Il de Martino. Rivista dell’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario, n. 25, 2015, Euro 15,00, pp. 208

Pubblicato in concomitanza con le celebrazioni dei cinquant’anni di attività dell’Istituto Ernesto de Martino, il numero 25 della sua rivista “Il de Martino”, festeggia questo importante traguardo non rievocando o autoglorificando la sua storia (ben nota anche grazie al prezioso “Una Storia Cantata” di Cesare Bermani) attraverso ricordi o testimonianze, ma piuttosto proponendo alcuni contributi in grado di documentarne il lavoro effettuato sul campo in questo lungo periodo. Attraversando momenti di fervente operatività e passaggi densi di difficoltà, questa storica istituzione italiana è stata testimone dei cambiamenti sociali e politici del paese, documentando gli ultimi esempi della vita e della cultura contadina, il boom industriale e il suo lento declino verso la globalizzazione e l’epoca post-industriale. In questo contesto si è inserito quel fondamentale “lavoro culturale di classe” fatto di studi, approfondimenti, spettacoli ed incisioni discografiche che hanno contributito in maniera determinante non solo ad una analisi attenta della contemporaneità, ma anche a segnare il passo nell’innovazione degli studi storico-antropologici nel nostro paese. Curato da Cesare Bermani e Filippo Colombare, questo nuovo numero, recante come sottotitolo eloquente “Gli uomini, le opere, i giorni. Un laboratorio sul mondo oppresso e antagonista”, si apre con un lavoro realizzato nel 1968 dalla Lega di Cultura di Piadena dal titolo “1915: adesso andiamo ad ammazzare i fratelli” e nel quale sono raccolte le interviste effettuate da Giuseppe Morandi a tre militanti politici riguardo alla Prima Guerra Mondiale e al dopoguerra caratterizzato dalla dittatura fascista. Del 1975 è il lavoro di Maria Luisa Betri e Mimmo Boninelli che documenta la vertenza della Filati Lastex di Bergamo, condotta dal novembre del 1974 al luglio dell’anno successivo, e che accompagnava un microsolco uscito nella collana “Strumenti di Lavoro/Archivi sonori”. Curato dall’Istituto Ernesto de Martino e prodotto dalle Edizioni Bella Ciao, il disco raccoglieva le registrazioni sul campo di Mimmo Boninelli, Giuliana Bertacchi, Cesare Bermani, Luisa Betri, Franco Coggiola, Carlo Leidi, con le voci e i suoni della vittoriosa lotta degli operai bresciani (E’ possibile ascoltare il disco online su archive.org). 
Agli anni settanta risale anche il contributo “Un quartiere popolare” del Circolo Gianni Bosio che ci porta a Roma a San Lorenzo, descrivendoci gli aspetti metodologici della ricerca sul campo con le interviste agli anziani ed ai giovani sul passato, presente e futuro del quartiere. Si tratta di una riflessione profonda sui mutamenti del tessuto cittadino che perdeva la sua fisionomia popolare per diventare la zona degli universitari data la presenza di numerose facoltà nelle vicinanze. Non manca un prezioso inserto fotografico di Clara Longhini che nel 1973 ritrasse alcuni personaggi e lavori a Zaccheo (Catellalto), la processione di San Donato a Castiglione Messer Raimondo e la Festa della Madonna del Rosario a Tollo. All’apparato iconografico della Longhini si ricollega il prezioso saggio inedito “Il paese di San Domenico. Aspetti della religiosità popolare in Abruzzo” di Cesare Bermani, frutto di una ricerca condotta tra il 1964 e il 1978 per la quale era stata pensata la pubblicazione di un disco, rimasto purtroppo inedito a causa della sopraggiunta crisi economica dell’Istituto. A trentacinque anni di distanza questo disco vede finalmente la luce, in allegato a questo numero, in formato ampliato a ben settantasette minuti, rispetto ai quarantaquattro dell’originale inedito, ed accompagnato da un testo di approfondimento con le trascrizioni delle registrazioni e dei testi dei vari canti. Partendo dall’interesse per il canto religioso non liturgico, la ricerca offre un importante esempio metodologico all’approccio dello studio del mondo popolare. Il n.25 de “Il de Martino” è, dunque, un altro tassello importante che cristallizza il monumentale lavoro dell’Istituto nei suoi cinquant’anni di attività, e celebrando degnamente anche il ventennale dalla morte di Franco Coggliola, che ne fu lo storico direttore. 

Salvatore Esposito

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