Steve Hackett – Wolflight (InsideOut Music, 2015)

So quello che state pensando: come mai, direte voi, una recensione di un campione del progressive rock in una fanzine prettamente folk? Del resto il cd in questione è un perfetto album prog, ispirato a vampiri e lupi mannari, con un branco dei suddetti in copertina in compagnia dell'ex Genesis e di una luna piena regolamentare in questi casi. Dov'è il trucco? Nessun trucco: semplicemente ritengo che il prog rock in sé contenga numerosi (vistosi, in qualche caso) elementi presi in prestito dal folk, se non addirittura dalla tradizione popolare, e questo album non fa eccezione. Gli arpeggi ora classici alla Amazing Blondel (“Eartshine”) ora vagamente flamenco della classica di Hackett , le dodici corde che ben conosciamo dal repertorio Genesis fino ad oggi (“Loving Sea”, dotata anche di atmosfere vocali di marca CSN), alcune introduzioni affidate ad archi orientali allo scopo di creare atmosfere più o meno spettrali visto il tema dell'album ( “Corycian Fire”) non possono che ricondurre a tutto il mondo world music. E allora forse vale la pena segnalare anche quest'album, un bell'album prog rock, creato da un signor musicista che alla bella età di 64 anni non si risparmia e crea un lavoro tosto, impegnato ed impegnativo, ricco di particolari raffinatissimi ed interessanti, basato su di un tema intrigante, forse a tratti eccessivamente ridondante, ma del resto è un album progressive...in ogni caso un ottimo lavoro, anche solo per averci ricordato una delle mille e più maniere in cui si può rielaborare la materia folk, o alcuni elementi della stessa, a noi tanto cara. 


Massimo Giuntini
Nuova Vecchia