Eva Salina - Lema Lema: Eva Salina Sings Šaban Bajramović (VogitOn Records, 2016)

Nata a Santa Cruz, California ma attualmente di base a New York, Eva Salina è una talentuosa cantante innamorata della musica balcanica, appresa sin da bambina dopo essersi appassionata alla tradizione yiddish, come racconta lei stessa: “Mi sono sempre interessata ad altre culture, e quando avevo sette anni qualcuno mi diede un nastro con alcune canzoni yiddish, e le imparai da sola tutte. I miei genitori, nel loro desiderio di incoraggiare questa mia passione, cercarono qualcuno che potesse insegnarmi i canti yiddish. Incontrai così una giovane donna crescita alle Hawaii ma anche aveva cantato musica balcanica per quindici anni”. Da quel momento la cantante californiana ha intrapreso un lungo percorso di studi al fianco dei più importanti musicisti dell’Est Europeo, attraversando le tradizioni di Albania, Bulgaria, Grecia, Macedonia, Serbia, Turchia, fino a quella del popolo Rom, per giungere anche alla laurea in Etnomusicologia conseguita presso la University of California, Los Angeles. La sua voce intensa e duttile l’ha condotta, così, a diventare una delle più apprezzate interpreti di musica balcanica negli Stati Uniti, nonché a raccogliere una lunga serie di collaborazioni con Slavic Soul Party!, Which Way East, Kadife, Veveritse, Choban Elektrik, Seido Salifoski’’s Romski Boji, Édessa, Tzvetanka Varimezova, KITKA e la band balkan italiana Opa Cupa, guidata da Cesare Dell’Anna. Attualmente, Eva Salina si divide tra la sua attività didattica come insegnante di canto e i concerti come solista ed in duo con Peter Stan, ma soprattutto ha voluto coronare il suo articolato percorso artistico, debuttando con un disco a proprio nome. E’ nato, così, “Lema Lema: Eva Salina Sings Šaban Bajramović”, disco che omaggia una delle grandi leggende della tradizione musicale romanì, la cui parabola artistica raggiunse il vertice tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta ma le cui canzoni risuonano ancora oggi in tutto il mondo nelle comunità Rom. Proprio in una di queste, a New York, Eva Salina è entrata in contatto con lo straordinario repertorio di Bajramović, rimanendone profondamente affascinata, tanto da volerlo rileggere in chiave moderna in questa sua opera prima. Prodotto dalla stessa cantante californiana e registrato tra Brooklyn, Woodstock e la Serbia, il disco vede la partecipazione di un folto gruppo di alcuni tra i migliori strumentisti della scena jazz e world newyorkese, tra cui amici di lunga data come il fisarmonicista Peter Stan, Frank London dei Kletzmatics ai fiati, il chitarrista Brandon Seabrook, il percussionista indiano Deep Singh e i polistrumentisti Ron Caswell e Patrick Farrell. Non mancano anche numerosi musicisti balcanici tra cui vale la pena citare, il famoso trombettista romanì Ekrem Mamutović che la Salina ha raggiunto a Pavlovac in Serbia. Il risultato è un lavoro esemplare di tradizione in movimento che dona nuova luce al repertorio di Bajramović costruendo un ponte ideale tra passato, presente e futuro, che conduce le fanfare balcaniche a mescolarsi con i suoni urbani di New York. Le note distorte provenienti da un vecchio 78 giri ci schiudono le porte del disco con la trascinante festa di “Akaja Rat” nella quale la voce di Eva Salina è incorniciata dal dialogo tra ottoni, organo, percussioni ed elettronica. Il ritmo si mantiene sostenuto con il 9/8 “Boza Limunada” con il basso synth e la chitarra a tracciare la linea melodica in chiave quasi punk-rock su cui si inserisce la fisarmonica di Peter Stan che ritroviamo protagonista anche nella successiva “Djelo Djelo”. La sofferta “Jek Jek Desujek” ci conduce dritto prima ai ritmi da dance hall della title track e poi alla più sperimentale “Koj Si Gola Roma” in cui i suoni balcani incrociano i ritmi in levare del reggae. La splendida “O Zvonija Marena” ci porta con la sua poesia verso il finale con la divertente “Pijanica” e “I Barval Pudela” che suggellano un disco da ascoltare con grande attenzione per cogliere tutto il talento di Eva Salina, e la potenza ritmica e melodica del suo ensemble. 



Salvatore Esposito

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