontrarsi, respirare insieme ed essere vivi attraverso la musica»: più chiaro di così… Un album eccellente di folk contemporaneo, crocevia di storie musicali diverse, ma animato da una comune sensibilità. Info sul sito www.nutrad.se


Ciro De Rosa

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